BOSCHI, ETRURIA, I PASSI ‘CARRAI’ E GLI INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO ‘FIDO’: FIFTEEN QUESTIONS

“Niente rovina il venerdì più che realizzare che è ancora giovedì”. Già, da giovedì a giovedì. E’ questo giorno della settimana, a scandire l’intervallo di tempo della santabarbara scatenatasi in commissione banche. In quel palazzo bunkerizzato che è San Macuto (sede anche di Copasir, Antimafia e Vigilanza Rai, ndr), dove per vedere una tacca sul cellulare c’è da arrampicarsi sulle grondaie. E soprattutto, casamatta in cui da un mesetto abbondante si riunisce il drappellone di venti senatori e venti deputati per circa otto-nove ore al dì, sommerso da quella mezza tonnellata di incartamenti e fogli intestati che Bankitalia ha riversato sulle scrivanie dell’austero rifugio blindato. A versare l’ampolla di cherosene sul barbecue sopra il quale da un biennio è seduta Maria Elena Boschi, è stato per primo il numero uno di Consob Giuseppe Vegas. Da lì una sequela di audizioni, incontri, mezze verità, detti, non detti, sibili, sussurri, onomatopee, “om”, scchh, e chi più ne ha più ne metta.

Nel mezzo, su La7 nuove puntate della saga degli “Underwood” del Lampredotto: l’incontro di boxe Boschi-Travaglio (da lei voluto: ci si aspettavamo Alì-Frazier, ne è venuto fuori Tyson-Cammarelle, con tutto il rispetto per il panzer di Cinisello Balsamo), e nel salotto blu navy di Formigli lo show strabordante dell’ex premier, a ruota libera su la qualunque dagli 80 euro al 4-3-3 della sua Fiorentina. Per completare la maratona renziana ci sono mancati solo uno speciale “Cuochi e Fiamme” con il lancio del nuovo set di marmellate al carciofo di Farinetti da Eataly e una “24 ore” di pellicole in loop del duo Ceccherini-Pieraccioni intervallate da brani letti da Baricco (visti i tempi, non è da escludere che ci si arrivi. Al di fuori però delle due fazioni ultras schierate o a mitra puntati contro la giovine aretina o a scudo della stessa, questa petulante settimana sanmacutiana pone tantissimi interrogativi. Ai quali bisogna rispondere con un tantinello di obiettività.

1-Dopo le dichiarazioni di Vegas, ma anche di Consoli e Ghizzoni, si può dire che la Boschi ha mentito al Parlamento? No. Se si scandaglia il papellone dello stenografico del 18 dicembre 2015, giorno in cui si difese prima del voto alla mozione di sfiducia, l’allora ministra non ha mai sostenuto di non aver chiacchierato di Banca Etruria con istituzioni o amministratori di banche. Anche perché era accusata di altro (aver procurato favori alla sua famiglia).

2-La Boschi ha sbagliato a parlare di Etruria con Vegas (e con Ghizzoni e Consoli)? Of course. Intendiamoci: nessun delitto da 41-bis eh. Però non si è mai visto da nessuna parte che un ministro delle Riforme Istituzionali esprima al capo della Consob e ad altri manager bancari paure sul futuro di una banca: è come se un giornalista parlamentare esprima preoccupazioni all’idraulico del Senato sulle tubature di Palazzo Madama. Non c’azzecca (lupus in fabula) un tubo.

3-Il conflitto d’interesse c’è? Tecnicamente no: come ha sottolineato Vegas, ma pure il tanto atteso Ghizzoni, la Boschi non ha fatto alcuna pressione. Oltretutto Banca Etruria non è stata inglobata nella disastrata Popolare di Vicenza, né è stata acquistata da Unicredit. Niente conflitto: semmai un coitus interruptus.

4-C’è un problema di opportunità politica? Sì, grosso come un palazzo a 23 piani. Il bon ton istituzionale è andato a farsi benedire: se nella banca della tua città tuo padre è vicepresidente e consigliere d’amministrazione, tuo fratello è azionista e dentro ci lavorano il tuo compagno di banco delle medie, il fratello della tata di quando avevi sei anni, il marito della tua estetista e un drappello di parenti fino a tuo cugino di 19° grado, grappettarsi la bocca era ed è doveroso. In Germania per una circostanza simile l’avrebbero crocifissa in sala mensa.

5-La Boschi ha ragione a dire che Banca Etruria è stata commissariata dal governo di cui faceva parte, perciò lei è al di sopra di ogni sospetto? No, no e poi no: Bankitalia ha commissariato l’istituto aretino. Renzi e Boschi, innalzatisi di recente a “Starsky e Hutch” nella caccia ai procacciatori di fake news, da due anni ci propinano sta panzana: il governo ha solo messo la cera lacca su una decisione di Visco.

6-Il caso Boschi è la punta dell’iceberg del caos banche? Ahahaha. Certo, guardando la tv almeno il 91% degli italiani si farà questa posciadesca idea. Se lei è la pietra dello scandalo, allora gli ad delle venete Consoli e Zonin (che hanno giocato a Monopoli coi soldi della gente) andrebbero spediti a Guantanamo. E gli addetti alla vigilanza di Bankitalia e Consob scaraventati in una gabbia di pantere a digiuno da tre giorni (nel criticare palazzo Koch Renzi ha ragione, ma sta crociata doveva intraprenderla da premier e non arrivare col treno della breccia).

7-La Boschi deve dimettersi? Ha poca importanza, con Mattarella che il 27 scioglie le camere. Doveva fare non uno ma trenta passi indietro nel dicembre del 2016, nel giorno in cui 19 milioni di italiani hanno bocciato la riforma costituzionale che portava il suo nome: si fosse defilata, anche i frombolieri che la tenevano sotto tiro per Etruria si sarebbero stufati. Invece si è fatta addirittura promuovere a sottosegretaria di Gentiloni (i kamikaze giapponesi del ’45 erano meno temerari dei renziani). E’ nata nel 1981 e ha un Mesozoico politico davanti: perché rimanere abbarbicata sul trono? Ancora oggi non si spiega.

8-Boschi è il “Mario Chiesa” della seconda repubblica come ha detto Di Maio? Ma per piacere. Paragone sgangherato quello del dominus grillino: il “mariuolo” (copyright Craxi) socialista fu beccato da Di Pietro con le mani nella confettura e una bella mazzetta nel cassetto. Qui c’è un comportamento etico imbarazzante, ma suvvia: rubare è un conto, fare chiacchierate inopportune è un altro.

9-Boschi ha fatto bene a salire sul ring della Gruber contro Travaglio? Metterci la faccia è sempre lodevole, ma stavolta no. Il Renzi-style impone di rilanciare sempre, anche quando ti prendono a sprangate. In gergo pokeristico, un “all in” imperterrito. Però questo procedere a strattoni continui, stressando dopo un po’ timpani e bulbi oculari della gente, alla lunga spacca i maroni e crea antipatia, come peraltro disse lo stesso renzianissimo Farinetti. Tirando fuori la vicenda dell’odio di genere, poi, la Boschi (sin lì tenace tutto sommato) è tracollata nel classico piagnucolio che poi vanifica ogni sforzo femminile per una parità di merito. Sulla 639esima minaccia di querela, infine, siamo entrati francamente nell’opera buffa.

10-La Boschi fece bene ad annunciare querela De Bortoli? Qui si rischia la labirintite. Ghizzoni, ad di Unicredit, ha dato ragione a quanto l’ex nocchiero del Corrierone ha scritto nel suo libro (date a parte). La Boschi, a sua volta, ha dato ragione a Ghizzoni. Perché sette mesi fa allora la dolce MEB minacciò di querela De Bortoli, è roba da centrifugato di pastiglie di Tavor e alcaloidi.

11-Perché Ghizzoni ha tirato fuori la mail di Carrai? Eh sapesse, signora mia: qui il mistero fa una pippa pure a Edgar Allan Poe (anche perché nessuno gli ha chiesto niente all’ex capo di Unicredit).

12-Fa bene Rosato a dire che Carrai col Pd non c’entra una mazza? Ufficialmente, tocca dirlo, sì. Se il mestiere del mellifluo Carrai è “imprenditore”, per l’opinione pubblica però è “l’imprenditore vicino a Renzi” (fra poco glielo scriveranno pure sulla Carta d’Identità), anche perché prima dell’exploit del gigliato nessuno se lo è mai filato di pezza. Perciò Rosato inappuntabile, ma come al solito in tema di opportunità due più due non fa né 3,9 né 4,1, ma sempre quattro.

13-La commissione d’inchiesta sulle banche serve? Sì, ma andava istituita almeno un anno fa, come tutte le opposizioni chiedevano (dal M5s ai berlusconiani fino alla “sinistra sinistra”). Invece si è rivelata un’auto dal motore rombante messa in pista senza freni, costretta a lavorare in perenne regime di ansia da prestazione (o di “eiaculazione precoce”, come ha sostenuto un membro a microfoni spenti). Diventando più un Sant’Uffizio per questioni politiche e che uno strumento per sgominare i veri autori delle malefatte. Anche qui, il Pd si è dato più di un colpo di vanga sui malleoli. Poi va beh, tra un colpo di estintore di Tabacci, una sparata di Sibilia, una sclerata di Casini, un tweet di Capezzone, uno sbadiglio di Orfini e una gag di Brunetta, diciamo che mancava Carlo Verdone e potevamo fare il sequel di “Compagni di scuola”.

14-Quanto inciderà questo pandemonio sulla campagna elettorale? Il giusto, tendente al poco: se si escludono i risparmiatori gabbati con obbligazioni ed azioni e qualche addetto ai lavori, di questo gran casotto in pochi ci capiscono granché (pure tra parlamentari e giornalisti). Diciamo che giovedì scorso la tenzone Licitra-Maneskin a XFactor ha tirato un tantino di più.

15-Come finirà questa vicenda? A tarallucci e vino (un Chianti classico, visti i protagonisti). Ne dubita qualcuno?

Valerio Mingarelli