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EX JP, PRENDE POSIZIONE LA CONSULTA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI

A cura della Consulta delle Aggregazioni laicali, Diocesi di Fabriano-Matelica

Fabriano – “…. per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo farlo insieme….Dobbiamo farlo insieme, tutti quanti, nella solidarietà” [Udienza generale di Papa Francesco di mercoledì 2 settembre]

Come Consulta del laicato cattolico ci sentiamo fortemente solidali con i lavoratori della Indelfab di Fabriano (ex JP Industries) in estrema difficoltà. In questo periodo particolare, è arrivata l’ultima delle crisi che mina la nostra comunità e il nostro tessuto sociale, ma soprattutto la serenità dei 583 lavoratori dell’Indelfab. La proprietà ha infatti unilateralmente annunciato che entro metà dicembre licenzierà in massa i suoi lavoratori, se non interverranno nuove positive notizie. Pertanto, dopo l’appello del nostro Vescovo Mons. Francesco Massara, vogliamo chiedere a tutti coloro che possono cambiare questa situazione di trovare una soluzione duratura a questa crisi, facendo leva sulla responsabilità politica e sociale e sull’etica d’impresa.

Tra le cause della crisi vi sarebbero l’irrigidimento del sistema bancario nell’erogazione dei fondi, la contrazione del mercato degli elettrodomestici e il congelamento degli ordini, causa pandemia da Coronavirus. Da parte delle istituzioni ci si aspetta allora di esplorare tutti i percorsi possibili e praticabili, rispettosi dei diritti del lavoro e della dignità umana, che sono scritti nel cuore dell’uomo ma anche nella nostra Carta Costituzionale. Il lavoro è un diritto e un dovere riconosciuto dalla nostra Costituzione. Essa “ne promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto” (art. 4) e afferma inoltre che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge” (art. 3). Il compito della Repubblica è pertanto anche quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese” (art. 3). Si tratta dunque di rispettare la dignità dei lavoratori e di tener conto del contenuto etico dell’occupazione, che non può mai essere sostituito da sussidi temporanei i quali, sebbene necessari, non favoriscono il pieno sviluppo della persona umana.

Gli imprenditori devono poter continuare ad essere, aiutati dallo Stato e dall’Europa, quei soggetti economici innovativi che per loro natura assumono dei rischi. Essi, attraverso le loro capacità, come lo spirito di iniziativa ed il coraggio, possono far sì che l’impresa incida in maniera significativa sullo sviluppo economico e sociale di un determinato territorio. L’impresa non è soltanto un capitale in grado di produrre un profitto, dei macchinari che danno lavoro a delle persone o un servizio di beni ai consumatori, è soprattutto una comunità di persone. San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Centesimus annus spiegava infatti che “lo scopo dell’impresa non è semplicemente la produzione del profitto, bensì l’esistenza stessa dell’impresa come comunità di uomini che, in diverso modo, perseguono il soddisfacimento dei loro fondamentali bisogni e costituiscono un particolare gruppo al servizio dell’intera società” (n.35).

Papa Francesco esprime questo concetto in maniera ancora più diretta: “La vocazione di un imprenditore è un nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare da un significato ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene comune, con il suo sforzo di moltiplicare e rendere più accessibili a tutti i beni di questo mondo” (Evangelii gaudium n.203). E’ possibile coniugare profitto, (che non sia esclusivamente quello derivante dai mercati finanziari), efficienza e solidarietà. L’attività d’impresa ha infatti per sua natura la capacità di favorire una crescita economica che sia inclusiva e solidale e può ancora essere un volano di sviluppo delle città delle società e dei popoli, producendo lavoro, beni, innovazione, benessere, inclusione. E’ auspicabile dunque che, in questo nostro territorio, coloro che hanno risorse e capacità imprenditoriali e sono dotati di spirito di solidarietà e buona volontà collaborino insieme per improntare nuove attività lavorative, che siano in grado di far risorgere un distretto industriale ed una città che sarebbero altrimenti destinati ad una lenta, ma continua decrescita infelice.