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NUOVO SACERDOTE PER LA DIOCESI, “Lo stile evangelico della sproporzionata gratuità”

Fabriano – Don Francesco Olivieri è stato ordinato sacerdote ieri, sabato 19 settembre, presso la chiesa Cattedrale di Fabriano. Il rito è stato presieduto dal vescovo, mons. Francesco Massara, alla presenza del vescovo emerito, Giancarlo Vecerrica, del vescovo di Imola, Giovanni Mosciatti, del clero diocesano e di tanti fedeli. Don Francesco celebrerà la sua prima Messa oggi, domenica, presso la chiesa parrocchiale della Misericordia, a Fabriano. Di seguito pubblichiamo l’omelia pronunciata dal vescovo Massara durante la solenne celebrazione. 

Care sorelle e cari fratelli, caro Francesco,
particolarmente significativa è in questo momento la mia emozione; perché oggi,
sono resto strumento e testimone di un singolare mistero: attraverso la preghiera e
l’imposizione delle mie mani un giovane della nostra Diocesi, viene consacrato per
sempre sacerdote.
Grande è pertanto la gioia e profondo il sentimento di gratitudine che fa da
cornice alla celebrazione che ci vede raccolti nella nostra cattedrale. Nel Signore che
ci raduna attorno all’altare, ci rallegriamo per il dono di un nuovo sacerdote.
È infatti al Signore che va, prima di tutto, la nostra lode e il nostro
ringraziamento, perché è Lui che ha piantato in questo suo figlio e nostro fratello il
buon seme della vocazione sacerdotale, chiamandolo ora a seguirlo più da vicino
nella sua vigna, la Chiesa.
Il mio personale ringraziamento va ora, alla comunità del Seminario Regionale;
che attraverso l’opera dei suoi formatori, lo ha seguito e accompagnato in questo
cammino di discernimento.
In modo del tutto speciale, rivolgo poi, un prezioso ringraziamento anche alla
sua famiglia, che con grande disponibilità e orgoglio ha donato questo figlio a Dio
per il bene della Chiesa a servizio del suo popolo.

Caro Francesco, la Parola di Dio appena ascoltata, fa da apripista alla nostra
riflessione. Questa parabola del Vangelo diventa per noi – ma ancora di più per te in
questo giorno speciale – una vera provocazione. Nel racconto degli operai chiamati a
lavorare “a giornata” nella vigna è sotteso lo stile della rivelazione di Dio che diventa
anche lo stile del sacerdote chiamato ad essere fedele cooperatore per la
santificazione del popolo di Dio e autentico collaboratore nell’edificazione del suo
Regno. La liturgia di ordinazione lo proclama con puntuale verità.
Gesù, in questo racconto, ci mostra prima di tutto qual è il volto di Dio. C’è
un padrone instancabile, infatti, che esce fin dall’alba per cercare operai da mandare
nella vigna della vita. Un padrone che ha a cuore il desiderio dei suoi operai di
trovare un motivo per vivere, che vuole riempire l’attesa degli uomini e delle donne
di ogni tempo; un Padre che, chiamando te, Francesco, al sacerdozio, ti sta facendo
capire qual è il tuo posto nel mondo.
È un padrone che esce continuamente, che non si accontenta mai.
Puntualmente, ogni tre ore, si affaccia sulla piazza del mercato: prima all’alba, poi
alle nove, alle 12 e ancora alle 15. A questo punto la giornata di lavoro è quasi finita.
Perché uscire ancora? La giornata di lavoro termina alle 18, ma il padrone questa
volta non aspetta tre ore ed esce alle 17 perché c’è ancora un’ora di lavoro che si può
sfruttare. Per Dio non è mai troppo tardi per trovare un senso alla vita. Non è
mai troppo tardi per convincerci che siamo utili ad amare.
Il criterio della sua scelta non è mai la quantità del lavoro prodotto, ma la
qualità delle nostre azioni, perché l’economia della Grazia di Dio ruota attorno alle
persone e non intorno al banale profitto personale. L’interesse di Dio è la nostra
felicità.

Il primo compito del sacerdote, allora, è quello di accogliere l’invito – che
giunge a qualsiasi ora della vita – a lavorare per instaurare una relazione con Dio e
con il popolo basandosi su un rapporto regolato dalle dinamiche della relazione e
non della prestazione.
Se c’è la prestazione, allora applico a Dio lo schema del comportamento
umano che segue la mentalità sindacale: tanto è il lavoro, tanto è la paga! Io do tanto,
perciò mi aspetto tanto, anzi lo pretendo! Gli operai della prima ora si lamentano,
perché sono convinti che lavorare nella vigna sia solo una fatica e non una grazia. La
loro lamentela mostra che non hanno capito nulla del Vangelo di Dio: sono fedeli
osservanti, ma non hanno compreso che l’obbedienza al Signore restituisce il
centuplo.

Caro Francesco, la chiamata a cooperare nella vigna del Signore è prima di
tutto un dono; quindi, guai a considerarla un merito altrimenti la logica della risposta
non sarà quella della gratuità, ma della pretesa.
Se c’è la relazione, invece, il fatto stesso di lavorare nella vigna del Signore è
una bella avventura, addirittura un privilegio! Se c’è una vera relazione di amicizia
con il Signore Gesù, allora considero un impagabile onore lavorare nella sua vigna
fin dalle prime ore della giornata. Non sono invidioso della bontà che il Signore usa
verso gli altri, anzi è per me motivo di ringraziamento. L’essere chiamati è già la
prima ricompensa: poter lavorare nella sua vigna, mettersi al suo servizio, collaborare
alla sua opera, costituisce di per sé un premio inestimabile che ripaga da ogni fatica.

In secondo luogo, è anche un padrone che rivoluziona le nostre convinzioni
sulla giustizia. Saremmo infatti indotti a pensare che la giustizia sia legata al merito:
dare a ciascuno ciò che gli spetta. Don Milani affermava: “non c’è maggior
ingiustizia che far parti uguali tra diseguali”. La giustizia vera, quella che Gesù ci
insegna, parte dal bisogno di ciascuno: essere giusti vuol dire dare a ciascuno ciò di
cui ha realmente bisogno. Un denaro è la paga essenziale per vivere oggi: per questo
è giusto darlo anche a chi ha lavorato solo un’ora.
In questo modo, scopriamo che la parabola non intende perseguire i binari della
giustizia umana, ma segnalare una logica diversa, quella di Dio.

Caro Francesco, nel corso del tuo ministero, ricordati di non riportare Dio nei
tuoi binari o presentarlo secondo i tuoi schemi. La logica di Dio va oltre i nostri
piccoli ragionamenti, perché non si lascia mai imprigionare negli spazi angusti della
nostra giustizia, basata solo sul criterio della proporzionalità.
Gli operai della prima ora si lamentano non perché la loro paga sia scarsa, ma
per ciò che era toccato agli altri. Dio è oltre questo impoverito orizzonte della vita
perché indica un’altra logica, quella della sproporzione. L’amore di Dio, infatti, è
sempre esagerato, esuberante, sproporzionato per eccesso.
Il parametro dell’agire di Dio è quello della bontà, non quello augusto del
diritto e delle differenze. Non è violata la giustizia, ma la proporzionalità. Dio non è
contro o senza la giustizia, ma oltre la giustizia, sempre nel segno della bontà. Dio
non paga, ma regala! Infatti risponde alle contestazioni degli operai della prima ora
con queste parole: «Non posso fare delle mie cose quello che voglio?». Così, Gesù dà
una stoccata al nostro modo mercantilistico di concepire l’amore. Il modo di agire del
Padre è benevolo con tutti i suoi figli, anche con chi non lo merita, anche con gli
ultimi arrivati.

Questo stile di Dio, pienamente sintetizzato nei tratti della misericordia, deve
portarti a essere l’uomo del perdono, della riconciliazione e della comunione.
Caro Francesco, la tua giovane età lascia supporre che tra gli operai nella vigna
del Signore, sei da annoverare tra “quelli della prima ora”. Il mio personale augurio –
che è anche quello di tutta la nostra comunità ecclesiale – è che lo stile attraverso il
quale ti adopererai per servire Dio e i fratelli non sia quello economico della
retribuzione e del profitto, ma quello evangelico della sproporzionata gratuità.
Questo stile ti impegna a vivere la vita come dono e non come peso, dedicandoti a
camminare sulla via del Vangelo come missionario di giustizia e di pace, divenendo
tra la gente presenza profetica, gioiosa, audace, discreta ed intelligente dell’amore di
Dio.

Figlio carissimo, accogliendo la vocazione a conformare la tua vita a quella di
Cristo crocifisso e risorto, sei chiamato a prendere la sua stessa forma che è quella
dell’Amore gratuito. Impara a spezzare il pane della sua Parola perché giunga al
cuore dei fedeli e preparali con la tua testimonianza di fede a riceverlo nella Santa
Eucaristia. Attraverso i sacramenti, avvicina gli altri al Signore, elargendo la sua
grazia e il suo perdono. Sii sempre ricolmo di gratitudine al Signore per il dono
straordinario che ti ha fatto. La gratitudine che nasce da una preghiera assidua liberi il
tuo cuore dall’ansia di ricevere approvazione o complimenti.
Sii forte e tenace nel difendere questo dono perché non mancheranno momenti
difficili nei quali solo la fede e il legame fraterno nel presbiterio ti aiuteranno a
rimanere fedele alla vocazione che hai ricevuto. Vivi in uno spirito di collaborazione
e di fraterna amicizia con i laici, parte preziosissima ed essenziale del nostro servizio
pastorale.
Ora, nella preghiera, ci stringiamo a te perché lo Spirito Santo ti guidi ogni
giorno sulla via della santità. La Vergine Santa, a cui ti raccomandiamo con amore
fraterno e a cui particolarmente ci rivolgiamo, ti aiuti a trasformare in gesti di carità
ed amore, la Parola di Dio che ascolterai e mediterai ogni giorno.
Sia lodato Gesù Cristo.

+Francesco Massara,
vescovo