PARLA KATIA SILVESTRINI

Questa settimana per il mio spazio de “L’Intervista” ho scelto lei, o meglio, ci siamo scelte. Dopo i “rumorosi” giorni dedicati alle celebrazioni dell’8 marzo, dove stiamo perdendo la sostanza in nome della forma, ho desiderato far parlare lei, da anni in prima  linea e politicamente attiva per Fabriano, una donna con una lunga storia politica che potrà “raccontarci” la Fabriano che vorrebbe in vista delle prossime elezioni comunali. La “lei” è Katia Silvestrini, una donna che ha ancora molto da dire e che ha tuttora voglia di fare per la nostra città.

Katia, un cognome quello di Silvestrini che racchiude un forte significato nella nostra storia cittadina. I tuoi parenti sono diventati un simbolo, degli eroi della Seconda Guerra Mondiale. Osservando lo stato dell’arte, la politica oggi conserva ancora quegli ideali ? Che fine hanno fatto?

“Premetto che il mio cognome non è per me un fardello pesante bensì una continua fonte di orgoglio che naturalmente mi spinge a non arretrare di un millimetro nelle cose in cui credo.  Sono una di quelle persone che pensano che la storia non si riscrive e che il vissuto rappresenta un  bagaglio di ricchezza culturale fonte di esempio indimenticabile. Per quanto mi riguarda mi sento lontana da tatticismi e logiche di equilibrio tanto in uso nei partiti di oggi;  io voglio continuare a sentirmi così come sono, a rispecchiarmi nelle mie radici, voglio impegnarmi  in un progetto che non ha certezze assolute ma che si pone dei dubbi e la risposta ai dubbi, le trova solo dentro le esperienze e le storie nelle quali ci si rispecchia. Oggi più che mai c’è assoluto bisogno di una formazione politica che non sia subalterna a nessuno. Un partito che sia davvero vicino ai bisogni, alla povera gente, al mondo del lavoro, alle problematiche legate alla sanità, ai giovani, un partito che non sia corresponsabile di politiche scellerate ad esclusivo danno dei ceti più deboli”.

Hai sempre partecipato attivamente alla politica cittadina, hai combattuto diverse battaglie come ultimamente quella per la difesa del punto nascita di Fabriano. Hai mai pensato se alla fine ne valesse poi la pena, hai avuto mai momenti di scoramento?

“Come dicevo prima, certe cose nascono in me spontaneamente, mi vengono da dentro in maniera del tutto naturale. Dicono che sono una “passionaria”, anche il Sindaco Roberto Sorci me l’ha ripetuto in diverse occasioni… io invece non so cosa sia… so soltanto che sono fatta così… che mi viene spontaneo stare dalla parte dei bisogni. Durante la fase più alta della vicenda del punto nascita, c’è stato qualche momento in cui ho avuto attimi di incertezza, soprattutto quando la Città è stata scarsamente partecipe,  ma la volontà ferma e decisa dell’essere utili davvero è stato e continua ad essere il punto cardine del mio non arrendermi.  Non solo il punto nascita, ma tutto il nostro Ospedale ha bisogno della nostra attenzione, del nostro impegno. Le promesse ci sono, ma non bastano”.

Fabriano sta vivendo una profonda crisi economica ed occupazionale. Le vicende Ardo, Indesit e ultimamente Tecnowind hanno profondamente segnato il nostro territorio, i lavoratori sono in tumulto, senza lavoro si perdono dignità e vita. La politica secondo te sta rispondendo adeguatamente alle domande legittime dei lavoratori?

“Tengo a precisare di aver vissuto sulla mia pelle la drammatica vicenda legata alla Fiorentini e successivamente quella relativa alla privatizzazione delle Cartiere Miliani. Quello che mi sorprende, oggi, è la mancanza di solidarietà attiva da parte della Città. Ricordo il sostegno alla lotta degli operai della Fiorentini data dagli studenti, ricordo l’angoscia dei lavoratori, senza luce elettrica, al freddo e con i viveri passati dalle famiglie attraverso le sbarre dei cancelli.  Ma ricordo anche la solidarietà manifestata dalle altre fabbriche e le manifestazioni di piazza alle quali aderivano artigiani e commercianti con la chiusura delle botteghe e la raccolta fondi. Oggi il nostro territorio è allo stremo e spesso mi assale il terrore di rivivere il dramma del post Fiorentini. Detto questo, mi sento proprio di affermare che purtroppo la classe politica è molto lontana e mi domando come si possa cercare di mistificare lo slittamento verso la povertà di milioni di lavoratori, pensionati e precari”.

Possiamo dire di aver già aperto la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio  Comunale cittadino. Sei stata seduta per diverso tempo sugli scranni del “Palazzo dei bottoni”, di cosa ha bisogno la nostra città ora, senza peli sulla lingua?

“Abbiamo bisogno, innanzitutto, di un sindaco che ami la sua Città,  che la conosca appieno, che la viva. Un sindaco aperto al dialogo, al confronto e alla partecipazione attiva dei cittadini. Poi abbiamo bisogno di tutto, perché tutto abbiamo perduto, specialmente durante l’ultima amministrazione. Ricordo a tal proposito il mio caro amico Avvocato Passeri il quale, durante i nostri lunghi colloqui giornalieri, concludendo i discorsi affermava tristemente : “Fabriano città ricca…. Ricco giocattolo nelle mani degli straricchi”. Ritengo che questa sia la frase che ben delinea la realtà del nostro territorio tradito. Ecco, ora che abbiamo toccato il fondo, c’è assoluto bisogno di trasformare la città, di arrivare ad una affermazione di Fabriano che dalla crisi diventi Città da prendere per esempio. La casa, il lavoro, la sanità, l’integrazione, il tempo libero, lo sport, il turismo, la cultura dell’accoglienza, la cura dell’ambiente, la tutela dei più deboli, l’organizzazione generale della città…. Tutti argomenti completamente abbandonati e lasciati all’improvvisazione che dobbiamo invece necessariamente riorganizzare per puntare ad una Città alla quale poter attribuire un vero “marchio di qualità”.

Katia, sono molti i nostalgici della vecchia sinistra e spesso ci si domanda: – Che fine ha fatto la sinistra -?

“La sinistra purtroppo è riversata in mille rivoli, sempre pronta ad autodistruggersi. Ma si tratta di una rottura maturata nel tempo, sia sulle politiche che sulle cose. Quando è stato cancellato l’articolo 18 dello statuto dei diritti dei lavoratori,  quando riforme come quella della “buona scuola” passano sulla testa di insegnanti e studenti, quando alcuni non condividono che l’acqua è pubblica e che sui beni comuni non si debba speculare, quando Marchionne diventa un punto di riferimento… beh… allora c’è qualcosa che non va. Ma proprio da qui la sinistra deve ripartire imparando a guardare “oltre” al fine di riunificare tutto il popolo della sinistra”.

Da donna a donna, si parla spesso di una sorta di “maschilismo” nell’ambiente politico cittadino e non solo. In molti auspicavano una candidatura di un sindaco donna, secondo te perché le donne non riescono a “decollare” politicamente nella nostra città?

“Non mi sento di essere d’accordo con questa affermazione. Io non vedo del maschilismo in politica, vedo donne che “non ci mettono la faccia”. Le donne sono costrette a ritmi di vita particolari come un’equilibrista : lavoro, figli, casa…. Insomma, le donne corrono una corsa ostacoli, per gli uomini è molto più semplice.  Un sindaco donna?? E perché no? In fondo le donne sono molto più precise, più puntuali, più organizzate!.  Non decollano? E’ vero, ma non è colpa dell’uomo, siamo noi donne a non essere solidali fra di noi. E dobbiamo anche toglierci di dosso quell’autoreferenzialità che ancora abbiamo nei confronti degli uomini”.

Una campagna elettorale molto “social”, in molti ritengono che la politica sia ben altro rispetto ai cosiddetti “leoni da tastiera”: cosa ne pensi di questa nuova forma di partecipazione politica offerta dai social network? Sono così deleteri o possono offrire un valido strumento di contatto con l’elettorato?

“Si, penso sia importante.  Offre comunque l’opportunità di aumentare la comunicazione, di guidarla, controllarla e anche produrre  consensi, sempre che sia ben gestita.  In fondo, si può pubblicare in tempo reale, garantendo così una buona informazione costantemente aggiornata.  Inoltre sembriamo tutti più vicini e partecipi”.

In chiusura, dopo tanti anni di conoscenza del modo politico cittadino, cosa ha “condannato” Fabriano? Quali errori sono stati commessi per generare tanta sfiducia nella politica da parte degli elettori?

“Come ho già detto, il nostro è un territorio tradito, una Città che è stata un ricco giocattolo attraverso il quale sono stati soddisfatti gli appetiti di chi, con la complicità della politica, ha guidato, controllato e condannato la Città. Le scelte industriali sono state condotte a livello conservatore e monosettoriale; successivamente abbiamo assistito ad una graduale delocalizzazione degli stabilimenti che, in alcuni casi, veniva finanziata anche con fondi pubblici. Il tutto condito ampiamente dal clientelismo politico attraverso amministratori che hanno ampiamente subordinato la crescita della città agli interessi ed appetiti dei soliti noti”.

Gigliola Marinelli