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PIAZZE ANTICHE E VERDE PUBBLICO, DA MILANO A FABRIANO

Ha fatto grande scalpore la recente decisione di piantare delle palme in piazza Duomo a Milano, riaccendendo discussioni sulla gestione del verde pubblico un po’ in tutta Italia. A Fabriano non siamo da meno e ne abbiamo parlato con Giampaolo Ballelli, Architetto e Storico dell’Arte.

“La cultura del verde in questo paese si limita alla mera verifica delle percentuali stabilite dalla legge tra costruito e verde pubblico. Una vera cultura del verde è sconosciuta e la legge è male applicata o non applicata affatto – afferma Giampaolo Ballelli. – Un caso recente di intervento a dire poco approssimativo è sicuramente quello di Piazza Duomo a Milano, dove sono state messe a dimore delle palme. Questo ha scatenato una forte polemica, ma del tutto fuorviante, perché incentrata solo sul tipo di pianta posta in loco. In realtà, anche fossero state querce o aceri – ovvero essenze autoctone – lo sbaglio è stato mettere delle piante lì, perché, indipendentemente dal tipo di pianta utilizzato, vanno a rovinare quella che è la veduta prospettica ed i rapporti tra vuoto e costruito di una piazza famosa qual è Piazza Duomo”.

“Dietro ogni piazza medievale – spiega – c’è uno studio fatto di regole che gli architetti di allora rispettavano, concetti poi saltati nel diciottesimo secolo in favore di altre soluzioni stilistiche quali quelle adottate ad esempio per le “Place Royale” dove la geometria, il parallelismo ed il gigantismo presero il posto della accortezza antica. La piazza medioevale pone l’osservatore sempre nella migliore posizione per osservare un monumento, il suo insieme, i suoi particolari. La piazza ha anche la capacità di ingannare, sembrando molto più grande di quello che in realtà è. Camminando per un centro storico italiano troviamo spesso dei piccoli slarghi che hanno la capacità di trasmetterci una sensazione di grandezza basata solo sulle giuste proporzioni. Queste regole antiche prevedevano dei rapporti spaziali da rispettare tra le dimensioni della facciata dell’edificio principale e lo spazio libero antistante ad esso, al fine di consentirne la migliore visuale. Il verde, come noi oggi lo intendiamo, era del tutto assente da questo tipo di piazze. La piazza medioevale è un gioco sapiente di pieni e vuoti, di costruito e non, che appaga la vista e valorizzava i monumenti – precisa Ballelli. – Anche a Fabriano a mio avviso si è perso questo senso estetico, visto che le piante, con gli anni sempre più imponenti, troppo spesso impediscono la percezione spaziale delle nostre opere antiche”.

Penso ad esempio alla Piazza della chiesa di San Benedetto, dove non riusciamo più ad apprezzare la proporzione tra facciata della chiesa, il prospetto del convento e lo spazio antistante per colpa delle piante di tigli, ora cresciute a dismisura. Un uso del verde che potrebbe anche essere ottimale per fare ombra alle automobili in sosta, ma di certo la piazza medievale non è nata per essere un parcheggio. Per non parlare della Sede della Croce Rossa che, una volta trasferita l’associazione nella nuova sede, andrebbe a mio parere abbattuta per riportate all’originale i rapporti tra vuoto e costruito. Al contrario nello spazio antistante la facciata della Collegiata di San Nicolò, in contrada Borgo, le discrete aiuole di verde realizzate ad inizio del XX secolo, che ornavano la piazza esaltandone la bellezza prospettica, sono state sostituite con scomodi parcheggi. Io capisco le esigenze logistiche di traffico che può avere una Città, ma il rispetto dell’ornato pubblico e dei monumenti dovrebbe essere in cima alle nostre priorità” – dichiara l’Architetto. “Per fortuna si salva Piazza della Cattedrale dove, grazie a Dio, non è stato messo nulla, ed è un ottimo esempio dei criteri secondo i quali fu costruita. Soprattutto fa amaramente sorridere riscontrate come in Italia si faccia fatica a curare a dovere i parchi pubblici, ma ci si sgomiti a piantare alberi a caso. Dobbiamo imparare ad amare le periferie, lì servono interventi di “arredo urbano”, non nei centri storici dove è sufficiente togliere il traffico ed il gioco è fatto.

Paola Rotolo