UN MIRACOLO PER LA VITA, L’ULTIMO DONO DI DON ORESTE BENZI

Fabriano – C’è delicatezza, forza, coraggio, l’AMORE quello con la A maiuscola, in tutte le sue sfaccettature. Dove? Nel libro “Un Miracolo per la vita. L’ultimo dono di Don Oreste Benzi” scritto da Matteo Brunamonti ed Helvia Cerrotti (foto), due amici ritrovati che sono riusciti uno con l’altra a trasmettersi e trasmettere un’energia fortissima, quasi magica. Mi accingo così ad intervistare colei che ha avuto il coraggio di parlare di se stessa a 360°, di raccontare una storia, la sua storia e mettersi a nudo. “Ho voluto pubblicare questo libro – spiega  Helvia Cerrotti, professionista e proprietaria insieme ai suoi genitori dell’omonima farmacia fabrianese – per aiutare chi ogni giorno combatte per i no, per chi vuole arrendersi alla vita e per tutte quelle persone che affrontano un parto complicato. La mia è una storia che da speranza”. Entro così in questa casa dove c’è amore in ogni oggetto,  una casa che parla di famiglia, di vita quotidiana di vita vissuta con tre pargoli che gironzolano e riempiono la vita di Helvia, insieme al suo grande amore Enzo, tutti i giorni. Ci sediamo, è ora di pranzo, e quella che doveva essere un’intervista diventa una coinvolgente ed emozionante chiacchierata vis à vis.

“Vedi – afferma Helvia –  in questo libro c’è la storia della mia vita.  Il manoscritto è stato finito di scrivere nel 2015 ma ci ho messo più di tre anni per convincermi a pubblicarlo. Sono una persona discreta non amo apparire ma poi stimolata anche da persone a me care ho deciso di rendere pubblica la storia. Vorrei, come detto prima, che questo libro fosse un aiuto a tutte le persone che passano momenti difficili.” Helvia inizia così il racconto : “ Ero incinta da circa  4 mesi, una gioia grandissima dopo tutto quello che avevo passato, le cose vanno bene fino a che una sera sento che qualcosa non va. C’è la corsa in ospedale e la conferma dai medici che qualcosa non andava veramente, le acque si erano rotte, totalmente, completamente e la bambina non era più avvolta nel sacco che le avrebbe permesso si crescere. Dopo questa notizia è un susseguirsi di  lacrime, disperazione e angoscia ma da parte delle persone che avevo intorno, io non so ancora oggi perché ma  ho sempre avuto una sorta di calma, credo mista a speranza che mi ha accompagnata nel lungo calvario di 89 giorni. Così, dopo le diagnosi dei medici, ai quali non si era mai presentato un caso del genere,  per me è iniziato un periodo di immobilità assoluta – dice commossa – ancora oggi al solo pensiero mi passano i brividi.  Ero consapevole che ogni movimento sbagliato, ogni singolo gesto non controllato sarebbe stato letteralmente fatale per la bambina, ma insieme ad Enzo abbiamo voluto CREDERE. Fino in fondo senza ascoltare nessuno.”

Si ferma un attimo –sorseggia un bicchiere d’acqua – perché un racconto del genere non è semplice da narrare  figuriamoci da vivere. Gli occhi di Helvia sono lucidi ma lei sorride, sempre, trasmette forza. “Insieme a questo periodo di immobilità assoluta –riprende –  in cui hai consapevolezza del tuo corpo ma non puoi muoverlo per nessuna ragione o andresti a complicare ancora di più le cose, inizia anche il mio riavvicinamento alla fede; la mia ancora.  Si susseguono così vicende e coincidenze, anche legate alla mia infanzia, che nel libro vengono  raccontate ampiamente sino ad arrivare alla fatidica telefonata. Il ricordo è ancora vividissimo; durante la mia permanenza presso l’ospedale di Perugia, una volta a settimana ricevevo la telefonata di Don Aldo Buonaiuto (sacerdote attivo in prima persona nella Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi), il quale era diventato per me una parte importante della vita quotidiana. Le sue telefonate erano sempre state uno squarcio nella monotonia e nella solitudine della degenza ospedaliera. Quella mattina, 29 ottobre 2007, arrivò la chiamata puntuale come un orologio svizzero e dopo una lunga chiacchierata , Don Aldo mi disse che c’era qualcuno che voleva salutarmi. “Helvia cara so tutto di te, Don Aldo mi ha raccontato, la tua Susanna nascerà sana e libera, sarà una protetta della Madonna.  E te lo dice uno che presto avrà un contatto ravvicinato proprio con lei.” era Don Oreste Benzi in persona. Ancora non riuscivo a crederci ero frastornata. Trascorro i miei giorni serena e con un’incredibile pace interiore. Il 2 novembre,  mi arriva la triste notizia che Don Oreste Benzi a causa di un malore era venuto a mancare. Mi rammarico molto, piombo in una grande tristezza ma devo tenere duro perché lui stesso mi aveva detto che sarebbe andato tutto per il meglio.  Il 6 novembre nasce Susanna. La religione cristiana dice che l’ascensione al cielo  avviene dopo circa 4 giorni, e le coincidenze vogliono proprio che dal 2 al 6 novembre ci siano quattro giorni di intervallo temporale (“Presto avrò un incontro ravvicinato con la Madonna”).  Susanna è un dono. Senza alcun ombra di dubbio. “L’indice di Apgar aveva raggiunto i dieci decimi, il massimo, la perfezione. Susanna era uno splendido, vivace pesciolino, pronto a nuotare nel mare della vita.”

Helvia si ferma un attimo – siamo visibilmente emozionate entrambe – una rivelazione del genere non la si sente tutti i giorni ed è stata narrata con talmente tanta delicatezza e  ampiezza di dettagli che sembrava quasi di essere uno spettatore di un film.

“Oggi Susanna è la mia migliore amica; precisa, puntigliosa, non lascia passare niente a nessuno, è uno Scorpione. È anche molto esigente, pignola, ma come dice Enzo è la figlia che torna, che tornerà sempre! Sa del libro e ne è fiera, ma è molto discreta, le piace essere la numero uno, ma non le piace apparire”.

Tra le pagine poi, intervallate da aneddoti e di canzoni più o meno famose,  ci sono un turbinio di emozioni: le lettere di Enzo dall’Africa, il rapporto di Helvia con i genitori e di quello con Claudio, suo fratello: “Ricordo quando mi diceva che le mie figlie erano fortunate ad avermi come mamma e mi diceva “grazie” per tante cose. Non sapeva Claudio o, semplicemente, non voleva credere che anche lui, al pari di un figlio, fosse esistito in ogni momento della mia vita. […] Come un vero figlio non mi limitavo ad amarlo e proteggerlo: lo accettavo. E se la sorte me lo avesse permesso, lo starei ancora facendo.” Nella vita dell’autrice ci sono stati dolori che le hanno strappano l’anima ma allo stesso tempo c’è stata e c’è la fede grande protagonista della sua vita e della sua storia. Ed è così che Helvia è una donna intensa, pacata, altruista e follemente innamorata della vita e questo è un assaggio delle toccanti pagine che inneggiano alla vita, quella vita che tutti noi dovremmo apprezzare di più, coltivare ogni giorno come un fiore prezioso e vivere più intensamente anche con un pizzico di sana incoscienza e speranza!

Benedetta Gandini