USO DEL CONTANTE AD ALTO RISCHIO NELLE MARCHE

Uso anomalo del contante ad alto rischio ed elevato peso dell’economia non osservata nelle Marche: è quanto risulta dai dati della Banca d’Italia e del MEF. La Banca d’Italia-UIF (Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia) ha pubblicato recentemente una ricerca che approfondisce provincia per provincia il quadro sull’utilizzo del contante improprio o sospetto in relazioni alle condizioni e caratteristiche socio-economiche del territorio, ovvero un uso del contante che può risultare correlato a economia sommersa, lavoro irregolare, evasione o anche ad attività di riciclaggio. Per ogni euro depositato in banca utilizzando strumenti diversi dal contante, viene considerato l’ammontare dei versamenti in contanti non giustificati da fattori strutturali locali di natura socio-economica o finanziaria.

Lo studio evidenzia come le Marche siano una delle regioni con le maggiori anomalie nell’uso del contante. In particolare, tra le province più rischiose per valore stimato di flussi anomali risultano la provincia di Pesaro e Urbino e quella di Ancona, indicate a “rischio alto”, seguite da quelle di Macerata e Ascoli Piceno, che presentano un “rischio medio-alto”. Medio-basso il livello di rischio rilavato per la provincia di Fermo. Tra i primi cento comuni più rischiosi a livello nazionale ci sono Pesaro, Ancona, Macerata, Ascoli Piceno e San Benedetto.

Occorre evidenziare, poi, che tutte le province marchigiane, con Pesaro Urbino in testa, presentano un’elevata incidenza di bonifici con Paesi a “rischio” sul totale di bonifici esteri: incidenza tra le più alte in Italia, che indica il traffico di risorse verso o da i cosiddetti “paradisi fiscali”. Un quadro complessivo davvero allarmante su cui occorre intervenire urgentemente in modo preventivo, efficace e radicato nel territorio. Innanzitutto, nell’azione di prevenzione, è necessario il pieno coinvolgimento di tutti i soggetti economici, produttivi e sociali, oltre naturalmente a quelli istituzionali, costruendo una forte e solida rete a garanzia della legalità e dell’economia.

Secondo Daniela Barbaresi, Segretaria Generale della CGIL Marche, “occorre contrastare e denunciare le situazioni di economia irregolare e sommersa che soffocano lo sviluppo e la crescita del Paese e dietro alle quali si nasconde spesso anche irregolarità del lavoro e sfruttamento dei lavoratori”. Insomma, “la strada maestra deve essere quella dell’utilizzo generalizzato della moneta elettronica o comunque di strumenti che garantiscano la tracciabilità. La minor circolazione di contante a favore dei pagamenti in moneta elettronica permette di contrastare evasione ed economia sommersa: da questo punto di vista, la scelta del Governo di ridurre l’uso dei contanti, prevista nel Decreto fiscale, e il conseguente incentivo ai pagamenti elettronici, va nella giusta direzione. Importanti anche le sanzioni amministrative in caso di mancata accettazione di un pagamento con moneta digitale”.

Secondo i recenti dati del MEF, contenuti nella “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva – anno 2019”, l’economia non osservata nelle Marche ha un’incidenza sull’intero valore aggiunto per il 15,4%: un valore superiore sia a quello delle altre regioni del Centro (14,2%) che alla media nazionale (13,8%). Si tratta soprattutto di sotto-dichiarazioni, che incidono sul valore aggiunto regionale per l’8,2%: il dato più elevato a livello nazionale dopo quello della Puglia. Il lavoro irregolare ha un peso del 4,6% a cui si aggiungono le altre componenti del sommerso economico e l’economia illegale che nelle Marche incidono per il 2,6%.

Sottolinea Daniela Barbaresi: “Per queste ragioni è necessario e urgente che si adottino tutte le azioni per contrastare e reprimere l’irregolarità del lavoro e il sommerso a partire dall’urgente potenziamento degli organici degli enti preposti a ispezioni e controlli a partire dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, dalla Guardia di Finanza”. Serve, dunque, “una lotta vera e decisa all’economia sommersa e all’evasione fiscale che sottrae risorse preziose al Paese e all’intero sistema economico e sociale e soprattutto ai cittadini onesti, a partire dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, su cui grava il peso più rilevante della tassazione sui redditi”. Occorre ricordare che in Italia, sempre secondo il MEF, l’evasione fiscale ammonta a 109 miliardi di euro annui, di cui 37 miliardi di IVA (peraltro in crescita) e 32 miliardi di IRPEF da lavoro autonomo e impresa.

cs