Costi alle stelle, crisi del commercio. A Fabriano chiudono due edicole

Dopo l’Edicola della Stazione, chiude anche quella di via Don Riganelli. Due edicole in meno a Fabriano in poco tempo. I titolari hanno affisso un cartello sulla serranda. “Dopo tanti anni passati attraverso alti e bassi, crisi economica, liberalizzazioni e pandemia, siamo spiacenti comunicarvi che non è stato possibile far proseguire questa attività. Avremmo voluto lasciare in modo diverso e salutarvi di persona” ha scritto Gaia Castellucci, titolare, della rivendita sita a due passi da quella che era chiamata la “banca di vetro”, la storica Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana degli anni d’oro, poi Veneto Banca e ora Intesa Sanpaolo. Ieri l’ultimo giorno di apertura. Recentemente pure alla Stazione ha chiuso la storica edicola, un punto di riferimento per tutti i pendolari e non solo che ogni giorno prendono il treno e prima di salire davano almeno un’occhiata veloce alla locandina. Anche la Stazione, quindi, ha perso un importante servizio dovuto anche ai costi di gestione (il locale è di RFI). Le richieste di aiuto anche in epoca covid-19, da parte della famiglia che gestisce l’edicola, sono cadute nel vuoto, e contro le spese in aumento e non si poteva far altro che chiudere. Capitolo bollette a parte. Il commercio è sempre più in difficoltà.

Sulla vicenda interviene Mauro Bartolozzi, presidente Confcommercio. “La crisi economica, la pandemia, gli acquisti online e il calo demografico non aiutano la città” dichiara preoccupato. Bartolozzi, storico commerciante del centro, ammette che, negli ultimi due anni, ci sono state diverse chiusure di attività a Fabriano e, tra le cause, c’è anche la pandemia con ristori scarsi che non hanno permesso a diverse realtà di sopravvivere. “Ha chiuso un 15% di attività commerciali, senza considerare hotel e ristoranti. Ora abbiamo il segno meno: più chiusure che aperture. Aumentano – riferisce – i costi per tenere aperta un’attività e non c’è stata una politica in grado di venire incontro al mondo del commercio”. Oggi, infatti, chi apre un’attività, soprattutto nell’entroterra, dovrebbe essere considerato un eroe. Tra i problemi anche il calo demografico in una città scesa sotto i 30mila abitanti. “Nessuna amministrazione ha avuto un piano strategico, serve un Piano regolatore vero e proprio. Oggi – dice Bartolozzi – paghiamo anche l’aver portato le scuole in periferia (Cittadella degli studi, ndr). E’ mancata una programmazione futura di città. Bisogna rendere allettante investire in centro, fornire agevolazioni e semplificare le norme. Cambiare la destinazione d’uso è un’odissea. A Campobasso, Molise, chi apre in centro ha agevolazioni fiscali per 5 anni”. Riferendosi al Comune, Bartolozzi fa presente che “l’Ufficio del Commercio è stato smembrato e depotenziato, un caso unico, a discapito della categoria”.

Marco Antonini