UN CALEIDOSCOPIO DI EMOZIONI CON LE FOTO, A TU PER TU CON JONATHAN GIOVANNINI
di Stefano Balestra
Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore come diceva il grande fotografo Henri Cartier – Bresson. E per chi come il sottoscritto che vi scrive queste righe, piace fare le fotografie, ma piacciono anche la natura e gli animali, certe immagini sono come una medicina per l’anima. Quando poi vedi un giovane appassionato di natura, ambiente, che attraverso l’amore per la fotografia racconta lessenza della vita, condivide il bello del mondo, lo è ancora di più. E quando sui social vedi le foto di Jonathan Giovannini, rimani a bocca aperta, perché attraverso quegli scatti cerchi di capire quello che il mondo ci sussurra.
Chi è Jonathan?
Jonathan, viene da Sassoferrato, ma nasce a Fabriano il 16 marzo 1994 e ha seguito un percorso di studi che è poco inerente al lavoro che sto facendo, infatti sono ingegnere informatico e lavoro come fornitore esterno per un’importante azienda della Vallesina e riesco comunque a tirare avanti entrambi le attività in parallelo. L’amore per la fotografia da passione sta diventando mano a mano una parte della mia vita professionale. Continuo a studiare, a migliorare le tecniche, a sperimentare l’uso di luci, ombre e tempi diversi,
Come nasce la passione per la fotografia?
La passione per la fotografia, in realtà è una conseguenza in quanto a me è sempre piaciuto stare in montagna, a contatto con gli animali. Sei, sette anni fa, ho conosciuto un gruppo di fotografi, tutti i paesaggisti e abbiamo creato un’associazione no profit Italiana grazie alla quale condividiamo parecchi momenti. Poi dalla paesaggistica sono passato agli animali, poiché è molto emozionante quando ti ritrovi faccia a faccia oltre al paesaggio, anche con la natura viva, con l’animale selvatico. Questa passione è diventata improvvisamente un bisogno e ora sono dipendente da questo tipo di esperienze.
Come si fa a fotografare un animale che sia una piccola volpe, un grande orso?
In realtà in ogni foto c’è uno studio dell’ambiente e dell’animale fatto in precedenza, monitoraggio con il binocolo per capire come si comporta durante le varie fasi della giornata, delle sue abitudini. La cosa più importante è il vento, devi metterti sopravento, non facendo captare il tuo odore e non farti scoprire, fingendo quasi di non esserci.
Tra le tante immagini qual è la preferita?
La mia preferita è quella del muflone fatta sul Monte Catria dove c’è una colonia. L’ho scattata l’anno scorso dopo 6-7 giorni di appostamento, in quell’angolo di montagna correva verso di me in mezzo alla neve, non si era accorto che ci fossi io. Bellissime foto anche perché aveva le corna innevate. Poi appena mi ha visto se n’è andato per la sua strada.
Hai mai avuto paura?
Ero in Abruzzo, e mi sono ritrovato quasi faccia a faccia con un branco di cinghiali che aveva i cuccioli, erano una quarantina, sembravano formiche quanti erano. Quando hanno captato la mia presenza, le madri hanno fatto un finto attacco probabilmente, sono corse verso di me, ma fatalità ha voluto che il terreno fosse bagnato perché aveva piovuto, il cinghiale scivolava e ha cambiato percorso evitandomi.
La fotografia, un hobby, una passione, un lavoro, ma ha anche un costo?
Sicuramente l’investimento iniziale è sostanzioso sia per la macchina sia per l’obiettivo ma poi con andare il tempo si riesce ad ammortizzarlo. Nei mesi estivi dello scorso anno dopo la riapertura c’è stata tanta affluenza ai nostri eventi, ai nostri workshop, le persone avevano voglia di vivere e di uscire e stare in contatto con la natura.
Quali sono gli scenari preferiti?
In zona i Sibillini sono i più belli, per me è una specie di palestra, sono vicini a casa e dai degli scenari fantastici. In Italia a livello di animali penso che l’Abruzzo sia lo scenario migliore. All’estero, anche se il covid ha frenato un po’ tutto, la Slovenia è bella per gli orsi, la Spagna per le aquile.
Tu che sei un osservatore privilegiato come vedi lo stato della nostra natura?
Nelle nostre zone il patrimonio naturalistico, è ancora messo bene, di fauna ce nè molta, non sembra ma siamo circondati da tanti animali. L’unica cosa che mi dà fastidio e mi dispiace è vedere i rifiuti gettati così a caso una cosa che odio e non capisco, veramente insopportabile.
Come si concilia il tuo lavoro con la fotografia?
Non è sempre semplice, lavoro come ingegnere come sviluppo software per clienti importanti con determinate esigenze di tempistiche. Marzo e Aprile in cui la natura è ferma in cui a livello naturale non c’è grande movimento per cui posso lavorare tranquillamente mentre settembre-ottobre ad esempio la stagione più propizia, con gli orsi che stanno per andare in letargo, oppure la stagione degli amori dei cervi e dei daini. La macchina fotografica è parte di me, è una terza mano, un terzo occhio.
Ci sono persone interessate alla natura?
Direi che è un’attività in forte crescita ultimamente con tante persone che si appassionano alla fotografia.
I nostri tempi sono governati dai like, dai follower e tu hai tantissimi seguaci su Instagram, Facebook eTik Tok.
I social se da un lato sono un male, dall’altro per noi che ci lavoriamo sono importantissimi perché ci permettono di trovare e mantenere i contatti con i clienti che ci contattano per il workshop o quant’altro, tramite Facebook e Instagram ma anche di trovare sponsor. Nel caso dell’auto con cui mi muovo nella natura una Panda 4 x 4 che era di mio nonno, ed ora è diventata la mia icona, un’azienda importante d’illuminazione oltre a fornirmi tutto l’impianto per lauto, mi ha chiesto di lavorare per loro, una cosa impensabile una volta. I social, sono un grande biglietto da visita se si usano con l’intelligenza giusta. Ma anche ad esempio mi è capitato durante il periodo finale del Covid dello scorso inverno di organizzare un lavoro in collaborazione con il parco nazionale dei Sibillini. Tante persone ci scrivevano che erano contenti e ci chiedevano di pubblicare le foto su Instagram, in quanto pur essendo chiusi in casa, grazie a quegli scatti riuscivano a immedesimarsi con l’ambiente come se fossero direttamente lì con noi. Anche perché le fotografie sono in mezzo per rendere partecipi gli altri della gioia che proviamo nel vedere un qualcosa di speciale. I social sono una vetrina sulla natura e sono felici di vedere ciò che vedi con i tuoi occhi, raccontando sentimenti ed emozioni senza usare le parole, anche se poi non solo si racconta cosa si vede, ma anche un po se stessi.
A volte una foto racconta più di 1000 parole. Quanto conta il cuore quando fai le foto?
A volte si vede l’animale con distacco, bisogna essere innamorati. La fotografia è il risultato finale di tutto il lavoro che c’è intorno, della passione di ricerca, in studio, di uscite a vuoto prima di fare una foto. Il mio obiettivo è permettere alle persone di unirsi alle mie avventure e ai miei sentimenti attraverso le mie immagini. La cosa più importante per me è andare nella natura, in qualsiasi periodo e con ogni condizione atmosferica, anche di notte, per creare la mia personale interpretazione di ciò che vedo.
Quale è l’animale preferito da fotografare?
Il lupo è notevolmente il mio preferito e non ti stanchi mai di fotografarlo, anche se a volte ci vuole tantissimo tempo e tantissimi appostamenti. Un animale affascinante, fantastico, molto intelligente, uno dei più intelligenti tra gli animali sicuramente. Una sfida continua con loro e se riesci a fotografare senza farti beccare da loro, perché percepiscono la presenza umana a forte distanza, è bellissimo soprattutto vederli giocare anche con i loro cuccioli.
Per cui se il lupo lo conosci si ha una visione differente da quella di chi pensa che sia solo quello cattivo della favola di cappuccetto Rosso?
Non esiste il lupo cattivo, se parliamo di quello italico è uno stereotipo, ha molta paura dell’uomo è difficilissimo da avvicinare e che si avvicini, l’uomo non deve temere il lupo, e non dimentichiamo che è importantissimo per l’ecosistema e la catena alimentare.
Quali saranno i prossimi impegni?
In Toscana un evento dedicato alla paesaggistica a maggio, e negli ultimi due anni a causa del covid e non sono riuscito a organizzare. Speriamo di farcela quest’anno, con la speranza magari il prossimo anno di farla anche naturalistica con gli animali, sperando di portare anche appassionati stranieri.
Quindi in bocca al lupo?.
“Viva il lupo, sempre… altrimenti io non esisterei… ”