Che fine farà l’oratorio dei Beati Becchetti di Fabriano?
Fabriano – E’ passato quasi un anno e mezzo dall’avvio dei lavori per la realizzazione di opere provvisionali per l’accesso in sicurezza all’interno dell’oratorio dei Beati Becchetti. La struttura risalente al ‘300, per tutti il Santo Sepolcro fabrianese, la piccola Gerusalemme dell’entroterra, è ancora chiusa al pubblico. Sorge accanto alla chiesa di Sant’ Agostino, dove si trova il chiostro che in passato si percorreva per raggiungere la vecchia camera mortuaria. Ci troviamo all’interno dello spazio dell’ospedale Profili, nella parte più antica. Un luogo da recuperare, a pianta rettangolare, con copertura interna poggiante direttamente sui muri perimetrali, ricco di devozione. Da tempo i residenti chiedono all’Asur, proprietario del bene, e al Comune, di fare il massimo per rendere questo gioiello architettonico visitabile. Dopo anni di petizioni e proteste l’anno scorso qualcosa sembrava essersi mosso. Con i lavori è stato realizzato un percorso protetto per poter accedere in sicurezza. Un modo per avere un ingresso esclusivo, almeno per gli addetti ai lavori. Il tempo, comunque, passa e l’edificio è ancora chiuso. Serviranno altri lavori per renderlo fruibile senza dimenticare un restauro dell’affresco e un intervento strutturale sul chiostro, danneggiato dal sisma 2016. Tra gli obiettivi degli storici locali c’è quello di ricollocare qui, nell’Oratorio, gli arredi originari, oggi esposti in Pinacoteca, come le opere lignee. Quella dell’oratorio è una storia che va avanti da molti secoli che ha diritto di rivedere la luce, in un percorso culturale cittadino che valorizzi, come si deve, le sue ricchezze. L’oratorio dei Beati Becchetti, infatti, fu costruito per volere dei due frati agostiniani al ritorno dalla Terra Santa.
Per secoli è stato meta di pellegrini. Gravemente danneggiato dal terremoto del 1768, fu restaurato, ampliato e manomesso nell’antica struttura. In origine, infatti, doveva svilupparsi su uno spazio più esteso. Agli inizi del ‘900 è stato chiuso al pubblico. Solo nel 1977 fu temporaneamente riaperto per salvare dal degrado le statue lignee ritrovate ammassate al suo interno poi restaurate e conservate all’interno della Pinacoteca. All’interno si trovano cinque altari: il primo, con dodici scalini, è dedicato al Crocifisso ed è chiamato Monte Calvario e s’innalza di 2 metri e 20 dal piano terra. A dominare oggi la scena è l’affresco dell’Albero della vita, opera tardo gotica di Lorenzo Salimbeni, in pessime condizioni a causa della forte umidità presente e che necessita di intervento. L’obiettivo è fare in modo di riaprire questo luogo a cui molti sono affezionati, e che i più giovani non hanno mai visto. Negli ultimi anni il Fai ha raccolto anche 6mila firme, ma la situazione non sembra così semplice per metterlo in sicurezza e valorizzarlo. Potrebbe permettere, però, al turista, di percorrere un viaggio non solo nel mondo della carta fabrianese, ma anche nella fede e nella spiritualità vista la presenza di chiese considerate scrigni d’arte che potrebbe dar vita a nuovi percorsi culturali.
Marco Antonini