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Chernobyl, la storia ritorna

Le truppe russe sono ormai entrate in territorio ucraino dalla Bielorussia, e sono in corso combattimenti nei pressi di un deposito di scorie nucleari nei pressi della ex Centrale Nucleare, dove sono ancora presenti impianti di stoccaggio delle scorie. E qui la notizia ci riporta indietro nel tempo, alla tragedia del 1986. Il disastro di Cernobyl del 1986 è, a oggi, il peggior incidente nucleare della storia. Il reattore, che si trova a 80 miglia a nord della capitale ucraina Kiev, è stato coperto da un rifugio protettivo per prevenire le perdite di radiazioni, mentre l’intero impianto è stato dismesso.

Cosa accadde a Chernobyl in quel disastroso 26 aprile 1986? Vennero realizzate al tempo alcune manovre azzardate durante una esercitazione notturna agli impianti di sicurezza della centrale nucleare provocando la fusione del nocciolo, l’esplosione del “Reattore 4” e il collasso dell’intera struttura che lo proteggeva. Si sprigionò una nube carica di particelle radioattive cinquecento volte più micidiale di quella prodotta delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. I venti sparsero le particelle nell’atmosfera e presto vennero contaminate intere regioni di Ucraina, Bielorussia e Russia. La nube raggiunse poi gran parte dell’Europa Occidentale, contaminando anch’essa.
Il governo all’inizio non divulgò la notizia, ma dovette ammettere l’incidente dopo alcuni giorni, quando l’aumento anomalo delle radiazioni atmosferiche fu rilevato in Svezia e la notizia si diffuse a livello internazionale. Vi furono pesanti conseguenze politiche, sia internazionali sia interne, per la credibilità e il prestigio tecnico-scientifico dell’Unione Sovietica.

Le nubi radioattive raggiunsero in pochi giorni anche l’Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia, toccando, con livelli di radioattività inferiori, anche l’Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l’Austria e i Balcani, fino a porzioni della costa orientale del Nord America, provocando un allarme generale e grandi polemiche contro i dirigenti sovietici. Di fronte alla gravità estrema dei livelli di contaminazione dei territori circostanti, venne ordinata l’evacuazione, e in seguito il reinsediamento in altre zone, di circa 336 000 persone. Venne mobilitato l’esercito, gli abitanti della città furono caricati su autobus e camion ed evacuati in massa, mentre squadre di migliaia di operai e tecnici, chiamati poi i “biorobot” “gli eroi di Chernobyl”: che lavorarono senza sosta in prossimità del nucleo dell’esplosione, anche senza protezioni adeguate, pur sapendo di avere i giorni contati a causa dell’esposizione alle radiazioni migliaia di volte oltre la norma. Molti di loro moriranno di tumori e leucemie nell’arco di poche settimane o mesi. Altri vedranno le terribili conseguenze del loro sacrificio manifestarsi nei loro figli. Grazie a loro, il reattore venne chiuso in un sarcofago di cemento armato con i materiali radioattivi di corium, uranio, plutonio isolandolo dal resto del mondo.

La storia è maestra, ma purtroppo i suoi insegnamenti non sono recepiti dal genere umano, “fatti e ricorsi storici” sosteneva l’illuminato Giovanbattista Vico, la storia è ciclica, si ripete. In una situazione così in bilico, complicata che è quella dell’assedio russo in Ucraina, le notizie quotidiane ci fanno ritornare ai fatti terribili di Cernobyl, vicenda che scosse il mondo intero e che personalmente mi riporta indietro nel tempo al tema dell’esame di III Media quando commentai i fatti e le impressioni del disastro che sconvolse l’Europa.

Francesco Fantini