E’ morto Roberto Moschini, pittore, scultore e incisore fabrianese apprezzato in tutto il mondo
Fabriano – E’ morto a 86 anni Roberto Moschini, un pittore, scultore, incisore che tanto ha dato alla città della carta. Il decesso è avvenuto nel primo pomeriggio di oggi. Venerdì, alle 15, le esequie nella chiesa di San Giuseppe Lavoratore. Poi la sepoltura. E’ stato molto apprezzato a Fabriano, in Italia e anche all’estero. Tanti gli attestati e i riconoscimenti ottenuti nel corso della sua lunga carriera. Dal 1956 ad oggi ha esposto in personali e collettive nazionali e internazionali di assoluto prestigio ed è autore di numerosissimi saggi. Una delle sue ultime mostre è stata quella dal titolo “Opere su papiro, pergamena e carta”, al Museo della carta e della filigrana, pochi anni fa. Moschini dal 1975 è stato anche professore titolare di educazione visiva, lavorando prima nell’Accademia di Belle Arti di Urbino, poi a Spoleto, Bologna e Ancona. Il suo nome è stato inserito nel dizionario di Benezit dedicato ai “Pittori, Scultori, Disegnatori e Incisori”. Dal 1956 ha preso parte a mostre personali e collettive nazionali a Venezia, Firenze, Ancona, Roma, Urbino, Ferrara, Genova, Macerata, Spoleto, Ravenna, e molte altre; internazionali a Lubiana, Dublino, Washington, Spalato, S. Paolo del Brasile, Stoccolma, Nizza, Rouen, Aix-En-Provence, Melbourne, Nizza, Ginevra e molte altre. Tra i suoi Murales, degni di menzione, quelli dipinti nel 1994 in Zona Flores –Uruguay ea Fabriano nell’atrio destro del Teatro Gentile, recante il titolo “l’Atrio dei Giganti”. Le sue pubblicazioni sono presenti in autorevoli biblioteche americane. Di lui hanno scritto in tanti, compresi nomi di spicco: Federico Fellini presentò il romanzo visivo “La presenza inquietante”, Vittorio Sgarbi, critici come Padre Stefano Trojani di Sassoferrato, Fabio Marcelli, Giorgio Celli, Carlo Emanuele Bugatti. Negli anni post sisma 1997, quando il suo studio in centro storico era diventato inagibile, si trasferì al mare e qui ha realizzato nuove opere sul Tibet. Dopo la pandemia una nuova mostra, “Bolle di sapone”.
Marco Antonini