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Fabriano – Acquista una microcar, ma era una truffa. Due denunciati

I Poliziotti del Commissariato di PS di Fabriano denunciano due persone per il reato di truffa
informatica.

Il fatto di riferimento riguarda l’acquisto su una nota piattaforma commerciale web di una microcar
da destinare al proprio figlio studente. Dopo una attenta ricerca, l’interesse si concentrava su un
mezzo non nuovo ma con pochi chilometri percorsi ed in buono stato.
Numerosi erano gli scambi di informazioni e fotografie del veicolo che ottenevano la
soddisfazione dell’acquirente. Il venditore, dichiaratamente un privato residente nel nord Italia,
dopo aver proposto il prezzo di 5.500 euro, si accordava con il fabrianese per 4.500 euro: a fronte
dell’importante sconto, però, il venditore richiedeva il pagamento con bonifico istantaneo
anticipato di metà della somma.
Le premesse venivano ritenute credibili dal fabrianese che si apprestava a versare, sull’IBAN
fornito dal venditore, la somma di euro 2250: il saldo, come da accordi, sarebbe intervenuto con
analoghe modalità a consegna avvenuta.
L’appuntamento per la consegna veniva fissato verso la metà del mese di maggio, in una via della
zona artigianale-industriale di Fabriano. All’ora fissata, però, della annunciata bisarca non si aveva
notizia. Trascorsa una ora, l’acquirente iniziava a telefonare al cellulare del venditore, utilizzato
per le trattative: questi prima asseriva che il mezzo aveva ritardo a causa del traffico in autostrada,
quindi, dopo una altra ora, che era stato fermato per un controllo da una pattuglia delle forze
dell’ordine. Alla fine, dopo circa due ore dall’appuntamento fissato, cessava di rispondere.
Non restava altro che al beffato fabrianese che rivolgersi al Commissariato della Polizia di Stato
di Fabriano per la proposizione di querela.
Le indagini, immediatamente avviate, consentivano di individuare, identificare e denunciare alla
Autorità Giudiziaria un uomo ed una donna residenti in una città del sud Italia, non nuovi ad essere
segnalati alla giustizia per reati dello stesso genere, rispettivamente titolari della utenza telefonica
truffaldina e dell’IBAN utilizzato per la frode.
Grande sorpresa suscitava, però, nei Poliziotti, il notare che le residenze dei due coincidevano.
Dopo un rapido accertamento presso l’Ufficio Anagrafe del Comune interessato, scoprivano che i
due erano marito e moglie, evidentemente soci di una “impresa famigliare” dedita alle truffe
online.