Sanità, Sindaco Ghergo: Testo Integrale dell’intervento al consiglio comunale sulla sanità

Quello di oggi vuole essere un incontro costruttivo, non una vetrina per spot elettorali, non una vuota sequela di rivendicazioni da una parte e di promesse dall’altra, ma una richiesta di doverosa attenzione, una presa di coscienza di quali siano i problemi reali di questo territorio in materia sanitaria, quali le risposte e quali gli impegni per la loro risoluzione. Ciascuno secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità. Con la finalità di vedere garantito anche in questi territori il diritto alla salute, costituzionalmente riconosciuto art. 32, dei bambini, adulti e anziani, che vivono nell’area interna delle Marche, di cui Fabriano è capofila.
Quando abbiamo lanciato pubblicamente il nostro appello perché sia finalmente affrontata la situazione della sanità del nostro territorio e dell’Ospedale “Engles Profili” non lo abbiamo fatto a cuor leggero.
Quando un Sindaco, che assolve la funzione di Autorità sanitaria locale, arriva alla denuncia pubblica rispetto ad una questione che riguarda da vicino la comunità che amministra, è perché i problemi che i cittadini vivono e gli sottopongono quotidianamente, sono dei problemi gravi e che non possono più essere rinviati.
E la situazione del nostro ospedale, della sanità territoriale, della sanità nelle aree interne di questa regione è grave.
Esiste un problema di crisi del sistema sanitario a livello nazionale, un problema sanità che ha una dimensione regionale, e un problema sanità che riguarda le aree interne e il distretto fabrianese in particolare.
1. Nazionale
Il sistema sanitario avrebbe dovuto essere al centro delle politiche pubbliche dopo l’esperienza della pandemia. Invece siamo arrivati al livello più basso del finanziamento del servizio sanitario pubblico nazionale in rapporto al PIL, al punto che nell’ultima relazione la Corte dei Conti dice che la nostra spesa pro-capite è inferiore del 53% rispetto a quella della Germania e del 42% rispetto alla Francia. Rispetto al 6,7% degli anni 2022 e 2023 – nel 2025 spenderemo per la sanità ancora meno, il 6,2%.
È di questi giorni il grido d’allarme lanciato con un appello da 14 tra i più importanti scienziati italiani, tra i quali il premio Nobel Giorgio Parisi, il farmacologo Silvio Garattini che sabato 13 sarà a Fabriano.
Questa contrazione di risorse destinate alla sanità, decisa dal Governo nazionale, ha comportato per la nostra regione un taglio di 105 milioni di euro in tre anni a dimostrazione della dubbia efficacia della filiera istituzionale Governo-Regione.
Anche a seguito di ciò, nel bilancio di previsione 2024 della Regione Marche sono stati previsti tagli alla sanità regionale per 148 milioni, di cui 36 all’AST Ancona, la più penalizzata.
Ci preoccupano anche quelli che saranno gli effetti possibili dell’Autonomia differenziata, che – senza l’esatta definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni e il loro adeguato finanziamento – non potrà che amplificare le disuguaglianze a discapito delle aree più deboli del Paese, e le aree interne sono tra queste.

2. Regionale
Le Marche rappresentano appieno questo contesto nazionale in cui la sanità pubblica non viene posta al centro degli obiettivi di sviluppo e soffre per carenza di risorse, di personale, di spazi.
E, allora, ecco gli incubi dei cittadini marchigiani: l’incubo delle liste di attesa, esami impossibili da fare per liste chiuse.
Secondo il rapporto 2023 dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), le Marche si collocano in fondo alla classifica nazionale per diagnosi, visite e laboratori, cioè per le prestazioni specialistiche ambulatoriali, con un -12% di prestazioni rispetto a quelle erogate nel 2022.
Gli effetti che questa gestione produce sono due:
1. La mobilità passiva: i cittadini si rivolgono a strutture sanitarie di altre regioni, soprattutto l’Emilia Romagna e la Lombardia, impoverendo così le risorse economiche della nostra Regione a vantaggio di altre più virtuose. Ed in questo modo dalle casse del sistema sanitario regionale vengono drenate risorse che invece potrebbero essere utilizzate per investimenti nella sanità.

2. Un maggior ricorso alla sanità privata da parte dei cittadini. Di quei cittadini che se lo possono permettere.
Il settore della sanità privata è in crescita esponenziale, ma non supporta il sistema sanitario nei servizi che salvano la vita (quelli ospedalieri), mentre si espande nell’offerta sanitaria di routine (visite specialistiche, diagnostica, piccola chirurgia). E in questo modo non contribuisce a risolvere i problemi strutturali della sanità.
Curarsi diventa così un bene di lusso, non più un diritto universale, uguale e pubblico.
Molte famiglie rinunciano a curarsi. Più di un terzo degli anziani getta la spugna.
L’effetto del ricorso alla sanità privata è l’impoverimento dei cittadini.
È notizia di questi giorni che la nostra regione, le Marche, è la seconda regione d’Italia per richieste di prestiti personali per pagare le cure mediche; l’indebitamento finanziario è in aumento e riguarda soprattutto i giovani adulti, i quarantenni.
Sono indebitamenti che servono a sopperire la carenza di servizi sanitari che dovrebbero essere invece garantiti dallo Stato. E che sono, quindi, particolarmente ingiusti e iniqui.
La situazione in cui versa il nostro servizio sanitario regionale ha fatto dichiarare al collegio dei revisori dei conti nel parere al bilancio regionale di previsione 2024/2026 che, “i dati non tollerabili delle liste di attesa portano a pensare che la sanità marchigiana, tutt’altro che universale, sia per pochi privilegiati”. Non un organismo politico e di parte, ma un organismo terzo e imparziale, ha messo nero su bianco una dichiarazione di totale discredito nei confronti della gestione della sanità regionale, che dovrebbe invece tutelare il diritto alla salute in modo universale e imparziale.
Io vorrei, Assessore Saltamartini, che lei rendesse conto ai cittadini di questo modo fallimentare di gestire la sanità della nostra regione.

3. La sanità del distretto fabrianese
3.1 Distretto di 90.000 cittadini
Quando di parla di aree interne bisogna avere un approccio e una impostazione diversi: nelle aree interne non si può ragionare considerando solo gli abitanti di ogni città, ma bisogna considerare gli abitanti per distretto. Questo perché, mentre sulla costa i servizi sono collocati nelle varie città, a pochissima distanza l’una dall’altra, e quindi vengono fruiti dai residenti di ciascuna città, nelle aree interne, essendo i servizi solitamente carenti e dislocati nelle città più grandi e a maggiore distanza, gli abitanti sono molto più mobili rispetto al luogo di residenza, che è spesso un piccolo borgo o una frazione, e si spostano per cercare nella città più vicina e più servita quei servizi che non hanno a disposizione dove vivono. Tanto più cresce in termini di servizi la città capofila del territorio, tanto più ne beneficiano i piccoli Comuni limitrofi che appartengono allo stesso distretto.
Allora, quando si parla di Fabriano, si deve considerare come non ci si possa fermare ai soli residenti della città o delle sue frazioni, in quello che comunque è il territorio più esteso delle Marche e uno dei più estesi d’Italia. Quando si parla di aree interne bisogna affrontare le questioni con un approccio che tenga conto dei numeri, in termini di popolazione, di un intero territorio. Il bacino di utenza sanitaria di Fabriano è di circa 90.000 utenti, 90.000 potenziali pazienti, posti a cavallo di 3 province (Ancona, Macerata, Pesaro-Urbino) e 2 regioni (Marche, Umbria).
Fabriano non è solo una città, Fabriano è un distretto, un’area che ricomprende Comuni più piccoli, privi di servizi, che vi fanno riferimento. E lo faranno sempre di più con le nuove infrastrutture stradali che sono in fase di costruzione o di completamento.
Fabriano è quella che abbiamo chiamato la Città Appenninica. Ossia una grande area interregionale che comprende 35 Comuni, che vive le problematiche delle aree interne (calo demografico e carenza di servizi adeguati), ma che delle aree interne ha anche i punti di forza, incluse grandi opportunità in termini di mobilità passiva, e quindi in termini di attrazione di risorse economiche da altre regioni.
Quella dell’organizzazione dei servizi, in particolare di quelli sanitari e sociosanitari nei territori interni è una questione essenziale per la sopravvivenza di queste aree. Soprattutto considerando la scarsità di risorse economiche a disposizione.
È, allora, necessario che la politica si interroghi sulla gestione di queste aree e dia una linea di indirizzo. Se davvero vogliamo valorizzare le aree interne contrastando lo spopolamento e il calo demografico, pensiamo che sia funzionale erogare risorse ad ogni piccolo centro, così da dare tutto a tutti per finire poi per non dare niente a nessuno? O pensiamo, invece, di concentrare le risorse in modo funzionale per cercare di garantire e migliorare i servizi e, quindi, anche i diritti di cittadinanza nelle aree interne e montane?
La prima ipotesi è assolutamente perdente per le aree interne, perché erogare a pioggia poche risorse non risolve il problema della qualità dei servizi; la seconda, quella della concentrazione di risorse in modo funzionale garantisce, invece, di non compromettere i servizi fondamentali nei rari centri che per popolosità e capacità di servire ampi territori limitrofi già svolgono questa funzione.
Questa città ha fatto in passato una scelta che l’ha preservata dal destino che ha riguardato altri centri dell’entroterra. Un destino che non è scongiurato per sempre. La scelta, testarda e controcorrente, dell’industrializzazione tra le montagne, che ha consentito a Fabriano di diventare la città capofila di un importante distretto produttivo e di un’area pedemontana che cerca di resistere facendo impresa. Ciò le ha consentito un proprio sviluppo, ma anche di svolgere una funzione di servizio per un ampio territorio, una funzione che oggi l’avanzamento infrastrutturale in corso può favorire ulteriormente, ma ciò richiede che si ponga uno stop al progressivo impoverimento dei servizi e che, anzi, questi vengano implementati e qualificati. Tra i servizi, il principale è quello sanitario. E la direzione che ha assunto il governo regionale ad oggi non sembra aver avuto a cuore la sua salvaguardia nel distretto fabrianese.

3.2 Ospedale di eccellenza
L’ospedale ‘Engles Profili’ di Fabriano è l’unico ospedale Dea di primo livello delle aree interne. Rappresenta un’eccellenza della sanità delle Marche per qualità dei Primari, del personale medico e infermieristico. In una regione dove la sanità, come abbiamo visto, vive il problema della mobilità passiva, i reparti del Profili attraggono pazienti, e quindi risorse, anche da altre regioni con tassi altissimi, soprattutto se confrontati con ospedali di centri più grandi come Senigallia o Jesi: Ortopedia 17,20%, Riabilitazione funzionale 12,60%, Oculistica 10,40%, Odontostomatologia 9,90%, Urologia 6,60%, Otorinolaringoiatria 6%, Cardiologia 5%, Chirurgia generale 4,20%, Rianimazione 5,90% (vedi: Piano socio-sanitario regionale).
Fabriano supera il tasso di attrattività di pazienti da fuori regione oltre la soglia del 5% con 8 reparti, Jesi con 4, Senigallia con 2 reparti.
Fabriano rispetto a Jesi ha un maggior numero di ricoveri nei reparti di Cardiologia, Chirurgia, Oculistica, Oncologia, Otorinolaringoiatria, Rieducazione funzionale e Utic. Lo stesso rispetto all’ospedale di Senigallia, che ha dati simili solo per chirurgia.
Così come i numeri del Pronto soccorso di Fabriano superano quelli di Jesi e quelli del reparto di Medicina sono altissimi, considerato il poco personale a disposizione.
L’ospedale di Fabriano, quindi, si eleva ad ospedale di eccellenza dell’AST Ancona e della regione, oltre che ospedale di riferimento delle aree interne della regione.
Questo per la grande abnegazione dei medici e del personale, che compiono sacrifici e turni massacranti per sopperire alla carenza di risorse umane.
Nonostante quanto viene certificato dai numeri, l’ospedale di Fabriano non ha ricevuto finora dal governo regionale le attenzioni necessarie al suo ruolo e alla sua funzione, soprattutto comparando l’erogazione di risorse verso altri ospedali, spesso piccoli e limitrofi.
L’ospedale Profili potrebbe svolgere un’azione polare e drenante per tutto l’entroterra, contribuendo a ridurre la mobilità passiva verso l’Umbria. I reparti del nostro ospedale, pur depotenziati, continuano ad attrarre pazienti e risorse, ma occorre che le varie funzioni specialistiche e i servizi siano resi operativi nella loro piena potenzialità ed effettività.
Ciò non va a pregiudicare gli altri ospedali più piccoli di area disagiata, che concorrono anch’essi all’obiettivo di servire le aree interne, anche se con funzioni diverse, e che devono puntare a vedere attuate le dotazioni loro previste dal DM70 del 2015.

3.3 Palazzina chirurgica
Nonostante le promesse reiterate ormai da due anni, Fabriano non ha ancora una palazzina delle emergenze finanziata, né un progetto esecutivo.
Si sono succedute rassicurazioni a tutti i livelli, dichiarazioni, giustificazioni sui ritardi dovuti ad asseriti errori progettuali, all’adeguamento dei prezzi, ai problemi del parcheggio, ad oggi nessun passo avanti è stato fatto. Nonostante le rassicurazioni del Commissario Straordinario alla Ricostruzione On. Guido Castelli, su cui non ho motivo di dubitare, tuttavia 8.8 milioni sono stati spostati per finanziare l’ospedale di Tolentino e, ad oggi, comunque la palazzina di Fabriano non risulta finanziata. In compenso molti altri finanziamenti sono stati erogati, per cifre consistenti e anche per ospedali di piccole dimensioni:
14,4 milioni per il nuovo ospedale di Cagli;
30 milioni per la ristrutturazione di quello di Pergola;
Per le palazzine delle emergenze di Civitanova 22 milioni, di Fano 24 milioni, di Senigallia 23,5 milioni, di Urbino 22,1 milioni.
E Fabriano? Zero. Nonostante sia in zona sismica, sia nel cratere sismico 2016 e la palazzina delle emergenze, anche per questo motivo, avrebbe dovuto rappresentare una priorità assoluta per la Regione.
Lo ripeto, non si tratta di negare risorse ai piccoli ospedali, ma in un contesto di risorse limitate ha senso destinare tante risorse a strutture che non potranno mai garantire interventi salvavita? Ha senso continuare a voler dirottare personale medico sulla piccola realtà di Cingoli a detrimento dei reparti di altre strutture già in sofferenza? O destinare decine di milioni di euro ad un piccolo centro ospedaliero, come Pergola, trascurando realtà più funzionali?
Perché, se non ci sono risposte adeguate, il sospetto è che si tratti di logiche politiche di consenso.
Depotenziare Fabriano significa impoverire tutta l’area interna, perché si mette in discussione l’ospedale DEA di primo livello di riferimento, senza avere valide alternative. Si tratta di una scelta sbagliata, rispetto alla quale ci opporremo con tutte le nostre forze.
Tornando alla palazzina delle emergenze, da troppo tempo il progetto esecutivo è in fase di verifica. Qualora ci venisse opposto ancora una volta il problema del parcheggio come motivo dei rinvii, allora, abbiamo una soluzione da proporre: l’Amministrazione può mettere a disposizione l’area del vecchio campo sportivo per realizzare un parcheggio funzionale all’ospedale a 200 metri di distanza. Ovviamente gli sportivi potranno poi usufruire di un’altra area. Questa sarebbe una soluzione che consentirebbe di procedere immediatamente alla realizzazione della palazzina, superando l’impasse nel quale ci si trova da troppo tempo.
Arrivati a questo punto servono impegni precisi, cronoprogrammi dettagliati e risorse effettive. E una scadenza che impegni tutti pubblicamente nei confronti della comunità fabrianese e dell’entroterra.

3.4 Ala A ospedale
Allo stesso modo non si possono lasciare i 6.000 mq dell’ala A dell’Ospedale, resa inagibile dal terremoto del 2016, nella situazione in cui versa. Sono spazi vitali per la struttura ospedaliera e potrebbero ospitare ambulatori (il Sert, l’ambulatorio fisiatrico, le specialistiche territoriali oggi in affitto), consentendo di ottimizzare la dislocazione dei servizi. Nel cratere sismico stiamo ricostruendo le seconde case, costruiamo strutture nuove e lasciamo deperire un’ampia porzione di una struttura di valenza pubblica indispensabile? Occorre assumere un’iniziativa e prevedere una soluzione in tempi accettabili. Vogliamo sapere se e cosa si sta facendo in tal senso. E soprattutto esigiamo che ci sia una presa in carico in termini di finanziamento per la ristrutturazione degli spazi.
Spazi, quindi, e personale: sono queste le criticità dell’ospedale Profili per le quali attendiamo risorse, sia umane che economiche.
Le carenze dell’ospedale Profili sono rilevanti: innanzitutto il personale infermieristico, in tutti i servizi, poi i medici a Nefrologia, Cardiologia, Radiologia, Fisiatria e Riabilitazione intensiva – servizio di eccellenza che svolgiamo per tutta l’AST 2 – Rianimazione e Anestesia.
Non è vero che i professionisti non vogliono lavorare nelle aree interne. Non vogliono lavorare dove i servizi sono precari e vengono messi continuamente in discussione. Noi vogliamo approfondire la situazione del fabbisogno medico e infermieristico, in relazione alle funzioni oggi attive e a quelle previste, e la dotazione organica prevista. Vogliamo avere piena contezza del numero e della tipologia degli incarichi dirigenziali di struttura assegnati (complesse, semplici dipartimentali e semplici) e relative funzioni previste, rispetto al numero di incarichi ad oggi effettivi ed attivi e relative funzioni, e lo stato della programmazione per il relativo completamento.
Tutto ciò in relazione all’assetto e alla situazione attuale della rete di degenza e degli altri servizi, e alle criticità presenti negli stessi. Poi, ciascuno cercherà di fare la propria parte fino in fondo, consapevoli delle difficoltà, ma coscienti tutti di aver fatto quanto si può e si deve.

3.5 Pediatria
Nel distretto di Fabriano ci sono circa 8.000 bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 18 anni. Sono piccoli potenziali pazienti che ad oggi non hanno una struttura ospedaliera nelle aree interne dove poter essere ricoverati in caso di necessità. Nell’ospedale Profili, infatti, il reparto di Pediatria, seppur formalmente aperto, non è in grado di assicurare la degenza per carenza di personale. Si tratta di una grave violazione del diritto alla salute dei più piccoli e delle loro famiglie. È inaccettabile che un ospedale come il Profili continui a non disporre di un reparto in grado di assistere i più piccoli, pur con un bacino di utenza così elevato e considerata la distanza per accedere alla struttura più vicina.
Come pensiamo di far fronte allo spopolamento, senza un servizio vero e pieno di Pediatria che – in una città che vogliamo neoindustriale e in un ampio comprensorio – sia di effettivo servizio alle giovani coppie? Senza la Pediatria non solo sono penalizzate le famiglie, ma è l’intera fascia d’età da 0 a 18 anni che non ha servizi dedicati, costringendo le famiglie per ogni evenienza dell’età evolutiva a ricorrere a servizi che distano oltre 40 minuti di auto. Pensiamo di favorire in questo modo la natalità?
Chiediamo, quindi, un servizio di Pediatria che garantisca a tutti i minori il diritto al ricovero e alle cure pediatriche sino a 18 anni. Un presidio ospedaliero DEA di primo livello senza la Pediatria non può dirsi tale. L’osservazione breve intensiva e la medicina d’urgenza che dovrebbero essere garantite a tutta la popolazione da 0 anni in poi, al Profili sono negate per mancanza di medici pediatri reperibili. Se un bambino si rivolge al Pronto Soccorso per una patologia non grave, ma che richiede l’osservazione per 24/48 ore viene inviato all’ospedale di Jesi, con un grave disagio per se stesso e la famiglia. E spesso la famiglia sceglie la più vicina Umbria o si rivolge direttamente all’ospedale ‘Salesi’ di Ancona.
Chiediamo, pertanto, di riportare le Unità Operative alla dignità “Complessa” per garantire l’assistenza anche ai minori di 18 anni. Nel frattempo, devono essere resi operativi ed effettivi i letti di Osservazione Breve Intensiva (OBI) con la reperibilità pediatrica e in forte collaborazione con il Pronto Soccorso.

3.6 Punto nascita
Guardate questa cartina [cartina città polo/punti nascita]. Rappresenta la dislocazione dei punti nascita, tutti nelle città polo delle Marche, quelle che hanno una dotazione di servizi completa in termini di sanità, istruzione, mobilità e accessibilità. Urbino vi è presente in quanto co-capoluogo e Ascoli Piceno in quanto capoluogo di provincia. Nel resto dell’entroterra non vi è una città polo. Nell’area interna della regione chi ne ha più le caratteristiche per collocazione geografica e popolazione è indubbiamente Fabriano, tra l’altro il Comune territorialmente più esteso delle Marche, ma Fabriano ha perso questo status a seguito della deprivazione del punto nascita ed oggi viene classificata come un Comune periferico. Di Jesi. Periferico significa che dista tra i 40 e i 66 minuti dalla città polo di riferimento.
È accettabile, o meglio ancora, è costituzionalmente giusto che in gran parte dell’entroterra marchigiano non si abbia il diritto di nascere ma solo quello di morire? Se ragioniamo in termini di distretto, i numeri dei nuovi nati nei Comuni, i cui residenti fanno riferimento all’ospedale Profili di Fabriano, rientrerebbero nella possibilità di deroga concessa dal Ministero. È per questo che riteniamo possibile, oltre che doveroso, dotare l’entroterra di un punto nascita che salvaguarderebbe anche lo spopolamento e la migrazione dei giovani verso la costa o altrove. I numeri ci consentono di lavorare in questa direzione.
Chiediamo, quindi, il ripristino di un Punto nascita con l’istituzione di una Unità Operativa Complessa di Ostetricia di primo livello, dove non è necessario attivare la Neonatologia.
Lo riteniamo un obiettivo possibile, oltreché necessario e doveroso.

4. Distretto
Bene la realizzazione in corso con le risorse del PNRR della Casa di Comunità e della Centrale Operativa Territoriale (COT), seppure dobbiamo registrare che Fabriano è l’unica città sede di Distretto con una Casa di Comunità spoke e non hub in una localizzazione non tra le più agevoli.
Ma l’attenzione concreta verso le aree interne avrà un ulteriore e ravvicinato banco di prova nella ridefinizione dei Distretti sociosanitari e degli Ambiti Territoriali Sociali. Un altro punto essenziale di un’agenda di temi che insieme agli altri Comuni, alla AST 2 e alla Regione Marche vogliamo darci e affrontare, istituendo un tavolo di lavoro comune che dia risposte alle principali criticità.
Il nostro Distretto è uno dei punti deboli della rete sociosanitaria per le conclamate carenze di personale e di spazi che si riverberano sul Pronto Soccorso, che è sotto pressione (32.425 accessi nel 2023, più di Jesi e di Senigallia). Le carenze negli ambiti della prevenzione, della medicina di base, delle funzioni distrettuali non consentono di svolgere come si dovrebbe la funzione di filtro con riflessi anche sulla spesa farmaceutica esterna pro-capite. L’area adulti è scomparsa, l’area anziani e le cure tutelari (Unità multidisciplinare Età evolutiva – Unità multidisciplinare Età Adulta – Consultorio) idem. La funzione del Distretto è decisiva anche per gli inserimenti nelle residenzialità (Comunità, RSA, ADI) e nell’inserimento scolastico dei minori bisognosi di sostegno, ma le Unità Valutative Integrate non sono al momento attive. Serve anche qui in reinvestimento strategico.
Fabriano si candida a sviluppare i servizi rivolti alla popolazione anziana, sia sul versante della longevità attiva che della non autosufficienza. Dobbiamo migliorare di molto la nostra rete dei servizi territoriali e domiciliari, anche attraverso le opportunità offerte dalla telemedicina. Guardiamo con attenzione ai progetti Smart Village, ai Punti Salute in collaborazione con l’INRCA, agli Hub delle professioni sociali e sociosanitarie e possiamo dedicare spazi funzionali a queste attività. Per dare risposte a un’Italia che invecchia, a una regione che è tra le più longeve e a un entroterra che ha sempre più bisogno di servizi per questa fascia di popolazione, i quali possono rappresentare anche l’occasione per nuovi lavori qualificati.

5. Conclusioni
Ho cercato di rappresentare una situazione difficile, ma che risponde alla realtà delle cose.
Fabriano non si pensa come un’isola a sé, ma come parte attiva di questa regione in cui tutti hanno uguali diritti a prescindere dal fatto che risiedano in un’area interna piuttosto che costiera.
Fabriano pone il tema strategico dell’organizzazione sanitaria, sociosanitaria e assistenziale nelle aree interne di questa regione e intende dare il proprio contributo costruttivo.
Quello che viene chiesto oggi è la garanzia di un’assunzione di responsabilità sull’implementazione di risorse umane ed economiche nelle strutture sanitarie dell’area interna e di nuovi spazi, per i quali chiediamo tempi certi. E sulla possibilità di poter contare su un’area materno-infantile, che garantisca il diritto alla salute ai minori e ripristini la possibilità di nascere anche nell’entroterra.
Dobbiamo capire con quali interlocutori possiamo fare questo percorso di diritti e responsabilità. Quel che è certo è che noi comunque lo faremo. E che nella mia funzione istituzionale difenderò i diritti dei miei concittadini in ogni sede, affinché la tutela del diritto alla salute e alle cure, e una sanità più equa ed efficiente, siano la cifra identitaria e imprescindibile dell’Amministrazione della nostra città e del distretto delle aree interne di cui facciamo parte.
CS