DON VINCENZO BRACCI: “ECCO COME ABBIAMO VISSUTO IL COVID-19 A SAN SILVESTRO”

A cura del Priore don Vincenzo Bracci e dei Monaci di San Silvestro Fabriano 

La temibile pandemia, comparsa in Cina nel 2019, inizia a imperversare anche in Italia agli inizi del 2020.
Noi, monaci di San Silvestro, situati sul monte, con l’aria pulita, con la possibilità di ossigenare i nostri polmoni in mezzo al verde, lontani da inquinamenti, con rari contatti umani, eravamo quasi nella certezza che non ci avrebbe raggiunto.

Eravamo convinti che si trattava di un sentimento egoistico, mentre veniva annunciato dai mass media un quotidiano bollettino di guerra: decessi di sacerdoti, suore, medici, infermieri… a causa della pandemia, contratta proprio nell’assistenza agli ammalati, molti dei quali non ce l’hanno fatta. Inoltre ci sembrava ingenerosa la nostra immunità, mentre tante famiglie venivano private dei propri cari senza la possibilità di assistenza e segni di affetto, costrette a rimanere chiuse nei loro appartamenti senza spazi sufficienti per bambini, giovani e anziani, mentre noi abbiamo una montagna a nostra disposizione.

Inoltre una riflessione più intimamente cristiana, affiorava nella coscienza: condividere la croce con chi soffre, per i credenti in Cristo, tanto per noi monaci è una gloria, non una vergogna. Nonostante queste generose riflessioni, si viveva nel timore che il presentarsi della pandemia in questo monastero sarebbe stata un’ecatombe, data la venerabile età della maggior parte di noi. Per fortuna, nel frattempo, quattro monaci – rientrando nella fascia d’età prevista dalla legge – avevano fatto la prima dose di vaccino. Non fu quindi una sorpresa quando il 6 aprile scorso risultarono positivi due confratelli con segnali caratteristici del virus. Posti subito in isolamento, si viveva nell’ansia di sapere se tra di noi ci fossero altri positivi. Intanto in comunità risuonavano colpi di tosse profonda, insistente, mentre qualcuno accusava brividi di febbre e un malessere generale. Il giorno 9 aprile viene fatto il tampone a tutti, compresi il barista Dili e il collaboratore Benedetto. La risposta arriva il giorno seguente: tutti positivi eccetto Benedetto, al quale viene prescritto l’isolamento in stanza.

Il giorno 12 aprile due dottori dell’USCA ci sottopongono a una visita accurata, soprattutto dei polmoni e delle vie respiratorie. A ognuno viene prescritta la terapia adeguata, anche con il sostegno di bombole di ossigeno. Alcuni rimangono isolati in camera, altri – asintomatici o con sintomi lievi – organizzano una vita monastica alquanto mitigata negli orari. Il vitto ci viene portato puntualmente a pranzo e cena da “ristorart catering” e di questo servizio siamo contenti e ci congratuliamo. Il monastero rimane chiuso agli estranei, non escluse le nostre collaboratrici di cucina, guardaroba, pulizia… L’unica persona che si avvicina al monastero è la signora Novemia Salari di Collepaganello – cui va il nostro grazie – che ci provvede di medicinali e di quanto è necessario, lasciando il tutto su un tavolo posto all’ingresso del monastero: successivamente un monaco provvede al ritiro, senza alcun contatto personale. Per portare le medicine e altro materiale necessario si è reso disponibile anche il dottor Paolo Fugiani.
Chi se la sente, partecipa alla celebrazione delle Lodi, dell’Eucaristia, dell’Ora Media e dei Vespri lasciando molto tempo libero alla preghiera privata sia per la comunità sia per quanti stanno vivendo questa dolorosa esperienza. Ci si assiste a vicenda, secondo la possibilità. Il 30 aprile siamo stati sottoposti a nuovo tampone di verifica. Risultato: sei negativi e cinque positivi, che restano isolati. Per i negativi, il 3 maggio arriva il “certificato di guarigione”.
Attendiamo ancora la settimana entrante per altri esami che possano accertare la guarigione anche dei cinque monaci ancora positivi.

E le persone come hanno vissuto questo periodo di chiusura del monastero, della chiesa, della tomba di San Silvestro? Al portone del monastero e a quello della chiesa è stato affisso un cartello con il seguente avviso: “Le visite sono sospese come anche le celebrazioni liturgiche”. Nei primi giorni sembrava che intorno all’eremo regnasse il deserto. Qualcuno che transitava con tutta fretta come avesse qualche timore quando in antecedenza era un via vai continuo…. Poi il 25 aprile la situazione sembrava cambiata. Gente a frotte che passeggiava nei pressi del monastero e intorno al monte. Dopo questa data… il silenzio è tornato a dominare: San Silvestro è diventato un vero EREMO. Fino a quando?…Il nostro più vivo ringraziamento va ai medici dell’USCA che ci hanno visitato, alla dott.ssa Selena Saracino, all’infermiera Catia Mezzanotte, al dott. Onesta Maicol che ci ha seguito con i suoi preziosi consigli, ai nostri medici di famiglia (Marcello Latini, Gabriella Folisi e Ilaria Faggioni). Ringraziamo di cuore il nostro vescovo mons. Francesco Massara che si è continuamente interessato di noi, mons. Giancarlo Vecerrica che ha pregato costantemente per la nostra guarigione, il vicario generale della diocesi don Alberto Rossolini, i tanti sacerdoti e religiosi,le monache che ci hanno telefonato o mandato messaggi, mons. Stefano Russo, Segretario Generale della Cei, che più volte ci ha telefonato per sapere del nostro stato di salute. Ci hanno continuamente incoraggiato il nostro abate generale e i confratelli silvestrini dei monasteri d’Italia e degli altri monasteri sparsi nel mondo, preoccupati dei monaci della Casa Madre della Congregazione. Ci sono stati vicini tanti amici e oblati di Fabriano, di Matelica e di tante altre parti, i nostri familiari e parenti.

Come comunità monastica siamo vicini con la preghiera e con la comprensione a quanti vivono questa triste esperienza: auguriamo il completo superamento della pandemia e tanta salute, con ferma fiducia nella scienza, ma ancora di più, nel Signore e nella sua divina Provvidenza. Ora che tutti sono guariti è stata fatta la sanificazione di tutto il monastero, della cripta e della chiesa, dove c’è l’urna di San Silvestro, di tutti i locali: refettorio, cucina, sale comuni, sala del capitolo, salette della portineria, stanze della lavanderia e naturalmente il locale del bar che ha ripreso da domenica tutta la sua bellissima attività portata avanti con diligente precisione dal giovane Dili Sebastian. In questo tempo di pandemia, ripensare a tutto questo ci aiuta a vivere, ci aiuta a ritrovare la speranza che Dio può cambiare il corso delle cose, che ancora qualcosa di nuovo può succedere. Continuiamo a chiedere a Dio con insistenza di togliere la pandemia, di ridarci la speranza, di guarire gli ammalati e di farci gustare fin d’ora la gioia della Vita nuova. Chiediamoglielo per intercessione di Maria, la Madre del suo Figlio Gesù, perché a Maria, Dio non dice mai di no.

Da domenica 16 maggio, con la Messa delle ore 11, nella solennità dell’Epifania, la riapertura della chiesa e della struttura dopo la guarigione dal Covid-19.