PARLAMENTO EUROPEO, UNA BATTAGLIA TUTTA ITALIANA
Di solito, il nostro Paese non brilla per protagonismo, quando l’argomento è l’Unione Europea: che si tratti di “sbattere i pugni sul tavolo” a Bruxelles, difenderci dalle accuse di essere spendaccioni irresponsabili o usare al meglio i fondi europei, è abbastanza facile che l’Italia ne esca ammaccata (anche se, almeno sull’ultimo punto, l’Italia sta imparando a far fruttare i suoi soldi).
Questa volta sembra però che l’Italia si sia guadagnata il centro della scena: Martin Schulz, il Presidente del Parlamento Europeo noto anche per i suoi “show” con Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, non è infatti intenzionato a ricandidarsi alla guida dell’organo. Tra una settimana, il 17 gennaio, si voterà quindi per l’elezione di un nuovo Presidente dell’Europarlamento.
Come viene eletto il Presidente del Parlamento UE
E’ convenzione che la legislatura europea, di 5 anni, venga divisa in due periodi di due anni e mezzo, permettendo così a tutti e due i principali gruppi politici( i Socialisti e Democratici, di cui fanno parte gli eurodeputati del PD e gli indipendenti vicini a Civati e Sinistra Italiana Elly Schlein e Sergio Cofferati, e il Partito Popolare Europeo, che include Forza Italia, NCD, sudtirolesi e UDC) di gestire le operazioni del Parlamento.
Fino ad oggi, l’accordo ha retto abbastanza bene: il modo in cui viene formata la Commissione Europea (organo tecnico con rappresentanti nominati dai singoli governi nazionali) ha reso impossibile organizzare la UE in maniera diversa da una Grande Coalizione permanente tra i tre gruppi che hanno sempre espresso primi ministri (socialisti, liberali, popolari). Inoltre, lo scarso peso politico di cui godeva il Parlamento Europeo nei decenni passati ha spesso fatto prevalere logiche di voto nazionali, rispetto a quelle dei gruppi politici:i patti venivano rispettati, anche perchè c’era poco su cui litigare concretamente.
Il dibattito politico europeo
Dalle elezioni del 2014 ad oggi, però, tutti i principali partiti politici europei si sono impegnati per cercare di politicizzare il più possibile le elezioni e la vita pubblica di Bruxelles: sia per rispondere al crescente disinteresse e all’astio dei cittadini verso la UE, sia perchè dal Trattato di Lisbona in poi il potere dell’Europarlamento è molto cresciuto.
Il Parlamento oggi viene infatti considerato alla pari del Consiglio dei Ministri su tutte le materie, e ha molte più possibilità di influenzare le azioni della Commissione: di fatto, è diventato possibile fare “vera politica” in Europa.
I principali partiti politici hanno puntato per primi su questo rafforzamento, presentando dei candidati alla Presidenza della Commissione: lo stesso Schulz per i Socialisti, Tsipras per la sinistra radicale, il belga Verhofstadt per i liberali, il lussemburghese Junker per i popolari, Jose Bovè e Ska Keller per i Verdi.
Nell’ottica di continuare a politicizzare il dibattito politico europeo, Schulz aveva inizialmente deciso di non dimettersi a metà mandato: di fronte all’avvicinarsi delle elezioni tedesche del 2017, ha però annunciato improvvisamente di voler tornare a fare politica in Germania, mettendo in moto un patatrac comunitario.
I socialisti hanno infatti rifiutato di cedere ai popolari la guida del Parlamento Europeo, dopo che con il polacco Tusk e il lussemburghese Junker questi già controllano due su quattro delle principali cariche europee (le altre due, quella di Schulz e l’incarico di Alto Rappresentante per la Politica Estera, sono in mano ai Socialisti).
Ed è quindi partita la prima, vera, campagna elettorale per la Presidenza del Parlamento.
I candidati italiani alla Presidenza del Parlamento Europeo
In questa partita, come dicevamo, l’Italia gioca un ruolo molto rilevante. Sono infatti italiani tre dei candidati alla Presidenza del Parlamento, e per le sorti di un quarto candidato il ruolo italiano sarà estremamente importante.
Il primo italiano a essere sceso in campo è Gianni Pittella (PD): recordman di preferenze alle ultime europee, il lucano Pittella (suo fratello Marcello è Presidente della regione Basilicata) ha una lunga tradizione politica familiare, iniziata nel PSI e proseguita nei DS e nel PD. Oggi, superato qualche scivolone sull’inglese, Pittella è il leader del gruppo socialista, che lo ha candidato ufficialmente Presidente.
Superato lo scoglio di altre candidature concorrenti, è arrivato anche il romano Antonio Tajani (PPE), già deputato e eurodeputato per Forza Italia, una militanza monarchica nel cassetto e un lungo ruolo (dal 2008) come membro della Commissione Europea, nella quale si è occupato di Industria. Pur essendo partito in sordina, è il candidato con più chances: potrebbe infatti ottenere anche i voti del gruppo dei Conservatori e, chissà, riunificare almeno a Bruxelles il centrodestra italiano, guadagnandosi il sostegno di Salvini e della Meloni.
Ma c’è anche una terza candidatura italiana, seppur di bandiera: l’eurodeputata eletta nella lista Tsipras e militante di Rifondazione Comunista Eleonora Forenza. Pugliese, ricercatrice precaria, la Forenza è stata candidata all’unanimità dalle sinistre radicali.
I 5 Stelle e Guy Verhofstadt
E’ nella partita della Presidenza dell’Europarlamento che va inquadrato l’effimero patto tra il Movimento 5 Stelle e i Liberali dell’ALDE.
Il leader liberale Guy Verhofstadt, il vulcanico e spregiudicato ex Premier belga che sta anche conducendo i negoziati sulla Brexit per conto della UE, si è infatti candidato anche lui alla Presidenza: la sua tattica, dopo le prime votazioni libere, è quella di convincere uno dei due candidati principali a ritirarsi e a convergere su di lui, per arrivare alla fatidica e molto difficile soglia di 376 voti.
Da questo punto di vista, l’accordo coi 5 Stelle avrebbe portato il suo gruppo a 85 deputati: un bel pacchetto da spendere, per costruire un’alleanza con il centrosinistra o per fare ostruzionismo a Tajani fino a farlo cedere.
Il rifiuto dell’accordo da parte dei suoi eurodeputati potrebbe però essere fatale per le sue ambizioni, e anche per il rilancio della presenza liberale nel dibattito politico europeo.
L’Italia al vertice del mondo
A questo punto, quello di cui possiamo essere ragionevolmente certi è che, fino al 2019, non meno di tre dei cinque incarichi più importanti dell’Unione Europea saranno in mano al nostro Paese, che a breve prenderà anche la guida del G7 e un posto temporaneo nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
A Mario Draghi, il potentissimo Presidente della BCE, e a Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Difesa, si unirà infatti un Presidente dell’Europarlamento italiano (Pittella o Tajani).
La vera domanda a questo punto è: il nostro Paese riuscirà a sfruttare questa incredibile opportunità a livello internazionale?
Manfredi Mangano