PARLA L’INGV, IL GEOLOGO ALESSANDRO AMATO A RADIO GOLD
di Paola Rotolo
Il terremoto non sembra voler dar tregua alla nostra bellissima penisola e noi per capirne di più su quanto sta accadendo sotto ai nostri piedi ( http://www.codiceedizioni.it/libri/sotto-i-nostri-piedi/ ) ci affidiamo ad uno tra i maggiori esperti italiani sul tema, il geologo dell’INGV Alessandro Amato.
Dottor Amato, focus su Ischia. Partiamo subito dal tasto dolente: una Magnitudo Richter di 3.6 che si lascia dietro decisamente troppi danni. Lei ha dato 3 ragioni sostanziali: ipocentro superficiale, geologia eterogenea dell’area, scarsa qualità degli edifici. Quale ha influito di più?
“Il terremoto è superficiale. Dalle, analisi più accurate effettuate di recente abbiamo ricollocato l’ipocentro non più a 10 o a 5 km, ma a soli 2 km di profondità, quindi direi molto, molto superficiale. Questo è certamente il primo motivo che spiega le forti accelerazioni osservate, parliamo di oltre un quarto dell’accelerazione di gravità proprio a Casamicciola.
Colgo l’occasione per spiegare che la difficoltà nel calcolare i parametri dei terremoti e definirne tutte le peculiarità sta nell’analisi incrociata dei dati registrati dai sismometri presenti nell’area di interesse o nei dintorni, che nel caso di Ischia sono pochi; anche la distanza delle strumentazioni dal campo di interesse, naturalmente, influisce sulla complessità dell’analisi perché i dati raccolti non saranno mai capaci di catturare esattamente ciò che avviene in profondità, dove si origina il terremoto.
La morfologia e la geologia dell’area sono poi molto eterogenee, trovandosi su un vulcano che ha fatto registrare nel passato decine di eruzioni con caratteristiche diverse; riscontriamo diversi tipi di rocce che dal punto di vista sismico fanno la differenza: alcune, per la loro natura, sono capaci di amplificare lo scuotimento, quindi ecco che da zona a zona la risposta sismica cambia necessariamente.
Sicuramente però, ed in questo mi associo a quanto detto da molti miei colleghi ingegneri più esperti di me su questi aspetti, un fattore che ha certamente influito a Casamicciola è stato quello dell’alta vulnerabilità del costruito. Dalle analisi degli ultimi giorni infatti sono emerse enormi carenze strutturali. Non si può trascurare questo aspetto.”.
(Vedi: http://www.reluis.it/images/stories/Ischia-21-agosto-2017-report-fotografico.pdf )
Si è parlato molto dell’associazione o meno al fenomeno vulcanico, c’è?
“No, dai dati disponibili al momento questo evento sismico sembrerebbe indipendente dall’attività magmatica, pur essendo ubicato proprio all’interno dell’area vulcanica. Vedremo nei prossimi giorni se ci saranno altri elementi per chiarire definitivamente questo aspetto.”.
Inerentemente al tema, il suo collega geologo Mario Tozzi ha parlato nel suo ultimo libro del rischio eruzione del supervulcano per i Campi Flegrei, sottolineando come tutto, dal cambiamento della temperatura all’innalzamento della quantità e qualità del gas delle fumarole, dal rigonfiamento dei terreni alla portata del pozzo pilota, faccia pensare al magma in crescita che preme dal sottosuolo e quindi ad un’imminente eruzione. Secondo i dati INGV, esiste questo rischio?
“Parto dalla premessa che non sono un vulcanologo, ma i dati raccolti quotidianamente dal nostro Osservatorio Vesuviano (sezione dell’INGV) non evidenziano attualmente un’attività tale da far pensare a un’eruzione imminente, pur ricordando che l’area dei Campi Flegrei è stata “promossa” a livello giallo (livello di attenzione, il primo in una scala di tre) dal 2014. Tornando a Ischia, credo sia ragionevole ipotizzare che per un abitante della zona la probabilità di avvertire scosse di terremoto nei prossimi anni è certamente più alta rispetto a quella di dover affrontare un pericolo eruzione.”.
Dai dati che l’INGV analizza e diffonde quotidianamente, al di là del possibile innesco vulcanico, geologicamente parlando cosa dobbiamo aspettarci da questa faglia? Una scossa più forte?
“Diciamo che per le caratteristiche della faglia in questione una scossa più forte è poco probabile, anche se non possiamo dire che la sequenza di afterhocks sia già finita, né escludere altre scosse importanti. Ne approfitto però per chiarire un concetto: in generale, se in un’area esiste una faglia la cui estensione (e magari anche la storia sismica) è indicativa di una determinata magnitudo massima (per esempio: 50 km per magnitudo 7 all’incirca nell’Appennino), non significa che in quell’area si avranno necessariamente solo eventi di magnitudo 7. Il più delle volte si “romperanno” solo delle parti di quella faglia (o di un’altra collegata), quindi con terremoti di magnitudo inferiore, mentre non si può escludere che, magari ogni mille anni, due o più faglie si rompano insieme in un unico evento, superando così le aspettative. È quanto accaduto di recente in Nuova Zelanda, con un terremoto che ha raggiunto una magnitudo di 7.8 per la rottura simultanea di più faglie consecutive. In quell’area la massima magnitudo attesa era di 7.5, ma nessuno si è stupito più di tanto perché sanno che le conoscenze di questi processi sono ancora incomplete.”.
Arriviamo alla Magnitudo: 3.6, dato che lei ha definito come preciso e veritiero perché calcolato accuratamente secondo i criteri di Charles Richter, commentando come “un’altra storia” il dato di 4.0 della Magnitudo Durata diffusa in un secondo tempo. Perché ci ha tenuto a sottolinearlo? È un dato fuorviante?
“Non direi fuorviante, è proprio un’altra storia, cioè un modo diverso di calcolarla. La Richter è quella ed anche il buon Charles confermerebbe, qualora potesse. Si calcola con un certo tipo di sismometri a distanze fino a 600 km, come facciamo abitualmente all’INGV nel monitoraggio in tempo reale dei terremoti a scala nazionale. C’è però il fatto che essa da sola non basta a dirci quanta energia è arrivata proprio in loco sopra l’ipocentro, in questo caso a Casamicciola, per questo si effettuano ulteriori calcoli,specifici per le aree vulcaniche, tenendo conto di fattori diversi che portano inevitabilmente ad altre stime.”.
(Domani la seconda parte dedicata al terremoto del centro Italia)