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Commissione Pari Opportunità e Associazione Artemisia: Insieme per riflettere nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

In occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, abbiamo raggiunto le amiche della Commissione Pari Opportunità di Fabriano e dell’Associazione Artemisia per una riflessione congiunta ed un’analisi, attraverso dati aggiornati, sulla situazione nel territorio riguardo la violenza di genere. In corso anche nuovi progetti di sensibilizzazione ed educazione all’affettività rivolti ai ragazzi più giovani.

Parliamo del progetto “Educazione all’affettività”che la Commissione Pari Opportunità sta portando avanti dal 2023. Come è strutturato e che feedback state avendo dai ragazzi?

La Commissione Pari Opportunità, fin dal suo insediamento, ha voluto dare il proprio contributo per cercare di prevenire la violenza di genere. E’ così nato il Progetto “Educazione all’Affettività”, della durata di 3 anni, a cui partecipano il Comune di Fabriano, l’Ambito 10, il Consultorio Territoriale di Fabriano, l’Associazione Artemisia e la Scuola superiore di primo grado Gentile da Fabriano. Riteniamo infatti che sia necessario un cambiamento culturale profondo: “Vanno superate discriminazioni, pregiudizi o stereotipi sui ruoli e sulle attitudini basati sull’appartenenza di genere, iniziando dall’infanzia e in particolare dal mondo della scuola” (Sergio Mattarella). L’educazione affettiva è una formazione umana inderogabile volta ad accompagnare bambini e ragazzi nella crescita, affinchè essi diventino adulti capaci di costruire relazioni positive. La Scuola, infatti, insieme alla famiglia, svolge un ruolo primario in quanto è l’ambiente elettivo dove ragazze e ragazzi incontrano la società e dove consolidano la propria identità nella relazione educativa e, soprattutto, nella relazione con i pari. Il nostro Progetto, sotto la guida di specialisti esterni, prevede: la formazione dei Docenti, incontri di sensibilizzare dei genitori ed interventi laboratoriali con i ragazzi e le ragazze. La cosa importante che caratterizza il Progetto, è che l’intervento educativo è stato strutturato nel programma scolastico e, una volta finito, è nostra intenzione presentarlo come modello replicabile in tutte le Scuole dell’Ambito Territoriale. Dalle valutazioni periodiche che sono state effettuate, emerge un buon coinvolgimento dei ragazzi che hanno dimostrato molto interesse soprattutto per alcuni argomenti. Ad esempio, successivamente al femminicidio di Giulia Cecchettin e di Concetta Marruocco, i Docenti hanno riferito che i ragazzi avevano necessità di parlarne in modo approfondito e che, grazie al Progetto, non si sono trovati soli ad affrontare argomenti così difficili. Alla fine di questo anno scolastico, quando il progetto terminerà, è previsto un feedback molto significativo in cui sarà valutato il livello di educazione affettiva dei ragazzi coinvolti nel Progetto, raffrontandolo con i coetanei delle altre Scuole dove non ci sono stati interventi simili.

Che risposta date a chi ritiene non opportuno trattare tematiche riguardanti l’educazione sessuale e l’affettività nelle scuole primarie e secondarie di primo grado?

In primo luogo c’è da dire che ogni intervento censorio lascia campo libero alla disinformazione ed a modelli sessisti e discriminatori che circolano liberamente in rete. I ragazzi delle scuole secondarie inferiori, che vivono il difficile periodo dell’adolescenza, cercheranno informazioni e risposte su Internet, senza alcun adulto che li affiancherà. L’Italia è uno degli ultimi Paesi in Europa dove l’educazione sessuale non è materia obbligatoria e dove l’educazione affettiva, pur prevista, non riceve alcun fondo da parte del Ministero. E’ prevalsa la paura che con l’educazione sessuale si possano affrontare argomenti che il Ministero rifiuta come quello dell’identità di genere. Così, invece di affrontare le problematiche sicuramente presenti e prevedere percorsi didattici mirati sui temi dell’affettività e della sessualità, finanziandoli, si è preferito vietare e limitare i margini di autonomia riconosciuti alle Scuole per legge.

La violenza di genere purtroppo occupa uno spazio rilevante nella cronaca quotidiana del nostro Paese. A oggi nel nostro territorio avete ricevuto richieste di aiuto allo sportello antiviolenza?

I dati del 2025 fotografano una situazione in parte simile a quella dell’anno precedente con alcune differenze. Finora abbiamo avuto 28 nuovi accessi più 6 donne che seguiamo nel loro percorso di uscita dalla violenza iniziato nel 2024; 2 donne sono state messe in sicurezza in una casa di emergenza. Sono sia donne italiane sia straniere di diversa origine. Il dato nuovo è l’abbassamento dell’età media delle donne che si sono rivolte allo sportello (19-39 anni la maggioranza); dato che indica una maggiore diffusione della violenza tra le generazioni più giovani, ma anche una maggiore consapevolezza rispetto alla necessità di riprendere in mano la propria vita. Le tipologie di violenza più denunciate sono di tipo psicologico e fisico; le violenze fisica e sessuale rispetto allo scorso anno sono sensibilmente aumentate.

Quali azioni di sensibilizzazione state promuovendo con l’Associazione Artemisia?

Artemisia da sempre lavora su più fronti, come promuovere lo Sportello antiviolenza, un punto di riferimento per i comuni dell’AT 10, dove le donne maltrattate vengono accolte, ascoltate, credute e supportate a livello psicologico e legale. Inoltre attività di sensibilizzazione e informazione sulle radici culturali della violenza: cineforum, il flash mob “passeggiata rumorosa” per ricordare le vittime di femminicidio, l’iniziativa “stasera esco da sola” per sensibilizzare la comunità al tema della sicurezza delle donne, incontri conviviali aperti, corsi di formazione per le operatrici “storiche” e le nuove; abbiamo in programma l’attivazione di un corso di alfabetizzazione finanziaria gratuito aperto alle donne. Anche questo 25 novembre leggeremo, davanti alla panchina rossa i nomi delle vittime di femminicidio del 2025. Molti sono gli interventi nelle scuole, nell’ottica della prevenzione: assemblee di Istituto progetti e laboratori concordati con i docenti, volti a destrutturare la logica della cultura patriarcale, collaborazione con CPO nel progetto triennale rivolto alla scuola media.

Il femminicidio è purtroppo una morte annunciata ed evitabile. La donna che si rivolge agli sportelli antiviolenza e, attraverso un percorso di consapevolezza, trova il coraggio di denunciare le violenze subite è di fatto tutelata?

La protezione delle donne non deve ridursi a misure provvisorie, come l’allontanamento delle vittime dalle loro case e dai loro affetti, che costringe le vittime a stravolgere la propria vita e spesso quella dei figli. La sicurezza passa invece attraverso una rete solida di supporti concreti e mirati, che garantiscano il raggiungimento dell’autonomia. Nonostante siano stati fatti dei significativi passi avanti per affrontare il fenomeno in una logica di rete, riteniamo fondamentale che tutti i soggetti coinvolti abbiano una formazione specifica sul fenomeno della violenza, senza la quale anche i provvedimenti legislativi o giudiziari giusti e condivisibili, rischierebbero di essere parzialmente efficaci. Spesso le donne muoiono perchè la loro richiesta di aiuto è stata sottovalutata o si è persa nelle lungaggini burocratiche. La sinergia tra Polo 9, Ambito, Comune e Artemisia ha permesso la realizzazione del progetto “Casa Alba”, rivolto alle donne non in pericolo di vita: si tratta di un’abitazione che può accogliere fino a due donne con figli per un tempo determinato e necessario alla costruzione di un progetto di vita (indipendenza lavorativa ed economica).

Due anni fa abbiamo pianto la morte di Concetta Marruocco, vittima di femminicidio a Cerreto D’Esi. Lascio a voi una riflessione ed un ricordo di Concetta e del suo caso in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Nella sede di Artemisia abbiamo la sua foto con scritto “Concetta una di noi”. Era davvero una di noi. Una delle ultime cose che ci disse, dopo essere letteralmente rinata ed aver ripreso in mano la sua vita, con coraggio, determinazione e fiducia nella giustizia, fu: “Voglio aiutarvi nella vostra lotta. Voglio fare qualcosa di utile per le altre donne perchè non vivano quello che ho vissuto io”. Questa era Concetta. Nonostante il dolore, la rabbia, l’impotenza provate per la sua morte, Artemisia ha deciso di continuare a lottare in suo nome, come avrebbe voluto lei, affinchè nella nostra società sia riconosciuta e combattuta la violenza di genere in tutte le sue forme.

Gigliola Marinelli

Nella foto: Concetta Marruocco