L’ULTIMA PERLA
L’eutanasia del governo Gentiloni, nonostante la chiusura del mandato politico, si rivela di fatto impossibile. Siamo di fronte a una specie di “terminator” che non vuole lasciarci. Ne è testimonianza l’ultima perla di Valeria Fedeli ministra dell’istruzione. Dopo aver realizzato tutte le deleghe della buona scuola, rimaste appese al governo Renzi e dopo gli innumerevoli scivoloni sulla sintassi, ora ci delizia con l’ultimo capolavoro: la polemica con l’Accademia della Crusca, rea secondo lei, di non aver compreso il genio linguistico del Miur che si celerebbe dietro (e dentro) il “Sillabo per l’educazione all’imprenditorialità per le scuole secondarie”
Ora chi conosce la Crusca sa che i suoi membri non sono dei pericolosi terroristi e nemmeno degli sfegatati antagonisti né dei militanti populisti, ma dei simpatici parrucconi che disquisiscono sulla vitalità della lingua italiana e sulle sue potenzialità di sopravvivenza. Alla Crusca è sembrato diabolico e vicino alla barbarie il documento di cui sopra che invece che avvicinare al senso della cosa comunica una moda e una visione del mondo aziendalista, generalista, globalizzata per nulla umanistica e educativa. Dal documento, secondo i Cruscanti – e come dargli torto?- emergerebbe che “per imparare a essere imprenditori non occorra saper lavorare in gruppo, bensì conoscere le leggi del team building; non serva progettare, ma occorra conoscere il design thinking, essere esperti in business model canvas e adottare un approccio che sappia sfruttare la open innovation, senza peraltro dimenticare di comunicare le proprie idee con adeguati pitch deck e pitch day”.
Un approccio “easy” e una lingua “smart” più che un progetto a saper fare squadra e a saper utilizzare in modo intelligente i codici comunicativi nazionali è sembrato alla Crusca che racchiudesse il mitico Sillabo. La Fedeli, come è sua abitudine, invece di far ammenda si è risentita e ha voluto rispondere a gamba tesa peggiorando chiaramente la situazione: “Non capisco, sinceramente, da quali documenti o atti del Miur ricaviate la presunta volontà ministeriale di promuovere un abbandono sistematico della lingua italiana”.
E’ invece evidente che il progetto del Miur è quello di una modernizzazione superficiale e del tutto tecnologica del modello pedagogico e linguistico italiano, ridotto a null’altro che la bieca realizzazione di protocolli quantitativi e processi aziendali. Che una lingua non comunichi solo parole ma una sostanziale visione del mondo è nozione elementare che non sfugge a un alunno di terza media. Quello che è più grave è che la scuola targata Pd, contro la quale sono insorti intellettuali ed elettori continua il suo cammino rovinoso vero l’apocalisse culturale e sembra non temere né sconfitte elettorali né insorgenze e nemmeno la più semplice rivolta del buon senso. Che qualcuno ci aiuti.
Alessandro Cartoni