FESTA A FABRIANO, SASSOFERRATO E IMOLA!

Di Marco Antonini

Festa nelle diocesi di Fabriano-Matelica e Imola: papa Francesco ha nominato don Giovanni Mosciatti, parroco di San Facondino a Sassoferrato, nuovo vescovo di Imola, in Emilia Romagna. L’annuncio ieri mattina, alle ore 12, in contemporanea nelle due sedi episcopali. Nella città della carta l’amministratore apostolico, Stefano Russo, Segretario generale della Cei, ha letto la comunicazione arrivata dal Vaticano. Don Giovanni, 61 anni, succede a monsignor Tommaso Ghirelli che lascia per raggiunti limiti di età. Da tanti anni un prete fabrianese non diventava vescovo. Entro luglio l’ordinazione episcopale, con molta probabilità, nella Cattedrale di Imola e l’ingresso ufficiale. Prima, però, il saluto alla sua diocesi e alla sua parrocchia, San Facondino di Sassoferrato, che ha accolto la notizia con un grande applauso. Don Giovanni, infatti, è un sacerdote molto attivo e amato dalla popolazione, non solo dai giovani. “Sono ancora stupito, commosso, grato ma anche pieno di trepidazione per la notizia. Papa Francesco ha voluto nominarmi Vescovo di Imola e sento la responsabilità, ma anche la gioia di un compito così impegnativo” le prime parole dell’eletto che si è rivolto al clero fabrianese riunito per l’occasione. “Tutto questo lo debbo a tutti voi, con voi sono cresciuto, con voi ho maturato la fede e l’appartenenza alla Chiesa che ogni istante ci genera. Mi colpisce tantissimo – ha detto don Giovanni Mosciatti – che la mia nomina sia stata resa pubblica nel giorno della festa della visitazione della Vergine a Santa Elisabetta. E’ la festa del Magnificat. Ma è così per ciascuno di noi. Nella mia vita quando ho pronunciato tante volte il mio “Si” ho sperimentato la potenza della Grazia del Signore che attraverso la mia povertà ha fatto grandi cose”.

Don Giovanni che entro oggi riceverà la visita del vescovo uscente di Imola si è rivolto anche alla sua nuova diocesi. “La sproporzione del compito e della responsabilità mi sono evidentissime, ma pian piano si è fatta strada in me l’evidenza che nella mia storia il Signore non mi ha mai abbandonato. E così, certo della presenza del Signore, ma anche con timore e trepidazione, – ha scritto in una lettera – vengo tra voi come fratello e Pastore”. Rivolgendosi ai sacerdoti ha auspicato di voler dedicare “al clero le attenzioni e le cure più profonde”. Poi un pensiero alle Confraternite, all’Azione Cattolica, alle Associazioni e ai Movimenti, alle autorità “nel sincero desiderio di collaborare fattivamente al bene della nostra gente, soprattutto degli ultimi”, ai fratelli nella fede cristiana che non appartengono alla Chiesa Cattolica e alle famiglie.