BASTA CON IL BERLUSCONISMO E L’ANTIBERLUSCONISMO – di Alessandro Moscè

Berlusconiani o antiberlusconiani? Che noia. Non è possibile che nel 2015 sia ancora presente, come scrive un noto editorialista di “Repubblica”, un’Italia spaccata in due sul cavaliere ottantenne che destabilizzerebbe, con astuzie e compravendite, la politica italiana. Spesso i giornalisti arrivano in ritardo e non si accorgono che le cose cambiano più rapidamente delle loro ossessioni. Ha ragione il premier Matteo Renzi quando dice che bisogna uscire da una dicotomia paralizzante come il pro e il contro qualcuno. Al Meeting di Comunione e Liberazione ha dichiarato: “Io credo che il berlusconismo e per certi versi anche l’antiberlusconismo abbiano messo il tasto pausa al dibattito italiano e che abbiamo perso occasioni clamorose. Ora il nostro compito è di rimetterci a correre. E’ come se le riforme siano un corso accelerato per riassettare l’Italia. In questi venti anni abbiamo trasformato la seconda Repubblica in una rissa permanente, ideologica, sul berlusconismo, smarrendo il bene comune. Siamo rimasti fermi in discussioni sterili, interne”. L’ideologia post-comunista, recalcitrante, pedissequa, non ha mai impresso una nuova marcia. Renzi ha capito che bisogna abbattere i costi della casta privilegiata e agevolare l’imprenditoria italiana attraverso la defiscalizzazione. Se la politica di casa nostra fosse ancora costretta a fare i conti con le vecchie volpi, non ne usciremmo vivi. Non sarà semplicemente con le riforme che l’Italia ritroverà la propria identità, ma proprio le riforme sono la premessa della svolta. Il pacchetto che Matteo Renzi sta tentando di attuare, dal jobs act alla legge elettorale, alla riorganizzazione della pubblica amministrazione, alla buona scuola e alla responsabilità civile dei magistrati, dimostra una reale volontà di cambiamento. Non potranno essere D’Alema, Bindi, quattro ex democristiani forzisti, nonché due ex fascisti senza il benché minimo senso civico, a fermare un processo di innovazione necessario. L’Italia è in crisi anche perché personaggi di basso profilo, imbolsiti, vorrebbero ritagliarsi un peso decisivo nella parte assegnata dei bastian contrari. Berlusconi è un alibi e uno svincolo, il demone che non funziona più nell’immaginario degli italiani. Non si può continuare a leggere lo stesso articolo da vent’anni. Che Guido Crainz, Corrado Augias e tanti altri venerabili guru della sinistra, cambino volto, parole e pretesti. La destra stessa si è accorta che deve ripartire da zero. E degli immigrati che muoiono in mare, che dire? Ancora un dilemma berlusconiano e antiberlusconiano? A forza di finire nel vortice di questo manicheismo Antonio Di Pietro è scomparso. Pensiamo all’Italia. Anzi agli italiani. Siamo nel 2015 e il Paese è ancora decisamente in crisi.

Alessandro Moscè