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Caravaggio, San Francesco in Meditazione

In prossimità del 4 di ottobre, giorno in cui si celebra San Francesco patrono d’Italia, mi vengono in mente tanti capolavori che hanno raffigurato il Santo di Assisi. Vorrei soffermarmi su un capolavoro di Michelangelo Merisi, il Caravaggio, che è il San Francesco in Meditazione conservato presso la Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini in Roma.

San Francesco d’Assisi è il primo Fratello d’Italia, colui che testimoniò al mondo la fraternità come missione di vita. La figura del Patrono di tutti gli italiani con quattro capolavori è stata in Fabriano in una originale esposizione presso la Pinacoteca Civica “B. Molajoli” per l’edizione Poiesis 2011, in cui è stato possibile ammirare il San Francesco riceve le stigmate di Tiziano, il San Francesco sorretto da un Angelo di Orazio Gentileschi, il San Francesco d’Assisi di Annibale Carracci e appunto il San Francesco in meditazione di Caravaggio di cui trattiamo ora.

Il San Francesco in Meditazione, dipinto di forte impatto e di un realismo impressionante, anticipa alcune delle caratteristiche stilistico-tecniche che saranno proprie dell’attività siciliana e napoletana del Caravaggio. L’olio su tela mostra la sua chiara declinazione controriformata in chiave di mistica gesuita propria del francescanesimo-cappuccino. La scena è immersa in uno scenario tenebroso e arido, San Francesco stringe tra le mani un teschio: sta meditando sulla morte, intesa in termini di redenzione dalla vita terrena. Ogni dettaglio reca il marchio dell’umiltà e della penitenza, come il saio strappato sulla spalla, il tronco spezzato e la croce di legno grezzo, chiaro rimando alla passione di Cristo. La croce poggiata su una pietra sembra voler ribadire il concetto del sacrificio e tutta l’immagine è costruita in un clima di ars moriendi. Il santo è rappresentato nel tipico atteggiamento melanconico, caratteristica della cultura italiana di fine ‘500, inizio ‘600.

La tela è stata rinvenuta nel 1968 nella chiesa di San Pietro a Carpineto Romano e nel 2000 è stata oggetto di un importante restauro, condotto contemporaneamente a quello di un’altra versione del dipinto, quasi identica, conservata nella chiesa di Santa Maria della Concezione, in via Veneto. Le indagini hanno confermato l’autografia per la tela Barberini e la sua precedenza cronologica. Secondo alcuni studiosi, la data di esecuzione si collocherebbe intorno al 1606, quando Caravaggio, in fuga da Roma dopo l’assassinio di Ranuccio Tommasoni, si rifugia presso i feudi Colonna, vicini a quelli degli Aldobrandini, committenti dell’opera.

Francesco Fantini