MODELLO MC DONALD’S?

“Tu quando scadi?” Si diceva in una battuta negli anni ’90 per sottolineare la situazione di precarietà dei giovani e l’avanzata di quella generazione di nuove leve che avrebbero avuto sempre meno diritti nel mondo del lavoro.

A rincarare la dose anche l’ex ministro del lavoro Sacconi che il 22 gennaio scorso, ad un convegno della Scuola Sant’Anna di Pisa, ha dichiarato che friggere da McDonald’s fa bene ai giovani sottolineando così quella che per lui è una relazione obbligatoria tra scuola e sfruttamento. Dico sfruttamento perché alla domanda de Il Fatto Quotidiano sul senso di ciò, l’ex ministro ha risposto che si tratta di “abitudine” all’ambiente del lavoro, vale a dire, interpretiamo noi, all’atmosfera di dipendenza e obbedienza che il lavoro dovrebbe portare sempre con sé. All’ex ministro dunque interessa poco che ciò che fai in l’alternanza abbia un senso con quello che stai studiando, la sostanza sta altrove e cioè nel fatto che non ti devi sentire protetto dalla scuola. Cioè devi “assaggiare” prima, che cosa ti aspetta.

Non ci illudiamo che siano in ballo le tanto decantate competenze. Proprio no. Dopo la Buona Scuola che ha reso obbligatori i percorsi di scuola-lavoro per tutte le scuole superiori, licei compresi, l’imposizione dell’alternanza copre di fatto la mancanza di relazione tra lavoro e scuole. Caduta dall’alto come tutti i diktat delle riforme degli ultimi venti anni, l’alternanza è la foglia di fico che copre il vuoto formativo dello Stato e stabilisce un “legame di conformità” tra istituto e impresa. Quasi mai questo legame è di “merito”, cioè coinvolge le competenze vere.

Il perché è sotto gli occhi di tutti: produrre percorsi integrati veri necessita di analisi, sperimentazioni, graduali sinergie, finanziamenti e non di spot elettorali. Mia figlia, per dire, che frequenta il liceo linguistico, ha svolto l’alternanza l’anno passato nell’asilo nido della sua infanzia, quest’anno presso la segreteria amministrativa dell’Università. Qualcuno prova a spiegarmi che cosa c’entra tutto questo con l’indirizzo linguistico che lei ha scelto? Mia figlia naturalmente non è una eccezione.

Ma l’aspetto più indecente è un altro e non è visibile a chi non sta nella scuola.  Per assolvere ai “doveri dell’alternanza”, cioè per avviare una specie di tirocinio che poi non funziona, un modello pedagogico-didattico corrente viene deformato, stravolto e mutilato. Dunque inserirlo d’imperio nella nostra scuola ha significato ridurre ore di materie curriculari e professionali altrettanto importanti. Se a causa dell’alternanza non svolgo Petrarca (come è accaduto a me nel 2016, perché ho perduto dalle 15 alle 20 ore di lezione) il danno è certamente irreparabile. E non c’è chi non capisca che Petrarca lo studente non lo incontrerà più nella sua vita ma potrà specializzarsi ancora nella produzione delle fotocopie o nello smistamento della posta che è poi quello che fa nell’impresa. Lì del resto ha uno splendido futuro che lo aspetta.

Inoltre i ragazzi toccano continuamente con mano che, dentro questa atmosfera, l’alternanza gli è imposta e l’impresa è spesso incapace di veicolare contenuti e stili formativi. Nei nostri occhi di insegnanti vedono stanchezza, disinteresse, rassegnazione o odio malamente trattenuto e quindi fanno due più due e cominciano lentamente a comprendere. Bisognerebbe capire allora quello che stiamo facendo.

Alessandro Cartoni