A ROMA E VERONA PER TUTELARE GLI OPERAI (e Ariston in Israele)

Ancora a Roma per il caso Tecnowind: in ballo il destino dei 270 dipendenti del Fabrianese più l’indotto. Si svolgerà il 10 ottobre, presso il ministero dello Sviluppo Economico, la nuova riunione con azienda e sindacati. La proroga del concordato in continuità per due mesi, fino al 7 novembre, con l’ingresso di un istituto bancario in grado di supportare l’attività di Tecnowind per tutta la durata della procedura, non ha generato illusioni né tra le maestranze, né tra le organizzazioni sindacali. I sindacati hanno ribadito, negli ultimi giorni, la situazione di precarietà, e sottolineano la necessità di un’inversione di rotta nell’atteggiamento dell’azienda. “Di segnali positivi non ne abbiamo avuti neanche nell’incontro avuto con il management il 12 settembre scorso – osservano le segreterie provinciali di Fim, Fiom e Uilm. – Il prolungamento del concordato in continuità può dare qualche speranza per intercettare nuove manifestazioni di interesse all’acquisizione di Tecnowind o, magari, per rendere più concrete le eventuali trattative in corso, ma siamo nel campo delle ipotesi. Serve ben altro per dare sicurezza alle maestranze.” La speranza dei sindacati è che “nel prossimo vertice al ministero il management si presenti con un piano industriale per passare dalle parole ai fatti”.

In casa Elica, invece, si respira un clima tranquillo a meno di una settimana dal referendum tra i lavoratori che ha promosso il nuovo piano industriale. E’ stata altissima, infatti, l’adesione al voto a cui hanno partecipato 549 dipendenti su 637 aventi diritto: 456 i favorevoli, con una percentuale di oltre l’83%, e 92 i contrari. “L’esaurimento ormai prossimo degli ammortizzatori sociali – riferiscono i sindacati – la complessità della crisi di tutto il territorio hanno generato un contesto all’interno del quale è stato assai difficile muoversi, a fronte di un’azienda che annunciava 164 esuberi. Si è riusciti ad arrivare alla sottoscrizione di un accordo dignitoso grazie al senso di responsabilità ed alla determinazione che i lavoratori hanno dimostrato: un accordo che riduce sensibilmente il numero di persone che dovranno fuori uscire in maniera incentivata portando a 30 il numero dell’esubero, che salvaguarda i livelli salariali dei dipendenti e che vuole avere l’obiettivo di traguardare il 2020, anno in cui gli investimenti previsti nel piano industriale dovrebbero andare a regime e sarà possibile recuperare quote di mercato; comunque sia nel 2020, nella peggiore delle ipotesi si potranno nuovamente richiedere gli ammortizzatori sociali”.

Il caso Cartiere Fedrigoni. Dopo l’allarme lanciato dal Partito Comunista dei Lavoratori di Ancona e che è stato affrontato anche nel corso dell’ultimo consiglio comunale a Palazzo del Podestà (sos Cartiere: https://www.radiogold.tv/?p=29477 ), fonti vicine all’azienda hanno sottolineato che la società è impegnata nel Fabrianese con una visione di lungo termine. Ciò è stato ribadito anche alcune settimane fa a Pioraco durante l’inaugurazione dello stabilimento che era stato danneggiato dal sisma. Il 5 ottobre è previsto un incontro tra sindacati e azienda a Verona.

Ariston

Ariston Thermo ha acquisito la maggioranza di Atmor, azienda israeliana di Tel Aviv specializzata nella produzione di scaldacqua elettrici istantanei per applicazioni residenziali e commerciali. Atmor distribuisce i propri prodotti in più di 40 Paesi, e ha uno stabilimento anche in Cina. Fondata nel 1974, è attualmente guidata da Shimon Bart, presidente, e dal Ceo Alon Heller, che, si legge in una nota, resteranno come manager e azionisti, ”con l’obiettivo di continuare a guidare e a far crescere la società in linea con le strategie del Gruppo”. Atmor stima per il 2017 un fatturato di circa 10 milioni di dollari. ”Attraverso questa nuova acquisizione – dice Paolo Merloni, presidente di Ariston Thermo – confermiamo il nostro percorso di crescita nei diversi ambiti del comfort termico e rimarchiamo la centralità dell’innovazione all’interno della strategia del Gruppo”.

m.a.