“NOI COME PRIMA FABRIANO”, ECCO IL NOSTRO GIORNO SPECIALE

di Gigliola Marinelli

Per le celebrazioni dell’8 marzo non può mancare il contributo, coraggioso e potente, delle donne dell’associazione fabrianese “Noi come prima”, da un decennio impegnate in città per sostenere le donne operate al seno e comunque alle prese con un percorso terapeutico e di cura del tumore tutt’altro che facile e pieno di insidie. Le abbiamo incontrate per un augurio ed una riflessione su questo 8 marzo dedicato appunto alle donne che vivono questa esperienza.
Quante donne, in questi anni di presenza nel territorio, si sono rivolte alla vostra associazione per un sostegno nel corso della cura?
L’Associazione “Noi come prima Fabriano” ha festeggiato lo scorso anno 10 anni di attività. Dieci anni trascorsi a scavare in noi stesse, ad individuare le nostre potenzialità, a riconquistare certezze, a incamerare un bagaglio di sentimenti propositivi che cerchiamo di comunicare e trasmettere a chi, come noi, ha dovuto o deve affrontare il problema del tumore. In realtà, non siamo in grado di quantificare quante donne si sono rivolte a noi, forse tante, forse poche, chissà? Ma di certo ci siamo sempre poste il problema di quanto sostegno emotivo abbiamo saputo trasmettere a coloro che lo hanno fatto e quali i risvolti costruttivi, di questo impegno verso le donne, che ci siamo imposte. Del resto la nostra è un’associazione di auto-mutuo- aiuto, vivere il cancro e rielaborarlo ogni volta con una nuova presenza significa ricercare insieme risorse positive, abbattere quei disagi che spesso alzano dei muri tra noi e il mondo esterno. E dunque se abbiamo contribuito, con il nostro impegno, calore e ascolto, a migliorare la qualità della vita, anche di una sola persona, abbiamo raggiunto il nostro scopo: dare e ricevere ottimismo e positività.

Quali sono le paure ed i disagi particolarmente ricorrenti che le donne sottopongono alla vostra attenzione?
Si sono affacciate alla nostra Associazione una quantità di donne, che non abbiamo censito, ma che è stata rilevante. L’iter terapeutico, particolarmente complesso e lungo, non aiuta certo a scacciare le paure e le incertezze di questa patologia, che ti dà la consapevolezza brutale e palpabile (sulla propria pelle) della precarietà della vita, perciò a volte arrivano spaventate, confuse, reticenti nel raccontare la loro esperienza e molto spesso provate da una femminilità ferita, bisognose di indicazioni e certezze. Tuttavia dal cancro si può guarire, anche se certe ferite sono difficili da rimarginare e, anche quando ci si riesce, le cicatrici rimangono. Puntualmente, anche a distanza di tempo, quel tarlo (di paura) silenzioso e subdolo, si ripresenta minando un equilibrio precario e allora anche i piccoli problemi quotidiani diventano insormontabili, si perde la lucidità delle proprie idee e la determinazione delle proprie scelte.

Quanto conta in questa fase delicata della vita di una donna la consapevolezza di poter condividere con altre donne la loro stessa esperienza?
La risposta a questa domanda è contenuta in ciò che scrive, durante un “Laboratorio di scrittura”, una signora da poco entrata in associazione: “Dove trovare la forza e la determinazione per affrontare una diagnosi di tumore e guarire? Già l’evento è così traumatico che ti annulla ogni certezza, ogni progettualità, ogni equilibrio e non solo fisico. L’ ansia, la paura, la depressione, la solitudine entrano a far parte della tua vita. È il 2017 quando dopo un intervento di mastectomia mi trovo a vivere tutte queste emozioni. Perché proprio a me? Adesso cosa faccio? Le mie prime domande. Ho la mia famiglia, mi dico, i miei amici, ma sono sola, diversa, forse non mi sento più donna. Sento la commiserazione degli altri: -Poverina, chissà quanto le rimarrà da vivere? – È così, con questo stato d’ animo che sono approdata alla Associazione Noi come prima. Avevo già fatto dei percorsi con degli psicologi, ma ho sentito solo tante e tante parole, alcune di circostanze, altre mirate ma non sufficienti per farmi stare e sentire meglio. Allora perché l’Associazione? Perché proprio lì? Perché, perché, perché? Tanti sono i perché per i quali sono andata, sono rimasta e sono felice di esserci. All’ inizio, per la verità, non è stato facile, persone sconosciute, più o meno simpatiche, ma poi con il passare del tempo mi sono sentita e mi sento a mio agio. Nessuna ti giudica o ti guarda con commiserazione, tutte parliamo la stessa lingua e viviamo le stesse emozioni Il legame tra di noi è forte, c’è la consapevolezza che siamo tutte uguali e tutte pronte ad aiutarci.”

Quale messaggio volete dedicare per questo 8 marzo alle donne che stanno affrontando il difficile percorso di cura dal cancro?
E’ un messaggio rassicurante, che trova fondamento nell’alta percentuale di guarigione definitiva che viene stimata, a cinque anni dalla diagnosi, tra 87 e il 91% a seconda dell’età, dei casi di tumore al seno. E’ un messaggio di incoraggiamento a considerare il cancro come un evento di passaggio che si può sconfiggere, con la volontà di non arrendersi, perché la salute si può riconquistare e si può trasformare un’esperienza di vita negativa in una esperienza di vitalità e speranza per ritornare ad essere “Noi come prima”. E’ un messaggio d’amore che ci unisce in un grande abbraccio per sostenere tutte le donne che stanno attraversando il tunnel della malattia che, solo chi l’ha vissuto, può comprendere e alle quali dedichiamo la prima strofa della canzone “Donne in rosa”: “Siamo noi, che poi ci rialziamo, il giorno che ci ritroviamo, che non è mai finita. Le donne in rosa. Nuova vita … “