DON GIOVANNI ALL’AUTODROMO DI IMOLA

di Marco Antonini

Imola – Dopo il bagno di folla sabato nel cuore di Imola, prima in Cattedrale, poi al Parco a cantare “Romagna mia” con la sua band Turno di guardia – l’esibizione è finita al Tg1 delle 20 – il neo vescovo della diocesi, il fabrianese Giovanni Mosciatti, ha trascorso domenica alcune ore presso l’Autodromo di Imola. Nella storica struttura, tempio dell’automobilismo, il presule ha indossato il casco e ha potuto provare alcune macchine, tra cui la Ferrari, e correre nel circuito. La prima giornata da vescovo di Imola, quindi, l’ha trascorsa tra l’Autodromo e la città di Lugo dove ha celebrato la Messa in Collegiata. Da segnalare il suo primo discorso ufficiale, quello al sindaco di Imola, Manuela Sangiorgi. “Negli animi di tanta gente si nota l’ombra di una grande paura, di una profonda insicurezza. Ma di che si tratta? Come farvi fronte? Se le persone non trovano una risposta radicale alla paura, questa prende il sopravvento e produce reazioni scomposte” dice Mosciatti. “La società, con tutte le sue istituzioni, i partiti, i sindacati, le scuole di ogni ordine e grado, e le sue realtà vive, le comunità, la Chiesa, ha davanti una sfida: chi risponde a questo bisogno di sicurezza che compare insieme alla paura?” Il vescovo avverte: “La risposta all’insicurezza non può essere soltanto sociale, deve essere risposta alla domanda di senso, perché l’uomo non è mai riducibile solo ai suoi aspetti materiali. Se una comunità civile non lavora per questo, non potrà evitare di dare risposte sempre insufficienti”.