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A CABERNARDI PERCORSO DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA PER RIGENERAZIONE AREA DELLE MINIERE

Si è tenuto nei giorni scorsi a Cabernardi di Sassoferrato, nel ex-dopolavoro dei minatori (oggi circolo ACLI), l’incontro pubblico che ha dato il via al percorso di co-progettazione comunitaria per elaborare la nuova strategia di sviluppo locale finalizzata a dare nuovo valore e nuovo futuro ad un’ampia area dell’entroterra anconetano, e non solo, caratterizzata dalla presenza delle miniere di zolfo.

La storia

È questo un territorio che nella prima metà del Novecento è stato interessato da un repentino quanto intenso processo di industrializzazione per lo sfruttamento dello zolfo, l’ ”oro” giallo di Cabernardi. Grazie soprattutto agli investimenti della Società Montecatini, l’area divenne il principale polo estrattivo d’Europa, capace di superare le miniere siciliane sino ad allora egemoni sul mercato. Una frenetica attività industriale che ha richiamato qui (e nelle vicine miniere di Vallotica e Percozzone) intelligenze, saperi tecnici e manodopera proveniente dal circondario e da tutt’Italia, arrivando ad impiegare nel 1932 sino a 3.050 addetti. Vicino alla città sotterranea e agli impianti fuori terra, presero corpo i villaggi operai di Cantarino e Cabernardi, concepiti su precisi modelli insediativi simili a tanti altri villaggi minerari italiani ed europei. Ogni giorno giungevano alle miniere centinaia di lavoratori attraversando gli stradelli che si collegavano alle frazioni di Arcevia, di Serra Sant’Abbondio e di Pergola. In questo ultimo Comune, nella frazione di Bellisio Solfare, si trovavano gli stabilimenti di raffinazione dello zolfo; qui i pani di zolfo venivano caricati sulla ferrovia in direzione dei diversi mercati. Con il lavoro in miniera arrivò in quest’area un nuovo benessere (non senza mancanza di sicurezza e di diritti per i lavoratori), e si introdussero nuovi stili di vita, pur mantenendo sempre l’attitudine agricola dell’economia traduzionale. La chiusura delle miniere a Cabernardi arrivò nel 1959, dopo lo sciopero dei “sepolti vivi”, quando l’estrazione dello zolfo non era più così remunerativa. In pochi anni si passò dai 2.500 residenti degli anni ’50, alle case vuote con conseguente chiusura di scuole, servizi primari, attività commerciali. Oltre al silenzio dei borghi, l’industria estrattiva lasciò un terreno desertificato e corroso dai fumi di zolfo, che ha impiegato decenni per rigenerarsi cercando un nuovo equilibrio ecosistemico.
Nonostante tutto questo, non tutti se ne sono andati e soprattutto nessuno dei discendenti dei minatori ha dimenticato una storia che, prima che di famiglia, è storia collettiva.

L’incontro

Ieri la prova di quanto forte sia ancora oggi l’attaccamento al luogo, nella percezione di un valore che – pur essendo ben lontano dall’essere un valore economico – è identità, radicamento e soprattutto rispetto per il sacrificio di vita di tante persone. Più di 60 i presenti all’incontro pubblico di lunedì sera, tra cui il sindaco di Serra Sant’Abbondio Ludovico Caverni, l’assessore di Fabriano Maurizio Serafini, il vicesindaco di Arcevia Stefano Belardinelli, oltre a rappresentanti di associazioni, di strutture ricettive e soprattutto tanti cittadini che non hanno mai abbandonato Cabernardi, e che ogni anno tornano soprattutto in estate per ritrovarsi e anche per celebrare il Palio della miniera, Palio che quest’anno ha visto, per l’intera settimana, una presenza di circa 10.000 persone. Il sindaco di Sassoferrato, Maurizio Greci cabernardese da più generazioni, in apertura ha espresso la forte convinzione nel procedere con un percorso virtuoso capace di coinvolgere, attraverso metodi strutturati, tutte le parti sociali con l’obiettivo di tracciare una nuova strategia di riqualificazione, valorizzazione e potenziamento del territorio e della sua comunità. Fondamentale il contributo delle associazioni e degli operatori che hanno portato al risultato di oggi, compreso l’ottenimento del contributo della Fondazione Cariverona nell’ambito del bando “Costruire futuro – Azioni di policy building”.
L’obiettivo è co-creare una strategia che – oltre alla costruzione di un’offerta di turismo integrata e sostenibile che funga da traino per un territorio ben più ampio in virtù della sua specificità – metta al centro l’urgenza di invertire la rotta e di pensare ad un neo-popolamento per 365 giorni all’anno, lavorando per creare nuove opportunità d’impresa e nuova occupazione con il primo obiettivo di far restare ed attrarre i giovani. Tra le tante voci che sono intervenute è proprio quella dei giovani che si è sentita più forte, con i neo-imprenditori Luca Balducci ed Elisa Vitaletti, in ordine di interventi, che hanno sottolineato l’importanza di non pensare a Cabernardi solo in termini di memoria, ma come territorio che può offrire opportunità di vita e di impresa in settori molto diversi, ripensando e innovando la sua economia. Giovani che hanno scelto di restare nei luoghi in cui sono nati, pronti a prendersi le proprie responsabilità per creare nuovi modi di vivere e sedimentare valori comuni. Ma questa coscienza del bene collettivo deve passare per un percorso di “rieducazione” di comunità, e il lavorare insieme nelle tante tappe del progetto in avvio offrirà anche un’opportunità di crescita delle sensibilità e di sviluppo delle competenze per aspirare a progetti molto ambiziosi. Per innescare tutto questo occorrono visioni, idee chiare, progetti e soprattutto la capacità di intercettare fondi e opportunità di natura economica. L’architetto e manager dello sviluppo locale Alessandra Panzini, con Elena Capodaglio di Marchingegno – azienda esperta nel campo della rigenerazione urbana il cui team ha curato la progettazione e seguirà tutta l’organizzazione del percorso di facilitazione e co-progettazione – hanno sottolineato l’importanza di far procedere di pari passo l’iniziativa pubblica con quella privata, operando sulla base di un “patto territoriale” che sarà esito di questo percorso. Per questo, oltre alle tante attività che sono state illustrate per le “traiettorie di futuro“ – ovvero percorsi di facilitazione, workshop, formazione, capacity building e eventi di peer mentoring. – fondamentale sarà supportare le imprese per la ricostituzione di un tessuto imprenditoriale in coerenza con le strategie di sviluppo condivise.
Con l’occasione è stato anche lanciato un sondaggio pubblico rivolto a tutta la cittadinanza (e anche a coloro che a vario modo sono legati a Cabernardi) per indagare il potenziale valoriale dei luoghi, definire le priorità di intervento e in parallelo mappare la disponibilità dei proprietari di immobili non utilizzati o sotto utilizzati a rimetterli in circolo per il rilancio economico dell’area. Tanti gli appuntamenti nei prossimi mesi, ma tanto anche l’entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco in prima persona per trasformare un’economia estrattiva in un’economia generativa e durevole, che sia un’eccellenza per le nostre Marche.