LA GRAMMATICA ITALIANA: NUOVA ‘EMERGENZA’ SOCIALE

Per tutti noi che lavoriamo quotidianamente nel mondo dell’informazione la parola è l’ingrediente fondamentale da cui non possiamo prescindere quale cardine intorno a cui ruota il saper comunicare. L’avvento dei social network, la velocità di twitter, l’ingresso nel mondo 3.0 se da un lato hanno permesso a chiunque in modo democratico di accedere virtualmente alla comunicazione, dall’altro ci “violentano” ogni giorno per l’uso sconsiderato della grammatica italiana. Nell’emergenza educativa che coinvolge il mondo della scuola di ogni ordine e grado, la grammatica italiana ed i suoi “orrori” devono occupare un posto di rilievo nel piano di intervento formativo. Già nel lontano 1964 lo scrittore Gianni Rodari nel suo “Libro degli errori” ipotizzava con sarcasmo la necessità di inventare una macchina ”ammazzaerrori” che il professor Grammaticus avrebbe dovuto far girare in tutta Italia per fare piazza pulita di tutti gli errori di pronuncia, ortografia e simili. A tutt’oggi di strada se ne è compiuta ben poca: molti ragazzi non sanno leggere ad alta voce con fluidità, non riescono ad esporre con chiarezza ed in modo sicuro i concetti appresi, in molte facoltà universitarie si sta ritornando al dettato per risolvere gli errori grammaticali più comuni. Nessuna categoria è da ritenere immune dall’errore: sono gli “insospettabili”, coloro che dovrebbero conoscere la grammatica per ruolo che ci sorprendono maggiormente. Burocrati, amministratori, politici e uomini di cultura profanano le nostre bacheche su web con sfondoni grammaticali da scuola elementare e si lasciano andare nei loro interventi pubblici  con uscite a dir poco anacronistiche in cui il dialetto sovrasta ogni semplice regola grammaticale. Calpestano i congiuntivi, sbagliano le acca e se gli stessi congiuntivi potessero parlare…quante carriere distruggerebbero! Se poi superiamo il timore e cerchiamo di correggerli rispondono sicuramente che è tutta colpa del T9!Se come sosteneva Pessoa la fortuna di un popolo dipende dallo stato della sua grammatica e che non può esistere una nazione senza proprietà di linguaggio la parola “emergenza” non è poi così esagerata. Il buon esempio deve partire dagli educatori che hanno il compito di formare le nuove generazioni e da tutti noi che abbiamo un’importante responsabilità nel settore della comunicazione. Sarebbe opportuno, anzi necessario, inserire nei programmi scolastici sin dalle scuole primarie lezioni di dizione con particolare attenzione allo studio approfondito della grammatica italiana. Per esperienza personale posso garantire che i giovani rispondono con entusiasmo a progetti che includano queste materie così particolari ma che sono fondamentali per la crescita culturale di un individuo. Il saper parlare, proporsi, comunicare sono il biglietto da visita che permetterà ai nostri ragazzi di presentarsi preparati nel mondo del lavoro e delle professioni  che richiedono in particolar modo capacità relazionali ed oratorie. Ben venga il professor Grammaticus e la sua micidiale macchina “ammazzaerrori”!!!

Gigliola Marinelli