Edvard Munch, una grande mostra a Roma
La mostra su Edvard Munch “il grido interiore” realizzata e allestita a Palazzo Bonaparte in Roma è da considerare tra le mostre più importanti e ben fatte del 2025, rientra tra le grandi esposizioni del Giubileo insieme a quella su Michelangelo Merisi, il Caravaggio presso Palazzo Barberini. Reduce dal successo di pubblico a Palazzo Reale a Milano, l’esposizione ha avuto notevole riscontro anche a Roma. La Mostra di Munch, terminata il 2 giugno, a distanza di oltre 20 anni dall’ultima mostra a lui dedicata a Roma, è certamente da definirsi la più grande mostra mai realizzata prima dell’artista Munch. Edvard Munch (1863 -1944) è stato celebrato con una grande retrospettiva, con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, in collaborazione con il Museo Munch di Oslo. La mostra ha esposto ben 100 opere provenienti dal Munch Museum di Oslo. Protagonista indiscusso nella storia dell’arte moderna, Munch è considerato un precursore dell’Espressionismo e uno dei più grandi esponenti simbolisti dell’Ottocento, nonché l’interprete per antonomasia delle più profonde inquietudini dell’animo umano. Percorrendo le sale tra i dipinti e le opere riviviamo la forza emotiva, l’angoscia, la paura e il tormento dell’animo di un artista nato e cresciuto a Kristiania, l’attuale Oslo in Norvegia, nelle fredde terre del Nord Europa, ma anche le influenze artistiche di luoghi da lui vissuti come Parigi a contatto con gli Impressionisti e i colori vivaci di Gauguin, ma anche Berlino e il viaggio a Roma che lo colpì molto. E’ una mostra introspettiva di forte intensità emotiva, una mostra che ci entra dentro e va oltre la visione, portandoci a profonda meditazione dinanzi ai suoi dipinti.
La mostra ha avuto in esposizione 100 opere, tra cui una delle versioni litografiche custodite a Oslo de L’Urlo (1895), il suo massimo capolavoro che raffigura l’ansia, l’alienazione e l’urlo tremendo che l’artista sentì lungo la passeggiata sulla collina Ekeberg da cui si vedeva il porto di Oslo. Significativi i capolavori esposti, tra cui La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922), Gelosia (1907), Autoritratto a Bergen (1916), Le ragazze sul ponte (1927), Sera. Malinconia (1891) e Danza sulla spiaggia (1904). Molto intensi e significativi anche Disperazione (1894) con il cielo di un rosso intenso e all’orizzonte il porto di Oslo, sfumato con imbarcazioni e il Bacio del (1897). Il Bacio dipinto con pennellate larghe e colori scuri ci raffigura come protagonisti un uomo ed una donna che si stanno baciando ed abbracciando nell’oscurità. L’unica luce che entra nella stanza arriva dalla finestra sulla sinistra, quasi del tutto coperta dalla tenda. Significativa una frase di Edvard Munch, tratta dalle Note 1930-34 che riassume la mostra: “attraverso la mia arte, ho cercato di spiegare a me stesso la vita e il suo significato, ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria”.
Francesco Fantini