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Beko, coro di “no” all’ennesima crisi del comprensorio

Non c’è pace per il comprensorio. Nemmeno il tempo di approfondire il caso delle Cartiere che arriva la doccia fredda di Beko Europe con ben 66 esuberi nello stabilimento storico di Melano-Marischio e circa 300 nel settore impiegatizio presso gli uffici di Fabriano compresa l’unità Ricerca e Sviluppo che dovrebbe essere chiusa. Un coro di no unanime dopo la presentazione del piano industriale da parte della newco controllata al 75% dai turchi di Arcelik e al 25% dagli americani di Whirlpool. Ieri è stata la giornata delle assemblee nelle fabbriche. Tante le reazioni. Dall’opposizione, il consigliere comunale Roberto Sorci, ex sindaco, attacca: «La situazione è difficilissima. Beko riporta la produzione nella propria terra, in zone più convenienti per loro. L’Italia paga il costo del lavoro elevato e la mancanza di una politica industriale di respiro. Il settore dell’elettrodomestico non è strategico secondo i Governi italiani. Ricordiamoci – tuona Sorci – il caso Indesit, circa dieci anni fa: è stata la morte dell’elettrodomestico in Italia con la vendita a Whirlpool. Nel 2015 il Consiglio regionale applaudì per la vendita di Indesit… Ora la debolezza dell’Italia rende tutto più difficile e trovare soluzione è quasi impossibile». Danilo Silvi, Fratelli d’Italia, spiega: «Dobbiamo tutelare l’occupazione per evitare nuova disoccupazione per il nostro territorio già in crisi. Il Governo faccia il possibile, l’azienda ci ripensi». Dalla maggioranza consiliare, Paolo Paladini, Partito Democratico: «L’annuncio del ridimensionamento delle attività produttive di Beko è una notizia devastante. Chiusure che colpirebbero aree interne già fortemente penalizzate da una continua e progressiva carenza di servizi e da un preoccupante spopolamento. Le istituzioni pubbliche, a tutti i livelli, devono stare vicine ai lavoratori che rischiano di perdere non sono un salario sicuro per sé e le proprie famiglie, ma anche la propria dignità». Sulla vicenda prendono posizione anche due sindaci. Per David Grillini, primo cittadino di Cerreto d’Esi «è l’ennesima catastrofe che si abbatte sul nostro territorio già ridotto ai minimi termini». Dichiara Grillini: «Il piano industriale proposto va totalmente rigettato. Il Ministero e il Governo intervengano a sostegno delle aree interne che rischiano una depressione perenne. Quello che possiamo fare è mostrarci uniti, creare un blocco forte e rumoroso. E’ opportuno ritrovare un senso di comunità ormai quasi disperso facendo scendere in campo anche le parti non direttamente coinvolte: il territorio siamo tutti noi». Da Torino dove sta partecipando all’assemblea Anci, Maurizio Greci, sindaco di Sassoferrato, dice: «E’ un’ulteriore crisi che rischia di mettere ancora di più in ginocchio un intero territorio andando ad aggiungere una nuova grave crisi dopo il comparto carta. Dovranno essere messe in campo tutti le energie e sinergie istituzionali per scongiurare questa ennesima ferita ad un comprensorio – conclude Greci – che tanto ha dato negli anni alla regione ed alla nazione. Adesso non possiamo essere lasciati soli ad affrontare problematiche così impattanti anche a livello sociale».

Marco Antonini