RAFFAELLO SANZIO, IL FASCINO DELLA FORNARINA
Quando visitiamo la Galleria Nazionale Barberini a Roma, rimaniamo sempre estasiati al cospetto della collezione d’arte e storica di capolavori. Le Gallerie nazionali d’arte antica sono un’istituzione museale di Roma articolata in due distinte sedi espositive, una a Palazzo Barberini e l’altra a Palazzo Corsini. Il palazzo Barberini fu progettato per papa Urbano VIII da Carlo Maderno sulla precedente collocazione di Villa Sforza, siamo nella prima metà del ‘600 in pieno periodo dominato dal barocco.
Tra i dipinti che hanno fatto storia, spicca la Fornarina, olio su tela di Raffaello Sanzio, uno dei suoi ultimi capolavori, datato 1520. Mi ha sempre intrigato forse per lo sguardo mite e confidenziale che per quella parte di ambiguo dovuta alla sua non semplice identificazione.
Molto probabilmente la Fornarina si riferisce a una donna amata e storicamente esistita, identificata in Margherita Liuti, figlia del fornaio di Trastevere, Francesco Liuti. La bottega nel quartiere trasteverino era collocata presso la contrada Santa Dorotea.
La donna viene raffigurata nella sua bellezza seduta e seminuda, lo sfondo ci ripropone una fitta vegetazione con la mano destra sul cuore in prossimità del seno e con un bellissimo bracciale sul braccio destro con la scritta a caratteri dorati su smalto azzurro RAPHAEL URBINAS, come una sorta di simbolo d’amore e di unione forte.
Non è sicuramente documentabile, ma somiglianze nei lineamenti del volto hanno accreditato l’ipotesi che Raffaello abbia usato la stessa modella in varie opere, come il Trionfo di Galatea, La Velata o la Madonna Sistina. La critica rimane oggi divisa, specie nel raffronto con La Velata e la Madonna Sistina. Il ritratto ha forza espressiva, sensualità, la luce che la illumina rende lieve la sua sinuosità e lo sguardo incuriosito e intrigante della dama rivolto verso destra. La donna è ritratta a seno scoperto, coperta appena da un velo che regge al petto con la mano destra e da un manto rosso che copre le gambe. In testa porta un turbante fatto di una seta dorata a righe verdi e azzurre annodata tra i capelli, con una spilla composta di due pietre incastonate con perla pendente, non insolito nella moda dell’epoca. Certamente la Fornarina rappresenta il classico modello della migliore ritrattistica del rinascimento. Il capolavoro è attualmente in prestito alle Scuderie del Quirinale in occasione della grande mostra “Raffaello 1520-1483” che vedrà la riapertura il 2 giugno fino al 30 agosto 2020.