FUCKSIA: “DISEGNO DI LEGGE SUL LAVORO AUTONOMO SVILITO DALLA CRISI”

di Serenella Fucksia, senatrice Gruppo Misto 

Voto ad ampia maggioranza, ieri in Senato, per il disegno di legge sul Lavoro Autonomo. In Europa la via sostenuta da tutti, da Juncker a Macron, è quella della semplificazione e della deregolamentazione. In Italia, l’iper-legiferazione, spesso avulsa da ogni contesto reale e auspicabile obiettivo, rappresenta un’ulteriore palla al piede ad una situazione sociale ed economica complessa e problematica. Il lavoro autonomo è stato infatti svilito dalla crisi – spiega la parlamentare – e la classe media risulta la più penalizzata. Mentre per i lavoratori dipendenti l’articolo 36 della Costituzione trova attuazione nel salario minimo garantito, per i liberi professionisti questa tutela – dopo l’abolizione del tariffario minimo (Legge Bersani) – manca del tutto. Questo, insieme all’incubo fiscale, pensiamo solo agli studi di settore, all’anticipazione dell’IVA che correlata al ritardo dei pagamenti della PA trasforma i lavoratori in bancomat dello Stato ed all’assurdità dello spesometro semestrale, rappresenta la morte della libera professione. Occorre pertanto ripensare nella forma più opportuna lo strumento dell’equo compenso a garanzia della qualità del lavoro e della stessa dignità del professionista. Occorre incentivare una collaborazione proficua e virtuosa tra i giovani e i liberi professionisti affinché ogni studio e bottega diventi un laboratorio creativo anche al fine di garantire al passato più nobile del nostro saper fare un futuro in una sorta di patto generazionale per dare un potenziale lavorativo al Paese. Occorre quanto prima semplificare il Decreto legislativo 81/2008 che disciplina la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro alleggerendolo delle ridondanze, degli adempimenti formali privi di sostanzialità ed inserendo articoli specifici relativi al lavoro autonomo e agile. La soluzione proposta nell’articolo 11 rappresenta un tamponamento emergenziale che tuttavia mal declinato potrebbe produrre, contrariamente alle intenzioni, ulteriori incongruenze, contraddizioni, complicazioni, rendendo la norma ancora più difficile da interpretare.