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Beko, i sindacati: “Nuovo piano industriale ancora vago e insufficiente”

Oggi Beko ha presentato un piano industriale con poche novità rispetto a quello presentato il
20 novembre a Roma. Tuttavia il punto di partenza era così drammatico, che pur con alcune
modifiche da verificare anche il nuovo piano si presenta insufficiente e suscita dubbi sulle
prospettive industriali e sulla sostenibilità sociale.

Per quanto concerne la fabbrica di Cassinetta, è stata ritirata la decisione di dismettere due
linee di montaggio; l’abbassamento dei volumi sarebbe affrontato con una modifica dell’assetto
dei turni, ma gli esuberi si abbasserebbero a 350, a fronte degli originari 540. A Siena, ferma
restando l’intenzione di cessare la produzione a fine anno, c’è la disponibilità a mantenere il
contratto di affitto dell’area e i rapporti di lavoro in essere fino alla fine del 2027, purché ci sia
una disponibilità di ammortizzatori sociali e con l’obiettivo di favorire una operazione di
reindustrializzazione. A Comunanza si sta valutando un piano alternativo alla chiusura, con un
livello produttivo economicamente sostenibile che verificheremo nel merito e nella concretezza
al prossimo appuntamento. A Melano e a Carinaro si conferma il numero originario
rispettivamente di 68 e di 40 esuberi.

Per quanto concerne le attività di staff, nel comparto R&D ci sono 198 esuberi, di cui la
massima parte sussiste fra Cassinetta e Fabriano; 98 esuberi sono inoltre nella parte
commerciale, principalmente a Milano e in misura minore a Fabriano; 19 esuberi nella divisione
medio oriente ed Africa; ben 363 esuberi infine nelle funzioni regionali. Nel complesso dunque
nelle funzioni impiegatizie siamo in presenza di 678 esuberi, che, anche se potrebbero
diminuire in conseguenza della revisione del piano industriale, rimarrebbero un numero
insostenibile. Più in generale la Direzione di Beko ha dato la disponibilità ad affrontare gli
esuberi anche attraverso percorsi di accompagnamento alla pensione. Si conferma l’intenzione
di investire 300 milioni di euro in un triennio, a condizione che venga varato il piano di
risanamento, con gran parte dell’investimento sulla divisione cottura, ma che manca tuttavia di
tutti gli elementi di dettaglio.

Come sindacato esprimiamo delusione per una posizione aziendale che appare ancora
insufficiente per provare ad arrivare ad un’intesa. Chiediamo anche al Governo di dar seguito
con fatti alle parole espresse nell’incontro precedente, a cominciare dall’acquisizione del sito
di Siena, e far pesare davvero sulla multinazionale il peso politico più volte richiamato.
Al prossimo incontro del 24 febbraio ci aspettiamo un chiarimento sugli investimenti che
dimostri una effettiva volontà di rilanciare anche la refrigerazione ed il lavaggio, una svolta sullo
stabilimento di Siena e una modifica profonda nelle decisioni inerenti le funzioni impiegatizie.

Uffici Stampa Fim, Fiom, Uilm, Uglm