PRELIMINARE DI VENDITA ENTRO L’ANNO
Si avvicina la vendita delle Cartiere Fedrigoni al Fondo statunitense di private equity Bain Capital. La firma sul preliminare di vendita dovrebbe avvenire entro le prossime settimane, prima della fine dell’anno. La conferma non è arrivata dai sindacati che non hanno al momento rilasciato nessun commento, ma dalla direzione di Fedrigoni spa. A darne notizia è stato l’ex presidente del consiglio comunale e attuale consigliere in quota Pd. “L’annuncio – riferisce Renzo Stroppa – è stato fatto ieri di persona agli impiegati a Fabriano. Accompagnato da due dirigenti per gli auguri di Natale al personale, Fedrigoni ha confermato che la vendita esiste e che sarà ufficializzata a breve”. Le cartiere potrebbero avere, entro l’anno prossimo, le stelle a strisce sopra agli stabilimenti. Si respira un clima di incertezza tra i dipendenti. “Peccato che non è andata a buon fine la trattativa con un gruppo cartario dell’Austria – confidano – che avrebbe potuto applicare scenari di piena affinità produttiva con Fedrigoni Group. Certo è che un Fondo ha come unico scopo quello di garantire la redditività dell’investimento agli azionisti, pertanto è facile pensare che se ci saranno da tagliare produzioni poco remunerative o usare ammortizzatori sociali e riduzione dei posti di lavoro, i nuovi proprietari non avranno paura di procedere e perseguire i propri obiettivi finanziari con ogni mezzo”.
Critiche, da parte di alcuni lavoratori, anche all’apparato sindacale che non avrebbe fatto il giusto pressing sul piano industriale. L’ultimo incontro ufficiale tra proprietà e sindacati si è avuto il 4 dicembre a Bologna per mettere a punto il piano industriale dopo la perdita di circa 5mila tonnellate di produzione di carta moneta che sono andate a finire in una cartiera francese. Il reparto carta monete in difficoltà. Con la perdita della commessa per l’India manca la produzione di 5mila tonnellate di carta pari a sei mesi di lavoro per tre linee produttive. Per quanto riguarda l’Euro si è azzerata la produzione per gran parte del 2018: tutto ciò a seguito della decisione della Banca Centrale Europa che ha tolto il 50% delle commesse alle cartiere Fedrigoni affidandole, senza bando, a una cartiera francese. Al momento, infatti, pur con due nuove mini commesse già ottenute, pari a 500 tonnellate di carta per due mesi e mezzo di lavoro, restano ferme tre linee produttive. Sul personale in esubero che ammonta a 150 unità i sindacati parlano di “personale in eccedenza visto che si sta facendo del tutto per evitare di dover ricorrere agli ammortizzatori sociali in attesa di nuovi ordini”. Da mesi sono in corso assemblee di stabilimento tra operai e rsu con la proprietà. Per evitare il peggio sotto il punto di vista occupazionale ok a ferie scaglionate per chi ne ha accumulate durante l’anno e negli stabilimenti di Fabriano e Rocchetta alcuni potranno usufruire dell’accompagno alla pensione. Con l’avvio delle due linee nello stabilimento di Pioraco, nel Maceratese, si recuperano altre 25 unità. Due parlamentari di Fabriano, Patrizia Terzoni, Movimento 5 Stelle e Serenella Fucksia, Federazione della Libertà, si sono attivate per chiedere delucidazioni al Governo su cosa abbia determinato, alle cartiere di Fabriano, di perdere le commesse trasferite in Francia. Con 2.860 dipendenti, 13 stabilimenti – di cui 9 in Italia, 2 in Spagna e 2 in Brasile – 14 impianti di fabbricazione a macchine continue, 7 impianti di macchine spalmatrici e oltre 13.000 referenze prodotto in catalogo, il Gruppo Fedrigoni vende i propri prodotti in oltre 110 Paesi nel mondo. Nel 2016 il fatturato, realizzato per oltre due terzi sui mercati esteri, è stato pari a 1.054,6 milioni di Euro (+7,4%), l’Ebitda a 140,8 milioni di Euro (+16,7%), il risultato netto a 63,5 milioni di Euro (+10%).
Marco Antonini