L’ADDIO A FABRIANO – IL SALUTO DELLE CLARISSE CHE VANNO IN TRENTINO

Tanti fabrianesi stanno salutando, in questi giorni, le suore cappuccine che lasciano il monastero di Santa Margherita di via Cavour. 382 anni dopo l’arrivo delle prime suore clarisse a Fabriano è arrivato il momento dell’addio. Una decisione sofferta (le clarisse sono arrivate nel convento di San Bartolomeo nel 1635) che arriva dopo anni di difficoltà legate alla mancanza di lavoro, la crisi delle vocazioni e il terremoto che ha reso la struttura inagibile. Questa lettera di saluto che hanno scritto.

 

Carissimi fratelli e sorelle,
vorremmo condividere l’iter che ci ha portato a questa decisione, frutto di un lungo cammino di discernimento e di riflessione operato sia a livello comunitario che internamente al nostro Ordine e iniziato ormai nel dicembre del 2008. I motivi della decisione sono molteplici: abitiamo un immobile molto grande per il numero attuale delle sorelle, difficile da gestire a causa degli elevati costi di ordinaria amministrazione e di straordinaria manutenzione, con vincoli storico-architettonici che rendono difficile un adattamento e ridimensionamento della struttura. Nel percorso fatto con l’Ordine delle Clarisse Cappuccine in Italia a partire dagli anni 2000, tutte le nostre comunità erano state invitate a valutare le reali possibilità di sussistenza nel territorio, sia in base al numero di realtà monastiche già esistenti che, necessariamente, fanno diminuire la prospettiva di crescita vocazionale, sia sulle fattive possibilità di lavoro per avere entrate sufficienti a mantenerci. E’ vero che tradizionalmente le Cappuccine sono sempre state supportate dalla benevolenza delle persone, e di questo custodiamo grata memoria, ma è anche vero che lavorano per poter integrare quanto la provvidenza offre loro attraverso la generosità di tanti che mai ci hanno abbandonato. E il territorio da anni soffre a causa della carenza di lavoro.

Tenendo conto che in Diocesi sono presenti diversi monasteri e lasciare il territorio da parte delle Clarisse Cappuccine non priverà la Chiesa locale del carisma della vita contemplativa e dell’aspetto francescano della vita consacrata, abbiamo deciso di partire. Pensavamo di poter rimanere più vicini, ma gli immobili disponibili e visti richiedevano tutti pesanti ristrutturazioni che non potevamo permetterci. Alla fine abbiamo optato per una struttura più piccola, adeguata alle nostre esigenze, già ristrutturata, che i Frati Minori Cappuccine della Provincia Veneto-Trentina mettono a nostra disposizione nel comune di Primiero-San Martino di Castrozza.

Viviamo la vita contemplativa forti della esperienza di Chiara di Assisi che ci ricorda che siamo in questo mondo “pellegrine e forestiere”. Per anni abbiamo meditato questo e ne abbiamo fatto pensieri spirituali molto confortanti; adesso è arrivato il momento di assaporare la reale portata del doversi mettere in cammino, con tutta la sua fatica e il rischio di lasciare il noto, il consolidato, il costruito anche da chi ci ha preceduto nella esperienza monastica a Fabriano, per qualcosa che ci sarà ma che non conosciamo. Non siamo dissimili da tanti fratelli che sono costretti a spostarsi in cerca di situazioni più vitali, con la differenza che abbiamo deciso noi di fare questo passo – e non costretti da altro -. Uno scrittore del secolo passato, Cesare Pavese, scrisse che “doversi spostare è una brutalità. Obbliga ad avere fiducia negli stranieri e a perdere di vista il comfort familiare della casa e degli amici. Ci si sente costantemente fuori equilibrio. Nulla è nostro, tranne le cose essenziali – l’aria, il sonno, i sogni, il mare, il cielo ….”. Noi vogliamo pensare che il viaggio è parte dell’essere cristiani, e lo vogliamo vivere dentro quel solco della Pasqua, che è fatta anche di esodi, di passaggi, di morti e di resurrezioni. E che la cosa più pericolosa adesso sarebbe rimanere immobili.

Con questa lettera vogliamo ringraziare tutta la Chiesa che è in Fabriano-Matelica, i Vescovi che si sono succeduti, i preti, le monache e i monaci, i religiosi, tutti i credenti e gli uomini di buona volontà che abbiamo incrociato nel nostro cammino: da tutti abbiamo ricevuto bene e tutti vogliamo ricordare con gratitudine nella preghiera e nell’affetto e a tutti chiediamo la carità di un ricordo.

Le sorelle Clarisse Cappuccine