LEGGE 194, “UN PUNTO FERMO”. UNA LEGGE DA ATTUARE E NON DA CANCELLARE

di Associazione Artemisia Fabriano

L’Associazione Artemisia Fabriano, si unisce alle donne del Consiglio, della Giunta e della Commissione Pari Opportunità del Comune di Fabriano, condividendo il contenuto del comunicato stampa dalle stesse pubblicato nei giorni scorsi sui social e sulla stampa locale, e relativo a quanto accaduto nella città di Verona in cui il Consiglio Comunale, con la cosiddetta delibera pro-vita, si dichiara “Comune a favore della vita”. Trattasi in realtà di una delibera che si schiera apertamente contro una legge dello Stato, la Legge 194, proponendo rimedi in opposizione alla interruzione volontaria della gravidanza, tutti centrati sul finanziamento ad associazioni private legate al movimento pro-vita.

Dopo la città di Verona anche quella di Ferrara ha visto ripetersi lo stesso scenario. L’Associazione Artemisia non può non evidenziare, alla luce di quanto accaduto, il grave e sistematico attacco proveniente dall’attuale governo, e sostanzialmente finalizzato alla cancellazione dei diritti, in particolare, di quelli delle donne, riconosciuti e acquisiti attraverso lunghe battaglie di civiltà e di libertà. Basti pensare oggi al disegno di legge Pillon, che porta il nome del suo firmatario, disegno di legge che se approvato, comporterebbe una regressione della normativa attualmente vigente, alla situazione antecedente alla riforma del diritto di famiglia del 1975, relegando così la donna in una posizione di subalternità rispetto all’uomo, annichilita da un sistema patriarcale che, evidentemente, è duro a morire. Inoltre, non si può tacere sulla recente sospensione dei finanziamenti di alcuni progetti già avviati e finalizzati alla formazione nelle scuole, per il contrasto alla violenza di genere, alla recente chiusura della Casa delle Donne da parte del Comune di Roma e, ribadiamo, non si può non denunciare il continuo e sistematico attacco alla legge 194, con posizioni antiabortiste.

Contrastare l’aborto significa invece adottare politiche finalizzate al potenziamento dei consultori familiari e all’informazione, perché soltanto attraverso questi interventi si potrà dare piena attuazione alla legge finalizzata, appunto, alla tutela sociale della maternità, come espressamente indicato nel testo normativo. Contrastare non significa dunque cancellare o depotenziare gli strumenti diretti alla prevenzione, significa invece porre la donna nella condizione di poter scegliere liberamente, garantendone anche la sua salute, evitando così il proliferare di aborti clandestini come accadeva prima dell’entrata in vigore della legge, aborti che mettevano a rischio la vita stessa della donna. Il problema esiste, va governato e non represso.