E’ GIA’ PASSATO UN ANNO

di Marco Antonini

Da un anno vivono ancora in hotel, ma per gli ultimi ospiti delle strutture ricettive di Fabriano c’è una data certa di uscita: il 31 dicembre 2017. Dal primo gennaio del nuovo anno, infatti, le 11 famiglie, 40 persone in tutto, che ancora risiedono nella camera dell’Hotel Gentile dovranno trovare un’altra sistemazione. E’ una delle tante ferite silenziose del sisma che, proprio un anno fa, stava per scuotere, e anche tanto, l’entroterra. Una ferita profonda da guarire, fatta di disagi, di speranze per poter rientrare presto a casa e di paure per la terra che, in modo più lieve, continua a tremare. Sono persone di tutte le età, giovani e anziani. Ci sono malati, un nucleo familiare con quattro bambini piccoli, una donna in gravidanza: è l’identikit degli 11 nuclei familiari ancora ospitati in hotel. Tra loro due particolarità: un uomo di Pioraco, con la casa inagibile, trasferitosi nel Fabrianese e cinque studenti universitari di Camerino che tutti i giorni, per frequentare le lezioni in ateneo, fanno avanti e dietro con l’auto o con i mezzi pubblici. “Non è facile stare tutto questo tempo lontano da casa – ha confidato una donna – la stanchezza comincia a farsi sentire. Organizzare le giornate in poco spazio è difficile soprattutto con l’arrivo dell’inverno”. Il lato positivo, invece, è dato dalla compagnia. “Qui – ha sussurrato un’anziana – mi sento meno sola”. Le cicatrici del terremoto continuano imperterrite a far male. Oggi sono solo 40 persone, ma fino a pochi mesi fa erano più di 200. Poi le cose sono cambiate: c’è chi ha trovato un appartamento grazie al Contributo per l’autonoma sistemazione elargito dallo Stato, altri hanno scelto di andare nelle case messe a disposizione dall’Erap su indicazione della Regione Marche. Anche il sindaco ha voluto raggiungere l’hotel per andare a parlare con i terremotati. “Che vita è – ha detto Gabriele Santarelli – quella in cui ci si sveglia ogni mattina in una camera di albergo con tutta la famiglia? È la seconda visita che facciamo in due mesi, mai nessuno, prima di noi, era andato a parlarci. Hanno fatto domande sui tempi di inizio dei lavori di recupero delle loro case e non poter rispondere è stato deprimente”. Incerti, infatti, i tempi della ricostruzione. Quello che colpisce è lo stato d’animo di chi attende, ancora, di tornare alla normalità. Mentre scade il 31 dicembre il termine ultimo per trovare un’abitazione e lasciare le strutture alberghiere, è fissata, al momento, al 28 febbraio 2018 la concessione del Contributo per l’autonoma sistemazione e si attende una proroga. Ad oggi sono 238 i nuclei familiari che hanno beneficiato di questo fondo.

Un anno fa

La Fiera delle Cipolle si stava concludendo in quei momenti. Poi arrivò il terremoto e Fabriano tornò, con il pensiero, indietro di 19 anni. Con il sisma, a distanza di un anno, è tornata prepotentemente quella paura che si era affievolita solo dopo molti anni. I numeri del 26 ottobre 2016: alle 19,11 la prima scossa, di magnitudo 5.4 della scala Richter, a 9 chilometri di profondità, con epicentro nella provincia di Macerata, tra Castelsantangelo sul Nera, Visso, Ussita e Preci. La terra ha tremato a lungo anche a Roma, L’Aquila, Perugia, e Terni ed è stata avvertita anche in Austria. La seconda scossa è stata registrata, dall’Ingv, alle ore 21,18, con una magnitudo di 5.9 Richter. Poi, ancora, alle 23,42: questa volta la potenza è stata 4.6. Da qui un’infinità di scosse.

Dal nostro archivio, il treno speciale al binario 1

C’è un treno, a Fabriano, che non è mai in ritardo. E’ l’Intercity arrivato dalla Calabria che da venerdì è fermo al binario 1 della stazione. Ogni carrozza, semplicissima nell’arredamento, è diventata l’unico posto sicuro per tante persone che non hanno una casa agibile e anche per chi ha paura del buio, vive solo e non vuole incontrare il maledetto mostro che, all’alba o in piena notte, attacca senza avvertire smuovendo tutte le sicurezze che hai. Tutte le sere, dalle ore 20, accoglie chi non ha casa agibile certificata per dormire. Non c’è pace nella città della carta. Mentre continuano i sopralluoghi con le richieste da parte dei privati in aumento – l’aggiornamento di ieri si è fermato a quota 1.300 – e lo sciame sismico viene avvertito nettamente dalla popolazione, si cerca di tornare alla normalità. I vigili del fuoco hanno sistemato la Fontana Sturinalto, in centro storico, che ha ripreso a zampillare acqua e messo in sicurezza la torre civica. Negli ultimi giorni sono aumentati i casi di abitazioni lesionate in centro storico. Ieri è stata transennata la parte inziale di Corso della Repubblica per colpa di alcuni comignoli danneggiati che potrebbero cadere e qualche negozio ha chiuso per pochi giorno. C’è la paura che tanti residenti abbandonino per sempre il salotto bello della città. Ma proprio dal centro che ha perso temporaneamente tutte le sue chiese, il mercato del sabato, il Teatro Gentile e il Ridotto, parte la richiesta di andare avanti. Ieri diversi campanili hanno ripreso a suonare anche se solo con i rintocchi quasi come a scandire la vita che riparte, ma per il suono melodioso della campana a distesa c’è ancora da attendere. All’Ufficio Anagrafe sono stati sostituiti i pannelli del controsoffitto che sono caduti dopo la scossa e gli impiegato lavorano a pieno ritmo. Sono stati richiamati in servizio molti dipendenti e il discorso vale anche per oggi, nonostante il giorno festivo. “Il Comune – ha detto il sindaco Sagramola – è aperto tutti i giorni”. In mattinata hanno riaperto le fabbriche del comprensorio, come Whirlpool e Cartiere Fedrigoni che, per alcuni giorni, hanno chiuso in attesa delle verifiche strutturali agli stabilimenti. Dopo l’annullamento delle messe festive di domenica nelle chiese della città, le parrocchie celebrano le funzioni nei cimiteri o nei piazzali all’aperto.

La conta dei danni va avanti spedita. Ogni giorno tecnici comunali abilitati e vigili del fuoco lavorano incessantemente per verificare l’agibilità degli edifici lesionati. E il numero di quelli da sgomberare è in aumento. Sono più di 350 gli sfollati: risiedono tutti in via La Spina, Fratelli Latini, Sassi e Romagnoli. Ieri si sono aggiunte anche due palazzine in via Don Petruio. Giorno dopo giorno cresce il numero degli sfollati, pochi ancora quelli che decidono di consumare il pasto caldo nella mensa allestita, per chi ha casa inagibile, presso la scuola Allegretto, in via Cappuccini. A Cerreto d’Esi è stato transennato parte del centro storico all’interno delle mura del castello. Sono in corso verifiche approfondite. Nella cittadina ci sono diverse case lesionate in via Belisario. Un centinaio le persone che hanno scelto di trascorrere la notte al Palazzetto allestito dalla Protezione Civile locale. A Sassoferrato ci sono case inagibili sia nel centro che nella periferia e la strada che passa sotto la chiesa di San Facondino è stata chiusa al traffico, come quella di Frasassi. Anche qui aperto il Palas.

I centri di raccolta PalaGuerrieri, PalaCesari e PalaFermi sono operativi con i volontari che fanno del loro meglio nonostante la stanchezza. “Noi siamo attivi da mercoledì. Sono cinque giorni che non dormiamo – hanno detto – ma siamo contenti perché portiamo un po’ di colore a tante persone che stanno soffrendo. Sono 650 circa quelli che dormono qui per paura”. Domenica sera il Sindaco Sagramola ha accompagnato il vescovo diocesano, mons. Stefano Russo, ad incontrare gli sfollati nelle strutture comunali. A tutti ha dato una parola di conforto. “La speranza – ha detto il presule – è che tutti coloro che sono incaricati del recupero delle nostre città lo facciano per il bene di tutti, con onestà e zelo”. Tra gli sfollati c’è Francesca Garaffa, 36 anni, che dorme al PalaGuerrieri e cerca di guardare avanti con ottimismo. “Sono fuori casa come nel 1997, ma adesso ho imparato e ho sempre lo zaino pronto per le emergenze. Poi, tra una scossa e l’altra entro a casa per cucinare qualcosa per coccolarmi un po’. Devo ringraziare i volontari che sono instancabili – ha detto – perché grazie a loro sto superando la paura. Sono presenti, educati, accoglienti. Noi tutti ci sentiamo al sicuro e protetti. Da soli non ce l’avremmo fatta.” Fuori Fabriano, invece, il problema è l’alloggio temporaneo. L’inverno è arrivato, le temperature sono scese e nel Maceratese, di notte, la colonnina di mercurio si avvicina allo zero.

“La soluzione dei container in un evento che si sposta di due mesi rispetto al precedente è l’unico modo per poter in un tempo rapido mantenere soprattutto nelle aree interne quella presenza che i cittadini vedono come un pezzo della loro identità. Per me è un’ottima notizia”. Lo ha detto ieri il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli al termine del Consiglio dei ministri. “E’ chiaro – ha aggiunto – che significa investire risorse nel noleggio dei container, ma valutando questo, rispetto al contributo di autonoma sistemazione, alla fine le risorse non sono cosi lontane. Quindi una bella risposta che era molto attesa dai tanti terremotati, il cui numero è aumentato con il terzo sisma. Penso che ci permetterà di affrontare con maggiore serenità e coesione con i sindaci e con le realtà locali i mesi che abbiamo di fronte, per dare risposte concrete come lo è la risposta abitativa vicino alla terra d’origine”. I container, secondo il premier Renzi, arriveranno entro Natale. Al momento sono circa 25.000 gli sfollati: 20.766 le persone sono fuori casa in provincia di Macerata, 1.898 in quella di Fermo, 2.247 ad Ascoli e 526 ad Ancona. Le “zone rosse” sono 218, la maggior parte, 162, in provincia di Macerata (a Fermo 17, Ascoli 33, Ancona 4). Oltre un centinaio gli edifici con crolli e danni gravissimi; 7.000 i posti letto (di cui 5.000 brandine) allestiti nelle strutture comunali di prima assistenza.