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Dirigente rimosso, Giunta rinuncia alla Cassazione, l’ex sindaco prende posizione

Fabriano – La Giunta Ghergo decide di non ricorrere in Cassazione contro le due sentenze riguardanti il dirigente del settore Assetto del Territorio, Vincenzo Capaldo, che era stato rimosso dall’incarico dall’allora sindaco, Gabriele Santarelli. Una decisione che non sembra piacere all’ex sindaco pentastellato nonostante sin due gradi di giudizio il dirigente ha avuto la meglio. Santarelli prende posizione. Precisa che “inviare i documenti relativi a un qualsiasi debito fuori bilancio alla Corte dei Conti è previsto dalla legge, non è una scelta” poi si chiede il motivo per cui c’è stato un cambio di rotta. “Ricorrere in Cassazione come ci avevano suggerito gli avvocati, che evidentemente hanno cambiato idea, avrebbe permesso, secondo loro, di provare a rivedere al ribasso la somma da versare (96mila euro, ndr). Per cui la Corte dei Conti valuterà anche se è stato opportuno rinunciare a ricorrere. Ma probabilmente, speriamo, hanno fatto la scelta giusta” dichiara l’ex sindaco. Santarelli ripercorre l’ultima sentenza. “Il Consiglio di Stato (in realtà è la Corte di Appello, ndr)– sottolinea – nella sua sentenza ha respinto la richiesta di reintegro in servizio del dirigente riconoscendo il fatto che il venir meno del rapporto fiduciario era fondato e reale e che il procedimento amministrativo per farlo è stato corretto. In questo modo hanno riconosciuto, anche se indirettamente, che i motivi per i quali venne presa quella decisione erano reali, ossia quanto riportato nel curriculum non corrispondeva al vero”. Da qui tutto l’iter con l’interruzione del rapporto lavorativo con il dirigente, ricorso alle vie legali, e l’avvio di un lungo dibattito con toni molto accesi tra maggioranza e opposizione. Per Santarelli “con la scelta fatta abbiamo tutelato l’Ente a fronte di una persona che aveva mentito. Quando abbiamo scoperto l’assenza di alcuni titoli ci siamo mossi. Lo rifarei sempre”. I lavori che hanno fatto innescare tutto questo terremoto in Comune erano quelli relativi al fiume Giano. “Su questi mi auguro che Corte dei Conti e Procura mettano gli occhi. In questo percorso c’è chi non ha fatto la tutela dell’Ente e quindi se qualcuno dovesse essere chiamato a rispondere ben venga”. Il dirigente, che al momento mantiene il silenzio, quando, annunciò l’intenzione di rivolgersi alla Magistratura disse: “Il provvedimento di revoca del mio incarico è arbitrario, illegittimo e vessatorio sotto plurimi profili. Le vie legali servono per tutelare i miei diritti e la mia immagine professionale. Un problema di titoli? Non è vero che ho una laurea di tipo B”.

Marco Antonini