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LE 7,40 DI DUE ANNI FA. LA SCOSSA CHE HA SFIGURATO IL CENTRO ITALIA

di Marco Antonini

Sono passati esattamente 2 anni da quella maledetta mattina del 30 ottobre. Erano le 7.40 di una classica domenica autunnale che ha dato il colpo di grazia a un entroterra già in difficoltà con una scossa magnitudo 6.5: la più forte in Italia dal 1980. A distanza di 24 mesi siamo ancora qui, con le scuole da sistemare, alcune chiese chiuse e la ricostruzione privata che deve partire.

Ad oggi, nella città della carta, sono 249 le famiglie (circa 740 persone) che ricevono il contributo Autonoma sistemazione e non sono ancora rientrati nelle loro case inagibili. Gli ultimi 38 sfollati a marzo hanno lasciato, dopo 16 mesi, l’hotel Gentile. Sono 782 le ordinanze emesse dal Comune di Fabriano. Con il sisma è cambiata la dislocazione del plessi. La scuola media Giovanni Paolo II, in attesa di essere demolita – il bando di affidamento per la nuova progettazione va fatto entro l’anno – effettuerà almeno i prossimi due anni scolastici presso l’ex Tribunale di viale Zonghi. Qui troveranno spazio non solo i 300 studenti delle medie, ma anche i piccolini del nido Petrarca la cui storica sede nella via omonima è stata chiusa. Allo studio il trasferimento nell’asilo di via Ciampicali, al Borgo. Le lezioni della scuola dell’infanzia Petruio, invece, sono cominciate nella nuova struttura ricostruita a tempo di record e inaugurata alla presenza del vicepremier, Luigi Di Maio. Realizzata con un investimento dello Stato di 1,3 milioni di euro, è composta da quattro sezioni per un totale di 120 alunni e 972 metri quadrati di superficie coperta. L’edificio, progettato con una struttura portante in legno, è dotato di impianti ispirati ai principi del risparmio energetico e del ridotto impatto ambientale. E’ in grado di ospitare quattro sezioni per un totale di 120 alunni. E’ stata realizzata nel rispetto della classe d’uso IV, ‘struttura strategica di protezione civile’, ad altissima efficienza energetica. Prosegue, intanto, anche il progetto per la costruzione della nuova scuola primaria di Marischio. Nell’anno scolastico 2019/2020 partiranno i lavori presso la scuola Marco Polo di via Fabbri.

La situazione delle chiese vede in prima linea il vescovo Stefano Russo, da circa un mese Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. Sono 12 gli edifici di culto i cui i progetti sono stati già presentati all’Ufficio Ricostruzione Marche e sono stati approvati sia da un punto di vista tecnico che economico. A maggio si sono svolte le prime gare. Cinque chiese sono state già appaltate, a breve tutte le altre. Su 12 chiese due sono state inserite nell’ordinanza 23 del 5 maggio 2017; 10 nell’ordinanza 32 del 21 giugno 2017 entrambe per la “Messa in sicurezza delle chiese danneggiate dagli eventi sismici iniziati il 24 agosto 2016 con interventi finalizzati a garantire la continuità dell’esercizio del culto. Il totale della somma concessa alla diocesi di Fabriano-Matelica per queste opere di messa in sicurezza è intorno ai 1.500.000 euro. Cinque sono a Matelica: Santa Maria delle Grazie a Braccano, San Giovanni Battista a Colferraio, San Vincenzo Martire a Colli, San Michele Arcangelo a Rastia, San Fortunato a Poggeto. Quattro a Fabriano: San Donato, San Venanzo Vescovo a Albacina, Santa Maria in Campo e Santa Maria Sopra Minerva a Castelletta. Due a Cerreto D’Esi: Collegiata Santa Maria Assunta e Santa Maria delle Grazie a Cerquete. Una a Serra San Quirico: Beata Maria Vergine del Rosario a Domo. Per non dimenticare, intanto, venerdì scorso, a due anni dal sisma, al teatro Gentile, si è tenuta una serata dedicata allo sport. Protagonisti i giovani atleti della città che hanno conquistato medaglie nei vari campionati. Sono stati raccolti fondi da destinare a un progetto per la città di Camerino.

“Qui non si muove nulla”

“L’emergenza attuale è quella che scaturisce dal vedere che non si muove nulla. Le persone si deprimono nell’assistere a questo immobilismo”. Lo ha detto il professor Emanuele Tondi durante il convegno “Due, non arrendersi agli anni e ai governi che passano” , in una dele sedi dell’Università di Camerino, dove insegna geologia, in occasione dei due anni dalla scosse di fine ottobre 2016 geologia. Una struttura che ha retto al sisma perché costruita dopo il terremoto del ’97. E’ stata ferma soltanto poco tempo “grazie al fatto che, a differenza di altre situazioni, qui abbiamo preferito non aspettare i fondi della ricostruzione” ha tenuto a sottolineare Tondi, che ha vissuto l’emergenza terremoto sia come geologo, sia come sindaco di Camporotondo di Fiastrone (Macerata). “Nelle Marche la tendenza allo spopolamento, già in atto, crescerà nel futuro prossimo” ha aggiunto Nico Bazzoli, ricercatore dell’università di Urbino che ha presentato i primi dati di uno studio su questo tema.

 

La testimonianza di una studentessa di Fabriano (lettera firmata)

Due anni fa non pensavo che quella domenica sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto la mia casa. Due anni fa non pensavo che non sarei più entrata nella mia casa. Credo che ogni studente fuori sede pensi alla propria casa, la propria stanza, e ne abbia un’immagine chiara. Io ho tanti flash. Ripenso alla mia camera, la camera che condividevo con mia sorella: le nostre scrivanie attaccate quando studiavamo, le tende di quel colore roseo e gli adesivi delle foglie sui muri. Poi penso a quelle foto. Quelle foto che mi ha mandato mia sorella, di tutti quegli oggetti che erano ovunque tranne che al proprio posto.

Quel vaso lungo e sottile con le piante di bambù, a terra in un angolo. Le ante degli armadi aperti e tutto il loro contenuto sparpagliato lungo il corridoio. Su quel muro accanto al mio letto, dove c’erano le foglie adesive, ora corre una grossa crepa. Tutti quegli oggettini inutili e che prendono solo polvere e che le madri odiano che erano su una mensola, ora sul letto dove mia sorella dormiva. Gli scaffali della cucina semivuoti, con i bicchieri e i calici infranti sul bancone, a terra.

Due anni fa non pensavo che queste sarebbero state le cose che avrei ricordato della mia casa. Che ormai avrei potuto vederla solo da fuori, con le tapparelle semiabbassate e le spaccature sui muri, non pensavo che non avrei più potuto guardare da quel balcone, la città che considero la mia città, estendersi tra i monti. Due anni fa non pensavo di stare scendendo quelle scale per l’ultima volta. Che poi chissà chi ha sceso quelle scale per l’ultima volta, ora che sono semi crollate? Ricordo quel giorno di due anni fa, avevo iniziato l’università da un mese. Uscendo da lezione vidi tanti messaggi, chiamate, notifiche e cercai di capire. “Terremoto”.

Tutto il resto lo sapete. Ma io non mi lamento, la mia famiglia è stata tra le più fortunate: penso a chi ha perso del tutto la casa con tutti i propri gli averi, e chi ancora, ha perso cose molto più importanti. È solo strano, essere qui, in questa camera che ormai chiamo “mia” e pensare a quella che era veramente la mia camera. Pensare che quando torno a casa non torno lì. È nostalgico, è strano. Io parlo della mia esperienza, di una ragazza che studia fuori sede, che ormai non abita neanche più in quella piccola cittadina che si descrive con “dove si fa la carta”, di quella città con la fontana in piazza, il loggiato e il campanile, di quella città che, come le altre città che hanno sentito bene quelle scosse di due anni fa, non dimentica. E come la mia città, invito tutti a non dimenticare.