UNICAM, PRIMA SPERIMENTAZIONE CON CANNABINOIDI SU PAZIENTI CON MIELOMA

Ancora un successo per la ricerca Unicam. E’ stata diffusa nei giorni scorsi infatti la notizia che sulla base dei risultati ottenuti da uno studio coordinato dal Dott. Massimo Nabissi del gruppo di ricerca di Patologia Generale ed Immunologia diretto dal Prof. Giorgio Santoni, docenti della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute di Unicam, la OWCP (One World Cannabis Pharmaceutical), un’azienda farmaceutica biotech israelo-americana ha deciso di avviare la prima sperimentazione al mondo con cannabinoidi su pazienti affetti da mieloma multiplo, in collaborazione con il Sheba Academic Medical Center. Il lavoro, nato da un progetto iniziato nel 2013 dal gruppo di ricerca Unicam in collaborazione con i professori Pietro Leoni e Massimo Offidani della clinica di Ematologia degli Ospedali Riuniti di Ancona, aveva l’obiettivo di verificare se nei pazienti con mieloma multiplo fossero espressi nelle plasmacellule tumorali recettori cannabinoidi e quindi verificare se tali cellule potessero essere bersaglio dell’azione dei cannabinoidi.

“Dopo l’autorizzazione del Comitato Etico, sono stati reclutati i pazienti che hanno firmato il consenso informato – ha dichiarato il Dr. Nabissi – ed abbiamo quindi iniziato la sperimentazione con lo scopo principale di verificare se il trattamento combinato di Cannabidiolo (CBD) con un farmaco attualmente utilizzato nella terapia del mieloma potesse dare un maggiore effetto citotossico in cellule tumorali mielomatose e se l’utilizzo del CBD fosse in grado di ridurre la dose del chemioterapico”. Il lavoro è stato pubblicato nel 2015 su “International Journal of Cancer”, prestigiosa rivista scientifica internazionale in ambito oncologico. Sulla base dei dati emersi in questa pubblicazione, la biotech OWCP ha deciso di iniziare il primo studio al mondo su pazienti affetti da mieloma multiplo, utilizzando la combinazione dei farmaci sperimentata dai ricercatori Unicam. “Si tratta ovviamente di una grande soddisfazione – ha proseguito il Dr. Nabissi – sia per noi che per l’intero Ateneo, dal momento che non tutti i lavori di ricerca in ambito sperimentale riescono a raggiungere un’applicazione clinica”. “Vorrei comunque sottolineare – ha ribadito il Dr. Nabissi – la sostanziale differenza tra il concetto di cannabis terapeutica e quello dell’uso ricreativo, tematica su cui ultimamente si dibatte molto.

L’utilizzo per uso terapeutico significa che noi ricercatori testiamo composti purificati dalla pianta di Cannabis sativa e utilizziamo i singoli composti in combinazione con le attuali terapie farmacologiche. Non si tratta dunque di pubblicizzare un uso ricreativo che è attualmente proibito per legge. Questi due aspetti non vanno assolutamente confusi”. “Comunque, ha proseguito il Dr. Nabissi, l’uso dei cannabinoidi è ormai stato considerato efficace in diverse patologie, che vanno dal dolore cronico (oncologico e non), come anti-emetico, per ridurre il vomito (es. nei pazienti soggetti a chemioterapia) anti-anoressizzante nello stimolazione dell’appetito (in pazienti affetti da cachessia e/o anoressia), in alcune forme di glaucoma e nella Sclerosi Multipla. Inoltre la ricerca in campo oncologico, sta ormai avviandosi alla fase clinica, in quanto un primo studio sull’uso dei cannabinoidi in combinazione con chemioterapici è in corso in pazienti affetti da glioblastoma multiforme. Ed anche in questo settore oncologico, il nostro gruppo di ricerca ha contribuito con diverse pubblicazioni scientifiche, che hanno permesso di valutare l’effetto terapeutico del CBD nel glioblastoma”.