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SABATO IL PREMIO BARTOLO DA SASSOFERRATO PER LE SCIENZE GIURIDICHE E POLITICO-SOCIALI

Sassoferrato – Sabato 22 Giugno, alle ore 16.30, si terrà a Sassoferrato, nella Chiesa di San Francesco, in Piazza San Francesco 1, la cerimonia conclusiva della II edizione del Premio “Bartolo da Sassoferrato” per le Scienze giuridiche e politico-sociali. Bartolo, come lui stesso ricorda con riconoscenza, apprese qui, nella Chiesa di San Francesco, alla scuola di fra’ Pietro d’Assisi, le prime nozioni giuridiche che lo porteranno poi a frequentare l’Università di Perugia che, da quest’anno, in suo onore, promuove annualmente il “Bartolo d’oro”, riconoscimento dello Studium Perusinum ai laureati che hanno conseguito notevoli successi professionali.

Il 3 Luglio 2013, in occasione del settimo centenario della nascita del grande giurista, venne apposta una lapide. a fianco della facciata della Chiesa, che recita così: “Qui, alla scuola di fra’ Pietro d’Assisi / Bartolo / mirabile assertore / di concordi leggi fra popoli / iniziò il luminoso cammino / verso le somme vette / del sapere giuridico”. Il Premio bartoliano, promosso dall’Istituto internazionale di Studi Piceni “Bartolo da Sassoferrato”, in collaborazione con il Comune di Sassoferrato, si avvale dell’alto Patrocinio del Ministero della Cultura e del Patrocinio degli Atenei di Bari Aldo Moro, Camerino, Firenze, Macerata, Padova, Palermo, Perugia, Pisa, Politecnica delle Marche, Perugia, Urbino.

Intanto è stato pubblicato il primo Quaderno di “Studi bartoliani” in cui sono raccolti, insieme con l’Omaggio a Bartolo di Elena Pasquini, tutti i materiali della I edizione del Premio “Bartolo da Sassoferrato”, con le motivazioni, il repertorio fotografico, l’intervento di Arianna Liuti e la lectio magistralis di Jean-Louis Halperin, Mos italicus e mos gallicus.

PREMIATI E MOTIVAZIONI
Franco Todescan, Tommaso Greco e Stefano Malpassi sono i premiati, scelti da un’autorevole Giuria, presieduta da Luigi Lacchè e di cui fanno parte, in qualità di Membri: Galliano Crinella (direttore del Premio), Anna Maria Lazzarino Del Grosso, Beatrice Pasciuta, Diego Quaglioni, Giuseppe Severini, Ferdinando Treggiari. Nell’occasione, dopo il conferimento del Premio, si potranno ascoltare due importanti interventi, su problematiche di viva attualità: “Crisi ecologica e diritto naturale” (Todescan) e “La pace come principio” (Greco).

Sezione I – Franco Todescan
Il Premio è conferito, all’unanimità, al Professor Franco Todescan per l’opera in due volumi Auctoritas non veritas facit legem. Variazioni sinfoniche su giusnaturalismo e volontarismo giuridico, Milano, Wolters Kluwer – Cedam, 2023. Si vuole in tal modo onorare il Professor Todescan, limpida e prestigiosa figura di studioso, a lungo operante nell’Università italiana e in special modo in quella di Padova, dove ha anche ricoperto le cariche di Preside delle Facoltà di Giurisprudenza e di Scienze Politiche. L’opera premiata, un’ampia silloge di studi di grande importanza sul giusnaturalismo moderno e sui suoi principali esponenti, rappresenta un momento esemplare della vasta produzione scientifica del Professor Todescan, frutto della sua attività in un vasto campo in cui la filosofia del diritto si accompagna costantemente alla storia del pensiero giuridico e politico.

Sezione II – Stefano Malpassi
Il Premio è conferito, all’unanimità, al Dott. Stefano Malpassi per il volume dal titolo: La «democrazia economica americana». Alla ricerca di un ordine giuridico del mercato, tra cultura individualistica e tentazioni corporativistiche (1919-1939), Milano, Giuffrè F. Lefebvre, 2022. Si tratta di un libro, frutto di una brillante tesi di dottorato, che ricostruisce nella prospettiva storico – giuridica, in forma ampia e originale, il problema delle profonde trasformazioni del rapporto tra diritto ed economia nella fase della crisi mondiale degli anni Venti e del New Deal del Presidente americano Franklin Delano Roosevelt.

Sezione III – Tommaso Greco
Nella Sezione Pensare la pace, di nuova istituzione, il Premio è conferito a Tommaso Greco, professore ordinario di filosofia del diritto nell’Università di Pisa, autore di moltissimi volumi e saggi, tra i quali alcuni, eccellenti, sul tema della giustizia e della pace. In particolare, nel recente volume su Simone Weil e nelle curatele dei volumi di Norberto Bobbio, Greco si fa sostenitore di un pacifismo giuridico-istituzionale che trova un solido fondamento nel saggio kantiano sulla pace perpetua e nelle teorie di Hans Kelsen. E che, ad un tempo, nasce dalla convinzione che il diritto sia, essenzialmente, un ordinamento per la promozione della pace, e per limitare e ‘governare’ l’uso della forza con appositi meccanismi istituzionali, senza arrendersi al suo inesorabile e incontrollato dominio.

PERCHÉ LA CERIMONIA CONCLUSIVA A SAN FRANCESCO

Perché, come indicato nella lapide, la prima formazione di Bartolo si ebbe proprio qui e fu proprio frà Pietro d’Assisi il primo fortunato maestro di colui che poi dovette far meravigliare il mondo per la sua vastissima e profonda dottrina. E Bartolo riservò sempre un’affettuosa venerazione per il francescano che poi, a Venezia, fondò un provvidenziale Istituto per i trovatelli con il nome di frà Pietro della Pietà. Bartolo sostenne e difese, con la sua autorità, moltissime questioni dell’Ordine francescano, dedicandogli il Tractatus Minoricarum, dedicato all’inquadramento teorico-pratico della capacità dei Frati Minori di ricevere beni per via di successione testamentaria.
Bartolo volle che si chiamasse Francesco uno dei suoi figli, a testimoniare il suo amore per il Santo di Assisi, che tuttavia ebbe prova inconfutabile nel suo Testamento, tutto pervaso di pensiero e sentimento francescano. Il Testamento porta la data del 14 Maggio 1356, pochi mesi prima della sua morte prematura. E nessun luogo poteva essere più adatto all’atto solenne che il Convento dei Francescani di Perugia. E lì appunto volle raccogliersi, nel desiderio che le sue ultime disposizioni fossero innanzitutto note a sette frati minori, che volle come testimoni. Dispose che il suo corpo posasse in lugo francescano: la Chiesa di San Francesco di Perugia, se il sommo giurista fosse morte in quella città o a 30 migliaia di distanza, altrimenti la Chiesa di San Francesco di Sassoferrato, qualora fosse deceduto qui.
Non solo, ma per adornare l’una e l’altra di queste due Chiese, assegnò a ciascuna la somma di 25 libbre di denari perugini. Ugualmente volle che, oltre ad una rilevante somma da distribuire tra i poveri di Perugia in suffragio dell’anima sua, un’altra di 10 libbre di denari perugini fosse assegnata all’Ospedale di San Francesco di quella sua città di adozione. Poteva dimostrare più apertamente ed efficacemente il suo spirito francescano? E proprio al centro della Chiesa di San Francesco di Perugia, in una modestissima tomba sotto il pavimento, chiusa da una pietra di marmo che reca una semplicissima incisione, fu deposto dopo che la morte lo rapì a soli 43 anni di vita, quando poteva ancora dare altri ricchissimi frutti del suo straordinario ingegno giuridico ed intellettuale.
Credo, come scriveva Mons. Giuseppe Franciolini nel 1926, in un bell’opuscolo di “Onoranze francescane in Sassoferrato”, che “ogni volta che passiamo davanti alla bella Chiesa di San Francesco lo ricordiamo commossi, e quasi un senso di nostalgico rincrescimento ci invade, perché l’avremmo voluto qui, vicino a noi, nel tempio che conserva così belle e pie tradizioni dei padri nostri, per onorarne la tomba con grande affetto”.

Comunicato stampa