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I pericoli della rete: L’Intervista del nostro direttore al Commissario Angelo Sebastianelli

Interessante e partecipata conferenza divulgativa, organizzata all’Oratorio della Carità di Fabriano dalla Polizia di Stato e Questura di Ancona, con la preziosa collaborazione dell’Università Politecnica delle Marche ed il Patrocinio del Comune di Fabriano, dedicata ad un tema molto sensibile: “Come sopravvivere alla Transizione Digitale, tra fake news, hate speech, domicilio virtuale e truffe on line”. Proponiamo una riflessione sugli argomenti trattati ad Angelo Sebastianelli, Dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Fabriano, che ha moderato l’incontro.

Commissario, la rilevante presenza di pubblico alla conferenza dello scorso 30 marzo è indice di attenzione e profondo interesse della cittadinanza ad un tema così sensibile. Quando è importante diffondere la cultura dell’informazione e la sensibilizzazione, a partire dalle scuole, riguardo le cybertruffe ed un utilizzo intelligente della tecnologia digitale?

Come sottolineato anche dalla Professoressa Marta Cerioni della UNIVPM di Ancona, la transizione digitale è una grande opportunità di progresso. Nella sua irreversibilità, si accompagna anche a rischi e pericoli che possono essere affrontati e contenuti con la proposizione di una formazione culturale di spessore – accompagnata da un lifelong learning in grado di aggiornarla nei rapidi cambiamenti sociali e tecnologici; con una diffusione  informativa capillare da parte degli addetti ai lavori (mezzi di informazione, forze di polizia, strutture sociali); con un adeguamento progressivo della normativa che continui ad assicurare la più ampia libertà di circolazione di pensiero tutelando la sicurezza delle persone e garantendo i loro diritti fondamentali. Per ciò che concerne la Polizia di Stato, da alcuni anni il Questore di Ancona Cesare Capocasa, di intesa con il Provveditorato agli Studi, promuove il progetto “Educhiamo insieme alla legalità” che porta i Poliziotti nelle scuole di ogni ordine e grado ad incontrare gli studenti sensibilizzandoli sui pericoli del web e sulle conseguenze del suo uso improprio (cyberbullismo, pedopornografia online, diffusione di dati personali nel web ecc.). Alla stessa maniera, frequenti sono gli incontri che io stesso tengo in parrocchie, circoli sociali e strutture sportive in una prospettiva di conoscenza delle numerose modalità di commissione delle cybertruffe e di diffusione di modalità di difesa anche con la creazione di una “rete” familiare che, interagendo con continuità con la Polizia di Stato e le altre Forze di Polizia, assicuri un supporto costante e di concreto affidamento.

Deep fake, impostori digitali automatizzati, avatar fotorealistici in grado di sostituire persone reali. L’AI (Artificial Intelligence) ed il diffondersi delle cybertruffe come stanno cambiando il lavoro delle Forze dell’Ordine?

Un Poliziotto, oggi, per fare bene il proprio lavoro, deve avere una solida formazione in tema di tecnologie informatiche, di preparazione nel campo dei reati informatici, di reale capacità di interazione psicologica in grado di interpretare i fatti denunciati dai cittadini che spesso hanno difficoltà non solo a rappresentarne le dinamiche per difetto di conoscenza tecnica ma anche per quel meccanismo di rimozione della memoria tipico di chi non ha saputo interpretare gli artifici e raggiri proposti dai criminali.  Uno sforzo importante delle Forze di Polizia è oggi dedicato ad affrontare i reati commessi con l’uso del web che aumentano di pari passo con la diffusione della moneta elettronica e del commercio online. Con conseguente altissimo impegno delle strutture giudiziarie. Sottolineo come spesso le indagini portano a criminali o strutture criminali operanti anche fuori della Comunità Europea e questo comporta una sostanziale impossibilità di assicurare gli autori alla giustizia e di recuperare il compendio delle cybertruffe. La Polizia di Stato ha nella specialità della Polizia Postale una punta di diamante nel contrasto anche delle forme più evolute di reati informatici e svolge continua attività di monitoraggio web al fine di prevenire la commissione non solo dei reati contro il patrimonio ma anche di altre, gravissime, tipologie di reati.

La transizione digitale necessita, secondo lei, di un supporto attraverso nuovi strumenti legislativi al fine di contenere un utilizzo distorto ed illecito di queste opportunità offerte dalla tecnologia?

Come emerso nel corso del convegno, è sempre più attuale l’esigenza di “ripensare” ad una normativa che risponda alle esigenze di una società tecnologica che cambia continuamente e che, in prospettiva, risentirà di accelerazioni imprevedibili. La difficoltà, sottolineata dalla Professoressa Marta Cerioni, sta nel cogliere le poliedriche criticità provocate da modalità criminali in costante aggiornamento, trasformarle in strumenti legislativi di contrasto con tempi che non risultino anacronistici adeguando questi ultimi ad una normativa comunitaria che risente di indirizzi non sempre univoci rispetto alle tendenze dei vari Stati. Sicuramente un compito non facile ma la sfida è epocale e la vittoria passa dalla riuscita di un percorso virtuoso di osservazione-intervento-verifica che deve essere stimolato e valorizzato.

Molte sono le testimonianze e le denunce che le Forze dell’Ordine registrano da vittime di cybertruffe. Furto di dati personali, messaggi con richieste di trasferimento di denaro, creazione di false identità digitali. Come è possibile proteggere la fascia di cittadinanza più debole, come i più piccoli e gli anziani, dalle insidie della rete?

Non è facile dare consigli validi per tutte le situazioni. Il truffatore digitale, per la buona riuscita della sua attività criminale, cambia spesso modalità, tempi e scenari. In linea di massima, può affermarsi che agisce sempre cercando di raggiungere i centri emozionali delle persone o la loro aspettativa di concludere un buon affare. Inoltre, una costante è anche quella di non lasciare tempo per riflettere, la transazione deve realizzarsi immediatamente altrimenti il paventato “successo” non si realizza. Per i nativi digitali, il consiglio è quello di non diffondere nel web, o limitare fortemente, i propri dati personali, i loro video e messaggi vocali: male intenzionati possono appropriarsene ed utilizzarli con modalità criminali. Gli anziani possono assicurarsi buone strutture difensive limitando la confidenza al telefono o in internet verso chiunque non sia ben conosciuto; diffidando e coinvolgendo familiari ed amici prima di rispondere a richieste di condivisione di dati relativi a conti correnti o identità digitali (cd. phishing, vishing, spoofing). Ed in caso di sospetto, incertezza ed insicurezza telefonare gratuitamente al 112 – Numero Unico di Emergenza: risponderà un appartenente alle forze di polizia che darà indicazioni certe su cosa fare 24 ore su 24.

Le truffe del futuro saranno sempre più invisibili, in che modo il Centro Operativo per la Cybersicurezza della Polizia Postale e delle Comunicazioni si sta muovendo affinchè l’intervento a tutela del cittadino non arrivi troppo tardi?

La Polizia di Stato, attraverso la Specialità della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni, da sempre è in prima linea nella prevenzione e contrasto dei reati commessi in internet. Monitoraggi continui, esplorazioni di fonti aperte, indagini di iniziativa o delegate dalla Autorità Giudiziaria   riempiono i tempi di Operatori sempre più specializzati coscienti che la vera sfida del futuro si gioca proprio lì, davanti il computer. Aggiungo che il continuo aggiornamento delle metodologie di contrasto alle cybertruffe posto in essere dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni si accompagna alla collaborazione con Agenzie Governative di altri Stati ed Organizzazioni Internazionali del settore per condividere informazioni che possono essere utili ad anticipare l’arrivo di nuove metodologie criminali allestendo metodologie di prevenzione e difesa.

Una sua riflessione sul diffondersi del fenomeno delle fake news. Oggi l’eccesso di informazione, soprattutto on line, espone i lettori della rete al rischio di prendere per vere molte notizie false. Come il legislatore potrebbe intervenire a tutela della veridicità dell’informazione on line e degli operatori della comunicazione e come i lettori possono distinguere la notizia verificata dalla fake news?

Più che di eccesso parlerei di qualità dell’informazione, non sempre all’altezza. Concordo sulla proliferazione incontrollata di notizie nel web da parte di fonti incontrollate, di scarsa qualità, che dilaga nel web e che determina una “confusione” tale nel lettore e nell’ascoltatore da non permettergli più una chiara distinzione tra i confini della notizia vera e le deformazioni che la trasformano, alterandola, nella sua essenza.  Un percorso ancor più professionalizzante per l’iscrizione all’Albo Professionale dei Giornalisti e la creazione di organismi di controllo certificati che monitorino la qualità e le fonti possono costituire validi correttivi. Al cittadino spetta esercitare una vera e propria azione critica rivolgendosi a canali affidabili ed equilibrati e diffidando, sempre, dei titoli e delle notizie sensazionalistiche che spesso si accompagnano a deformazioni strutturali della realtà al fine di attirare il lettore per fini diversi da quello della informazione. Un intervento legislativo è auspicabile ma estremamente delicato perchè incide sulla libertà di espressione costituzionalmente tutelata.

L’utilizzo massivo dei social network ha generato un nuovo modo di comunicare in rete senza filtri. Commentatori seriali di notizie e post che, senza peli sulla lingua, offendono e denigrano, spesso ingiuriano e calunniano altri cittadini, ma anche autorità, esponenti politici ed istituzionali. Come è possibile far pervenire un “avviso ai naviganti” che comportamenti di questo tipo rientrano nel reato di diffamazione penalmente punito?

Non facile, purtroppo. La stretta relazione tra una evidente stratificazione sub-culturale e la interazione con post attraverso commenti che eccedono non solo il limite della buona educazione e del buon gusto ma anche i confini penali, inducono a ritenere che il massivo utilizzo dei social network in condizioni di sostanziale isolamento individuale a discapito delle relazioni umane “fisiche”, creino le condizioni per cui spesso chi scrive non ha la reale percezione della gravità delle affermazioni. Alcuni social propongono “filtri” attraverso i quali gli autori di post “eccessivi” vengono bannati per un periodo di tempo: purtroppo, al momento, non paiono essere capaci di limitare un fenomeno che, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. Si parla di reati gravi come la diffamazione aggravata e la calunnia: ma anche di azioni che possono integrare veri e propri momenti di stalking. Purtroppo, l’assunto secondo il quale “La Legge non ammette ignoranza” non pare avere una capacità interdittiva verso gli autori degli hate speech.   Penso che la diffusione della intelligenza artificiale potrebbe aiutare a dimensionare filtri “intelligenti” in grado di intercettare sinistre derive di post e commenti oltre il limite del consentito: resta, però, da ponderare il limite alla libertà di espressione che solo il legislatore può definire ed aggiornare.

Gigliola Marinelli

 

Foto di copertina: Studio Cico