8 MARZO, SILVA: LE DONNE CHE AFFRONTANO IL CANCRO

di Gigliola Marinelli

Fabriano – Il punto della dottoressa Rosa Rita Silva, direttore U.O. Oncologia Medica ASUR MARCHE Area Vasta 2, ed il suo personale augurio per l’8 marzo a tutte le sue pazienti ed alle donne che stanno affrontando il loro percorso di cura contro il cancro.

Dottoressa, tanta strada si è percorsa nella ricerca e cura dei tumori in questi anni. Quanto la diagnosi precoce ed il miglioramento dello stile di vita, unitamente ai grandi progressi scientifici, hanno contribuito alla diminuzione ed alla guarigione dalle neoplasie, specie quelle al seno?
“I numeri del cancro in Italia” è una pubblicazione nata dalla collaborazione iniziale tra AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ed AIRTUM (Associazione Italiana dei Registri Tumori) per fotografare i dati epidemiologici della patologia tumorale in Italia e il loro andamento negli anni. I dati temporali indicano che l’incidenza dei tumori è in riduzione in entrambi i generi e che la mortalità continua a diminuire in maniera significativa in entrambi i sessi come risultato di più fattori, quali la prevenzione primaria (ed in particolare il fumo), la diffusione degli screening su base nazionale, i miglioramenti diagnostici, i progressi terapeutici (chirurgici, farmacologici, radioterapici) e l’applicazione sempre più su larga scala di una gestione multidisciplinare dei pazienti oncologici. La sopravvivenza a 5 anni, altra modalità di valutazione dell’efficacia del sistema sanitario nei confronti della patologia tumorale condizionata dalla fase nella quale viene diagnosticata la malattia e dall’efficacia delle terapie intraprese, evidenzia un continuo miglioramento. Le persone che si sono ammalate nel 2005-2009 hanno avuto una sopravvivenza migliore rispetto a chi si e ammalato nel quinquennio precedente: nelle donne si è passati dal 60 al 63%: queste piccole differenze percentuali si traducono tuttavia in migliaia di persone in più vive rispetto agli anni precedenti. Nella popolazione italiana è stato stimato che nel 2019 quasi 3,5 milioni di persone vivono dopo una diagnosi di tumore, pari al 6% della popolazione italiana. Le donne viventi con pregressa diagnosi di tumore sono quasi 1,9 milioni. È stato stimato che oltre la metà delle donne cui è stato diagnosticato un tumore sono guarite o destinate a guarire (frazione di guarigione del 52%) Va ricordato che adottando stili di vita adeguati il 40% dei tumori è evitabile. Ricordiamo i fattori di rischio comportamentali: la dieta, l’attività fisica, il fumo di sigaretta, il consumo di alcol.

Riguardo l’incidenza del tumore alla mammella, abbiamo dati aggiornati?
Il tumore della mammella rappresenta il 30% delle neoplasie femminili, l’incidenza annuale nella nostra regione è di circa 1300 nuovi casi anno. Il tumore della mammella presenta un lieve aumento dell’incidenza in Italia (+0.3%), soprattutto nelle aree del centro-nord, per l’estensione dei programmi di screening, mentre continua a calare in maniera significativa la mortalità (-0.8 % anno), soprattutto nelle donne con meno di 50 anni attribuibile alla maggiore diffusione dei programmi di diagnosi precoce e quindi all’anticipazione diagnostica e anche ai progressi terapeutici. Una donna su 9 nel corso della vita rischia di sviluppare un tumore della mammella con differenze per fasce di età. Nel complesso in Italia vivono 800.000 donne che hanno avuto una diagnosi di Carcinoma mammario. La diffusione su larga scala in Italia dalla seconda metà degli anni ’90 dei programmi di screening mammografico con aumento del numero di diagnosi di forme in stadio iniziale ha contribuito, unitamente ai progressi terapeutici e alla diffusione della terapia sistemica post chirurgica, alla costante riduzione della mortalità per carcinoma e degli interventi di mastectomia. L’adesione delle donne allo screening mammografico in Italia è del 56-57%, l’adesione maggiore è al nord (64%), e nelle Marche è circa il 50%, quindi è importante aumentare la consapevolezza sulle opportunità che lo screening fornisce alle donne e implementare il numero di donne che eseguono l’esame una volta invitate. E’ importante precisare che la maggior parte dei tumori mammari sono forme sporadiche e solo il 5-7% risulta essere legato a fattori ereditari (mutazione dei geni BRCA 1 e 2).

Avete sempre scelto di mettere i pazienti al centro. Una particolare attenzione è stata sempre rivolta dalla sua equipe alla tutela ed al rispetto della femminilità delle donne che si sottopongono a cicli di chemioterapia. Come vivono oggi le donne in cura questa delicata fase della loro vita?
“Mettere la paziente al centro” non è uno slogan, ma deve rappresentare una modalità di lavoro quotidiana. Nelle donne la paura, l’incredulità, il pensiero di “non farcela” sono le prime reazioni ad una diagnosi di cancro. Ma, superata la prima fase di sconforto, sono in grado di rimboccarsi le maniche e affrontare il percorso terapeutico. Certo le paure degli effetti collaterali della chemioterapia, del cambiamento del corpo, della solitudine, sono sentimenti sempre presenti. Abbiamo sempre pensato che è necessario essere attenti ed intercettare i bisogni delle pazienti, sia quelli espressi che quelli inespressi, insomma abbiamo imparato da loro e abbiamo cercato di promuovere nel corso degli anni eventi che le vedessero protagoniste. Mi riferisco in particolare al progetto “Fashion day, l’oncologia incontra la moda” nel quale, insieme alla Direttrice della Clinica Oncologica di Ancona, nell’ambito di un progetto dedicato alle donne con diagnosi di tumori femminili, abbiamo voluto incentivare il recupero psico- fisico e la valorizzazione della immagine delle donne, che spesso va incontro a modifiche nel percorso di cura. In tale occasione, le pazienti oncologiche, dopo essersi affidate ai consigli degli stilisti con un lavoro preliminare di medicina narrativa volto a raccontarsi anche a beneficio delle altre donne che affrontano un percorso analogo, hanno sfilato su una passerella, dimostrando come anche la moda possa contribuire all’accettazione del cambiamento del proprio corpo ed al riconoscimento della propria identità. Una corretta alimentazione è un aspetto molto importante nel percorso di cura dei pazienti oncologici che spesso ci chiedono cosa devono mangiare durante la terapia. Abbiamo quindi organizzato insieme con la Chef Serena D’’Alesio, in due occasioni, l’evento “Un pranzo da chef” nel quale tutti i pazienti in Reparto per le terapie hanno potuto gustare, seduti in una splendida tavola imbandita, un pranzo completo. La scelta del menù teneva conto da un lato del territorio, dall’altro del ruolo “terapeutico” dell’alimentazione.

Dottoressa, quali sono le domande più ricorrenti poste dalle pazienti?
Una delle domande che le pazienti solitamente fanno quando viene comunicata la necessità di eseguire chemioterapia, è: “Mi cadranno i capelli?”. L’alopecia rappresenta uno degli effetti collaterali più temuti dalle donne. Abbiamo cercato di affrontare quest’aspetto acquistando, attraverso una donazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano, lo “Scalp Cooler”, un’apparecchiatura che attraverso un sistema di raffreddamento del cuoio capelluto consente di ridurre il rischio di caduta dei capelli. Molte pazienti hanno avuto l’opportunità di eseguire la chemioterapia con questo supporto con risultati spesso molto soddisfacenti. Le donne solitamente amano la musica e spesso le lunghe sedute di chemioterapia sono difficili da affrontare. Ancora una volta, attraverso donazioni dedicate al reparto, abbiamo installato un impianto di diffusione sonora multizona e multi sorgente che consente la diffusione da diverse sorgenti musicali (radio, CD, File audio) nella sala d’attesa, nei corridoi e nelle camere di degenza ed è strutturato in modo da far sì che ogni stanza di degenza possa avere la sua programmazione personalizzata. In generale cerchiamo di “ascoltare molto” ed intervenire “in punta dei piedi”.

In occasione dell’8 marzo, quale augurio e messaggio di speranza si sente di porgere a tutte le donne che stanno affrontando questo difficile momento della loro vita?
La diagnosi di cancro rappresenta nella vita una delle condizioni in cui si sperimenta il concetto di “precarietà”. Devo dire che nella mia esperienza sperimento tutti i giorni come le donne abbiano degli strumenti personali per affrontare la malattia con grande consapevolezza e coraggio e, molto spesso, dopo una fase iniziale di smarrimento, sono pronte ad affrontare un percorso impegnativo, che dura molti anni, guardando la vita con uno sguardo nuovo, uno sguardo in grado di coglierne le sfumature, anche quelle impercettibili. Vorrei augurare a tutte le donne che hanno avuto una diagnosi di cancro, che hanno superato la malattia, che la stanno vivendo oggi, di guardare al futuro con fiducia, affidandosi alla medicina oncologica, credendo nella scienza e nella ricerca e prendendo in prestito le parole di una paziente: “CONDIVIDENDO, SORRIDENDO, VOLENDOSI BENE”.

(Nella foto la dottoressa Silva con la sua paziente Nadia)