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“ELICA E NON SOLO: BASTA DELOCALIZZAZIONI, NON CHIUDETE FABRIANO”

++ Slitta al 18 maggio la seduta del Consiglio regionale Marche prevista domani per dare “ai consiglieri la possibilità di partecipare alla manifestazione sulla vertenza ‘Elica’, indetta per domani a Fabriano (Ancona) dalle organizzazioni sindacali. La protesta dei lavoratori dell’azienda, leader mondiale nel settore delle cappe aspiranti, mira a ‘scongiurare’ il piano strategico 2021-2023 annunciato da Elica che prevede 409 esuberi su 560 dipendenti del comprensorio, chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi e delocalizzazione continua lo stato di agitazione dei lavoratori. Il rinvio della seduta, con contestuale invito a tutti i consiglieri a partecipare alla manifestazione, era stato chiesto dal Gruppo consiliare del Pd in una lettera al presidente dell’Assemblea, Dino Latini, in cui faceva presente la necessità che “politica e istituzioni” dessero “un segno di forte unità, netto e inequivocabile, per far sì che non si spengano i riflettori sulla vertenza Elica”. La decisione di posticipare l’appuntamento già in agenda per l’11 maggio è stata assunta dalla Conferenza dei capigruppo. La scelta del rinvio, fa sapere il Consiglio regionale, “è stata effettuata in segno di piena solidarietà ai lavoratori e per dare ai consiglieri regionali la possibilità di poter partecipare all’iniziativa”. Oltre alla seduta del 18 maggio, i Capigruppo ne hanno fissata un’altra per il 20 maggio. (Ansa)

La presa di posizione delle Segreterie territoriali di Fim, Fiome Uilm 

Fabriano – L’annuncio del piano strategico di ELICA prevede la delocalizzazione della quasi totalità del lavoro attualmente prodotto a Mergo e Cerreto, con conseguenti 409 licenziamenti: questo è l’ennesimo problema per tutto il territorio perché la ricaduta occupazionale sarebbe devastante, considerando anche l’indotto, e costituisce un’ulteriore avanzamento dei processi di desertificazione industriale ed impoverimento del territorio. C’è bisogno di un cambio di rotta per costruire invece un futuro dove l’area del fabrianese torni ad essere un punto di riferimento per l’industria di tutto il Paese: le capacità e le competenze, la nostra storia industriale, devono essere il volano per la ripartenza ma affinché ciò avvenga è necessario fare scelte coraggiose a cominciare dalle Multinazionali che ci lavorano, passando per le Istituzioni tutte. La vertenza ELICA diventa un modello per tutte le altre aziende se non ci sarà un ripensamento della strategia! Per domani, martedì 11 maggio, le Segreterie territoriali di FIM FIOM UILM proclamano una giornata di mobilitazione di tutto il territorio di Fabriano contro le delocalizzazioni che stanno massacrando il nostro tessuto industriale e per chiedere al Governo e a tutte le Istituzioni di attivarsi con grande urgenza. 3 ORE DI SCIOPERO DALLE ORE 09.30 ALLE ORE 12.30 (per i turni di mattina e centrale, fine orario per gli altri turni ) DELLE AZIENDE DEL “SETTORE DEL BIANCO” E DEL COMPARTO DELL’ELETTRODOMESTICO, COMPRESO L’INDOTTO, CON MANIFESTAZIONE: CONCENTRAMENTO ALLE ORE 10 ALLA JP INDUSTRIES (ex Antonio Merloni) DOVE E’ INIZIATO IL DECLINO, FINO ALLA SEDE DELL’ELICA CHE RISCHIA DI SANCIRE LA FINE DI UNA STORIA CHE NOI DIFENDEREMO CON TUTTA LA NOSTRA FORZA!

La nota stampa del Partito Comunista dei Lavoratori 

La situazione lavorativa del fabrianese e del nostro distretto rischia di portare sulla soglia della povertà centinaia di famiglie e lavoratori sui quali gli industriali del nostro territorio hanno deciso di riversare tutto il peso della crisi economica e sociale più grande e grave dell’ultimo secolo. Le ultime, catastrofiche notizie, confermano l’irreversibile declino di tutto il sistema politico industriale con oltre 4000 disoccupati, associati ai tanti cassaintegrati futuri senza lavoro. E’ sotto gli occhi di tutti la gravità delle dinamiche che sono figlie di precise volontà politiche e sindacali che per anni hanno avallato e negato ogni possibile rischio di distruzione economica e sociale che il modello di sviluppo attuato nel nostro territorio, a sfondo capitalistico, poteva portare e causare. La crisi devastante, si è “abbattuta” anche contro i lavoratori della multinazionale “Elica”, quotata in borsa, la quale, a causa delle responsabilità del proprio management che ha elaborato un assurdo progetto pseudo-industriale con 409 licenziamenti su 560 unità occupazionali, associato alla sciagurata volontà di delocalizzare in Polonia numerose linee produttive che di fatto, sancirebbero la totale eliminazione di un intero settore e comparto. Lo scenario, da autentico terremoto economico-sociale, non si ferma purtroppo solo a questa azienda ma a quasi tutte le grandi imprese del “mono -settore” esistente nel nostro tessuto sociale. Da qui, a breve, infatti, esploderà nuovamente la crisi delle Cartiere Miliani, dove a causa del selvaggio processo di privatizzazione, dopo aver perso il 50% dei livelli occupazionali, subirà la dismissione assurda della preziosa tipologia produttiva della “carta valori” (euro, banconote estere, passaporti ecc.) a tutto vantaggio dell’ex proprietario delle Miliani, l’i.p.z.s. e della stessa Banca d’ Italia, artefici, di fatto, della privatizzazione e del silenzio, in favore dei devastanti progetti della bain capital, fondo finanziario americano. Gli oltre 500 lavoratori e lavoratrici della ex Antonio Merloni, poi passati sotto la gestione Porcarelli che da questa settimana sono stati messi in mobilità. Si chiude definitivamente una pessima storia, fatta di vent’anni di bugie, di finti e futili piani industriali finanziati con soldi pubblici che sono finiti dentro le tasche dei “piccoli” industriali che hanno alimentato e gonfiato i loro profitti a discapito dei salari e dei diritti della classe lavoratrice. La stessa situazione generale della Whirpool che rischia ancora di diventare ancora più esplosiva dopo la chiusura dello stabilimento di Napoli, che non lascia dormire sogni tranquilli gli occupati dello stabilimento del fabrianese, già fortemente penalizzato in passato con tagli pesanti alla forza lavoro nel nome della sostenibilità aziendale. In questo quadro emerge un elemento su cui vale la pena soffermarsi: la complicità e la co-gestione che c’è stata e che tutt’ora primeggia tra politica-imprenditori-sindacato. L’aspetto politico è emblematico: il nostro territorio è lo specchio dell’alleanza che negli anni ha generato e scaturito schieramenti di centro sinistra e pseudo sinistra che si sono compromessi con le ragioni della borghesia industriale locale. Per anni il centro-sinistra (capeggiato prima dai DS poi all’attuale PD locale e regionale) è stato, e lo è ancora, lo strumento principale nelle mani di certi imprenditori con il quale hanno gettato le basi per attuare e costruire tutti quei processi politici ed economici che hanno destrutturato e portato allo sfinimento tutto il nostro tessuto sociale a favore di pochi e a danno delle classi più disagiate. Ad esso si è accodata per anni, parte di una certa sinistra radicale la quale ha voluto insistentemente dialogare e partecipare con operazioni entriste e che alla lunga si sono rivelate inutili e per molti aspetti dannose (politiche simile a quelle delle destre!). Le politiche che hanno devastato i diritti dei lavoratori, azzerato l’Art.18 e instaurato il precariato e la flessibilità come modello di sviluppo e crescita economica e sociale. La questione sindacale è la faccia della stessa medaglia: la sudditanza e la linea di pace attuata dai sindacati confederali ci ha consegnato questa situazione. Quello che per quanto ci riguarda è molto preoccupante è che ancora questa strada venga preferita a processi di costruzione di opposizione e di lotta, unici strumenti da opporre all’attacco costante dei padroni e del capitale. L’ostinata concertazione ha prodotto questo stato di cose. Cgil-Cisl e Uil negli anni hanno preferito alla lotta nelle fabbriche, i tavoli con i padroni per cercare di limitare i danni e per non perdere la propria funzione burocratica a tutela dei propri apparati di riferimento e settore. Ora la situazione politica e sociale del nostro territorio impone un necessario cambio di passo e di prospettiva. Esiste un problema generalizzato di una gravità difficile purtroppo da recuperare. Esiste una situazione che segna il fallimento di tutte le posizioni riformiste che hanno contraddistinto la maggior parte delle sinistre politiche e sindacali che si sono dimostrate inadeguate e inopportune alle dinamiche che si stavano costruendo intorno ad esse. I fatti hanno inesorabilmente ribaltato e azzerato analisi politiche che si sono rivelate completamente sbagliate. Ora vi è una necessità alla quale non si può più rinunciare: NO ALLA CONCERTAZIONE, SI’ ALLA LOTTA DI CLASSE. Sì, di classe, perché il nostro tempo ci sta inequivocabilmente dimostrando che in questa società esistono differenti classi sociali che da una parte si arricchiscono, amplificano i propri patrimoni, dall’altro invece, settori più proletari e di salariati stanno sprofondando nel baratro e nella povertà più assoluta. Ora è importante reagire, ora è necessario rispondere in maniera unitaria alle continue provocazioni e alla macelleria sociale in atto e controllata dai padroni. Ora più che mai è necessario costruire quel fronte unitario di lotta come unico strumento per cercare di cambiare gli attuali equilibri. Un fronte unitario di tutte le vertenze del territorio in un grande momento di lotta unitario e generalizzato, capace di unire tutti i lavoratori e le lavoratrici del nostro territorio, tutti quei delegati sindacali più combattivi disposti a non concedere nulla alla borghesia padronale che sul nostro territorio detiene il potere assoluto e che lo sta distruggendo e capaci di prendere una posizione netta e contraria nei confronti delle proprie strutture che ancora si ostinano a percorrere strade inutili alla causa delle masse lavoratrici. Proponiamo a tutti quei soggetti politici e sindacali di riunirsi intorno ad una piattaforma che generi sul territorio opposizione sociale capace di alzare il livello dello scontro, che spinga chi rischia di perdere il posto di lavoro a ribellarsi a questo stato assurdo, ma reale, delle cose. Una piattaforma che rivendichi le posizioni di base del movimento operaio, che abbia la forza di non ripiegare su se stesso nelle situazioni di maggiore difficoltà ma che invece faccia crescere la coscienza e la consapevolezza ai lavoratori e alle lavoratrici della propria forza se canalizzata nel modo più utile a sostegno delle proprie ragioni. Quella coscienza necessaria per affrontare questa situazione così difficile e complicata che porti i lavoratori a non accettare il proprio destino e che li spinga a rivendicare l’utilità di uno sciopero generale esteso a tutti i comparti del territorio, duraturo nel tempo, che dia la consapevolezza della necessità di occupare le fabbriche, bloccare la viabilità delle merci unici strumenti per contrastare e procurare un danno reale e concreto alle scelte padronali. Nelle fattispecie per Elica che la costringa a ritirare questo schifoso piano industriale! Questa per quanto ci riguarda non è utopia ma è l’unica linea capace di dare sopravvivenza alla classe operaia del nostro territorio. (comunicato stampa)