ANCORA SCOSSE, IL PUNTO DEI SISMOLOGI TONDI E AMATO

di Paola Rotolo 

Dopo un periodo di quiete in cui la terra sembrava essersi placata, hanno inevitabilmente scosso gli animi le nuove scosse chiaramente avvertite martedì anche nel fabrianese. Oltre venti le scosse superiori al 2 grado registrate dai sismografi a partire da domenica, ma in particolare a destare più preoccupazione sono state le scosse che martedì hanno superato la magnitudo 3, tutte con epicentro nella zona di Fiastra e Fiordimonte: quella delle 16.35 di magnitudo 3.6, delle 16.45 di magnitudo 3.4, seguite poi da due minori alle 17.02 ed alle 19.00 rispettivamente di magnitudo 3.1 di 3.0, per poi replicare in serata con due scosse, alle 19.04 di 3.6 ed alle 19.25 di 3.4, gemelle per magnitudo alle precedenti.

Immancabili fin da subito i commenti degli esperti, dai quali come sempre cerchiamo di saperne di più: il geologo Emanuele Tondi, che abbiamo imparato a conoscere e riconoscere come uno tra i maggiori esperti italiani di terremoto si è associato al parere del sismologo dell’INGV Alessandro Amato, invitando a “leggere con attenzione quanto ha scritto Amato dell’INGV per la zona di Barrete (Aq) due giorni fa, perché vale anche per Visso e Fiastra. La zona è sempre quella destabilizzata dai forti eventi di fine ottobre 2016, quindi sono da considerarsi aftershocks. La sequenza nel suo complesso è in diminuzione e piccole, temporanee riprese sono possibili.”- questo quanto scritto e pubblicato dal geologo, con l’augurio che siano davvero scosse piccole e temporanee.

Ed Alessandro Amato, che il 31 marzo scorso aveva constatato pubblicamente come continuasse “a calare numero eventi ed energia giornaliera. Molto bene.” – rimarcando la positività di questi dati, già domenica mattina scriveva – “Stanotte c’è stata una piccola (fisiologica) ripresa di attività nell’aquilano, intorno a Barete, con un evento di magnitudo 3.5 (alle 3:52) e altri minori. L’area interessata rientra in quella più ampia attiva da agosto 2016, in particolare nel settore meridionale, quello che ha avuto i quattro eventi di M5-5.5 il 18 gennaio. Si tratta quindi tecnicamente di “aftershocks”, in uno dei picchi di attività che ci sono sempre in queste lunghe sequenze. Come detto in altre occasioni, la sequenza è ancora in corso e durerà a lungo, con un andamento generale di diminuzione del numero degli eventi e oscillazioni in più e in meno. La probabilità di altri eventi forti diminuisce ma non sarà mai zero, neanche tra dieci anni quando la sequenza sarà finita”.

E giusto ieri mattina Amato ha aggiunto: “Ripresa dell’attività ieri nella zona di Fiastra e Fiordimonte (MC). Ci sono stati un centinaio di piccoli terremoti negli ultimi due giorni (intorno a Lat.43.02-Long.13.11), compresi alcuni di magnitudo superiore a 3. Il massimo ieri alle 16:35 e 19:04 (M3.6). – per poi estrapolarne alcune considerazioni – “ I) vista la localizzazione, questi terremoti sono tecnicamente degli “aftershocks”, ossia eventi appartenenti alla sequenza iniziata ad agosto 2016, in particolare nel settore settentrionale attivo da ottobre (v. mappa). II) dopo un certo tempo dall’inizio di una sequenza, spesso si osservano aftershocks più forti nelle zone marginali del sistema di faglie (e meno nelle parti centrali). III) non ci sono elementi particolari che fanno pensare all’attivazione di nuove faglie. IV) nessuno è in grado oggi di dire se potrà arrivarne uno più forte, né di escludere che questo accada (se qualcuno lo fa, diffidate). V) la probabilità di avere un evento più forte nella zona è difficile da calcolare, ma con i metodi sperimentali a disposizione, questa è comunque bassa (ma non nulla)”.

Così i due studiosi, concordi, hanno spiegato quanto da poco avvenuto; come lo stesso Emanuele Tondi ha spiegato più volte, nessuno può dire con certezza quando quest’ultima fase terminerà, ma sta di fatto che anche questa nuova sequenza rientra nella normalità dell’aftershocks, quindi ogni forma d’allarmismo è del tutto superflua.