MATELICA – PLASTIC FREE DALLA PRIMA ELEMENTARE, CONSEGNATE LE BORRACCE

Matelica – La consapevolezza del riuso e l’importanza del plastic free già dalla prima elementare. Grazie all’amministrazione comunale di Matelica, nello specifico all’assessorato alla Nettezza Urbana delegato al vicesindaco Denis Cingolani, gli alunni del primo anno della scuola primaria M. Lodi hanno ricevuto una borraccia metallica per abbattere l’uso di bottigliette di plastica usa e getta. Una consegna che è ormai diventata un rito per i ragazzini che si ripete ogni anno e che conferma la visione sostenibile e plastic free del Comune di Matelica, già impegnato su più fronti all’interno delle scuole come, ad esempio, nel caso dell’altrettanto recente consegna del kit di posate riutilizzabili per il pranzo avvenuto sempre nelle classi della primaria. Un gesto che ha permesso, di fatto, l’eliminazione di 56700 posate usa e getta in un anno. «L’attenzione all’ambiente è un tema molto importante che va portato nelle scuole con gesti concreti come quelli che stiamo mettendo in campo dall’inizio del nostro mandato – spiega il vicesindaco Denis Cingolani – potranno sembrare azioni scontate o di piccolo conto, ma in realtà hanno una valenza incalcolabile. Lo scopo è quello di riuscire ad arrivare ad avere istituti scolastici totalmente plastic free e soprattutto educare i bambini fin da subito ad avere questo particolare interesse verso la sostenibilità e l’ambiente».

BRACCANO: L’ANIMA DI UN BORGO. ARRIVA LA MOSTRA DEDICATA ALLA FRAZIONE MATELICESE

Matelica – La quotidianità di un piccolo paesino ai piedi del San Vicino negli scatti di un esperto fotografo matelicese. Taglio del nastro sabato 19 novembre alle ore 16 per la mostra fotografica “Braccano: l’anima di un borgo” realizzata da Fabrizio Massari in collaborazione con Fototeca Matelica, Comitato Feste Braccano e Comune di Matelica. L’esposizione sarà allestita presso gli spazi dell’ex scuola elementare di Braccano e rimarrà aperta fino all’8 gennaio 2023 nei weekend e nei giorni festivi (sabato dalle ore 16 alle ore 18, domenica e festivi dalle ore 10 alle ore 18). «Le immagini parlano, hanno sempre parlato – si legge nella presentazione della mostra affidata al prof. Angelo Antonelli -. La storia è fatta di parole, ma anche di immagini, che ricordano i momenti più importanti della vita e delle vicende umane. Dalle pitture rupestri ai grandi maestri del Novecento, pittori e fotografi hanno sempre ritratto, in posa o spontanee. La fotografia è arte. La qualità è data dal soggetto, ma anche da come viene presentato e rappresentato; anche nel bianco e nero c’è la ricerca della luce, come nella pittura, la luce di cui sono protagoniste tutte le arti visive. Senza luce non si creano immagini. I maestri dell’Ottocento prediligevano i paesaggi abbandonati e le figure di popolani, esclusi dalla retorica ufficiale, ritratti senza storia, ma che sotto il gioco della luce diventavano veri e propri capolavori. Un po’ come succede per questi personaggi ritratti in un bianco e nero, ma pieni di luce. I protagonisti di queste immagini non hanno posato, sono stati colti al momento, non si sono messi in posa; ma è qui che sta la maestria di chi sta dietro la macchina fotografica e sa cogliere l’anima dei soggetti che ritrae. I personaggi di questa comunità, ritratti nel 2004, parlano di una vita semplice, a volte difficile, dura, fatta di dolori e fatica, ma col sorriso sulle labbra, per dire grazie alla vita. Felici di posare perché ritratti; quei visi parlano di dignità, la dignità che regala la vita di chi ama le cose semplici. Ad ognuno si associa un nome, un cognome, a volte anche un soprannome, ma qui non ci interessa, perché è un’intera comunità che si esprime. Quando non sono volti, sono scene di vita comune, bambini che giocano, vecchi seduti su una panchina, signore dal volto rugoso, ma sereno, perché in sintonia con le cose del mondo. Sono trascorsi anni da quegli scatti, alcuni di quei protagonisti non ci sono più, di loro almeno rimane memoria e qualcuno li ricorderà per sempre. A loro si associano abitudini e gesti di un vivere quotidiano: lavorare, raccontare, dialogare, parlare, commentare… Tutto quello che si fa in una comunità, in cui tutti vivono e convivono. Figure senza tempo, perché il tempo è il protagonista delle nostre vite, tutto procede inesorabilmente; eppure queste immagini hanno la facoltà di fermarlo, consegnandolo alla memoria. Ricordare vuol dire pensare, tornare indietro, vivere l’istante di un’emozione. Queste foto raccontano la storia di una comunità legata alla terra, lo dicono le rughe di quei visi, preziose come i solchi tracciati sui campi dalle loro mani. Il mondo contadino è duro, oggi campagna e città si confondono, ma l’identità di una comunità resta; è difficile cancellarne le origini, lo testimoniano i volti di quei vecchi in posa, di quelle signore felici di essere fotografate, perché qualcuno ha chiesto loro di diventare protagoniste di un racconto, anche se per il breve tempo di uno scatto».