IN TEMPI IN CUI C’È SEMPRE PIÙ SETE DI GIUSTIZIA, SI PROPONE L’ABOLIZIONE DEL CARCERE
Riceviamo e pubblichiamo la lettera scritta da Jacopo Del Pio e arrivata in redazione ieri dopo la pubblicazione di un articolo riguardante l’evento dell’Associazione Giuridica Galli che si svolgerà a Fabriano. (Vedi qui: https://www.radiogold.tv/?p=21564 )
Sarà una coincidenza, ma in data 26 settembre 2016, data che per noi fabrianesi legata al terremoto del 1997, assistiamo ad un’altra grande scossa. Stavolta non tellurica, ma di tipo morale e sociologico. L’oggetto della riflessione ha a che fare con la presentazione del libro “ABOLIRE IL CARCERE,” intesa come una ragionevole proposta per la sicurezza dei cittadini. Il testo è stato realizzato e firmato da: Luigi Manconi (parlamentare e fondatore di Buon Diritto, associazione per la libertà), Stefano Anastasia (coautore del libro, docente di filosofia e sociologia del diritto all’Università di Perugia e Garante dei diritti dei detenuti delle Regioni Lazio e Umbria), Valentina Calderone, Federica Resta. Alla presentazione del libro, interverrà anche il Dott. Gherardo Colombo, ex magistrato, fondatore della associazione “Sulle Regole”, presidente Garzanti Libri.
Come già anticipato sul sito Radio Gold, il libro in questione illustrerà una serie riforme “ragionate e possibili” per cambiare l’attuale sistema sanzionatorio, garantendo la sicurezza dei cittadini. Secondo gli autori, il carcere non riabilita, esclude, emargina e riproduce delitti. Sbarre e celle costringono i detenuti in spazi estranei e angusti dove cambia la percezione dello spazio e del tempo e, soprattutto, non garantisce la sicurezza dei cittadini. Il carcere annienta, non salva e, dunque, deve perdere la sua centralità. Luigi Manconi, ricorda che, fra coloro che escono dopo aver scontato la pena, ben il 68% torna a delinquere; una percentuale assai maggiore di quella che si registra tra chi ha beneficiato delle misure alternative o ha pagato con sanzioni diverse dalla reclusione. E allora, come intervenire per spezzare quella logica che affolla i penitenziari italiani all’inverosimile, ma non produce un calo di criminalità né mette al sicuro i cittadini?
A seguire in sintesi, le proposte per arrivare all’abolizione della struttura carceraria:
1) salvo per le violazioni più gravi di diritti e interessi fondamentali, depenalizzare tutto ciò che è possibile;
2) cancellare la “pena di morte occulta” (come Papa Bergoglio ha definito l’ergastolo) e ridurre le pene detentive.
3) diversificare il sistema delle pene, rendendo il carcere un’estrema ratio cui ricorrere solo nei casi di eccezionale gravità;
4) concentrare il processo penale su fatti realmente meritevoli di sanzione, anche attribuendo la capacità di estinguere il reato ad azioni (riparative, risarcitorie, ecc.) prestate dall’imputato in favore della vittima o della collettività;
5) ammettere la custodia cautelare solo in presenza di spiccata pericolosità dell’imputato, imponendo negli altri casi misure non detentive, di natura interdittiva, prescrittiva, pecuniaria;
6) potenziare al massimo le alternative al carcere, così da offrire a ogni detenuto una reale opportunità di reinserimento sociale;
7) garantire i diritti fondamentali dei detenuti e superare il “carcere duro” e i vari circuiti penitenziari differenziati;
8) umanizzare il carcere per quanto riguarda i luoghi e le funzioni che sopravviveranno alla sua abolizione;
9) mai più bimbi e minori in carcere: per questo alle madri di bambini sotto i 10 anni vanno riconosciuti sempre i domiciliari o l’assegnazione a case-famiglia e istituti analoghi;
10) dopo l’effettivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, si deve garantire che nei confronti degli autori di reato affetti da disagio psichico, le misure di sicurezza detentive siano sostituite con altre finalizzate alla riabilitazione e alla cura.
Ora, il sottoscritto vorrebbe ricordare e far presente alcune cose. Intanto la pena, è prevista per sanzionare il mancato rispetto di quanto previsto dalla legge (quindi punendo l’autore del reato), ma anche per ricostituire nei limiti del possibile, una riparazione al danno subito dalla vittima (sia persona fisica, giuridica o la comunità).
Per esser efficace, la pena, dovrebbe prevedere per l’autore del reato, conseguenze che lo mettano in condizione di non reiterare o commettere altri reati e soprattutto di soffrire, patire, le conseguenze delle sua azioni od omissioni. Altrimenti perché si chiamerebbe pena? Noi quand’è che stiamo attenti a non ripetere certi errori? Quando ci sono costati sofferenze o quando non hanno prodotto in noi alcuna conseguenza negativa? Vivendo in società, dovrebbe essere il bene comune quello che va messo al primo posto. Non a caso, i diritti del singolo non vengono sempre garantiti quando si scontrano con i diritti della collettività. Fra i quali, rientra appunto quello alla sicurezza. La sensazione di non correre pericoli immediati o futuri che siano. Ma, se si mette al primo posto il bene del criminale e non quello della collettività, come si fa ad assicurare contemporaneamente: sicurezza, rispetto della legge e una comunità serena? Il carcere ha da sempre avuto la funzione di mettere il condannato in condizione di non nuocere agli altri. Di trasmettere il messaggio che chi sbaglia, poi paga l’errore. Quindi i legami spezzati con la società, rientrano tra le conseguenze logiche della violazione compiuta dal soggetto.
Si propone di depenalizzare più reati possibili. Ma stiamo scherzando? Come se la nostra società non sia già decadente e malata sotto quasi ogni aspetto. Poi facciamo simposi sul perché la società di oggi sta messa come sta messa? Data la folle visione globale del problema carcere, mi chiedo quali siano a questo punto i reati gravi da quelli per cui il carcere non servirebbe più.
Leggo di misure di natura interdittiva, prescrittiva, pecuniaria… come se oggi non assistiamo a casi in cui i responsabili dei reati non vengano fatti passare per malati mentali o con seri disturbi. Quindi evitando la galera. Prescrittive? Di cosa, se assistiamo sempre più a casi in cui c’era l’ordinanza del giudice, ma il soggetto era in condizione di infrangerla? E ancora: uno che non ha in possesso nulla, cosa gli fa una semplice pena pecuniaria? Se non ha soldi, cosa paga? Ed ecco che la pena non si concretizza, ma resta solo sulla carta.
Noto che bisogna superare il carcere duro… non basta più avere a disposizione tv, palestra, internet, libri a volontà, la partitella di calcetto e la possibilità di laurearsi o di trovare addirittura un mestiere? Non è abbastanza umano, no?
Con i tempi che corrono, credo sia molto pericoloso portare avanti queste proposte. Esse tutto fanno tranne che far sentire i cittadini al sicuro. Non si chiede di ripristinare la pena capitale, ma neanche di arrivare all’estremo opposto. La gente è sempre più esasperata, possiamo accertarcene in ogni momento, sia guardandoci intorno che informandoci con i media o internet. Devo specificare che sensazione ha la gente della giustizia italiana? Credo sia superfluo.
Forse questi signori non hanno pensato ad alcune pericolosissime conseguenze. Cosa potrebbero fare gli amici o i parenti delle vittime, se queste proposte verranno tutte approvate? Si sta indirettamente servendo, su un piatto d’argento, la possibilità di farsi giustizia da soli.
Ed il senso di impunità che fine farà se la pena peggiore come il carcere dovesse sparire? Come se già oggi non fosse abbastanza diffusa questa sensazione, sia tra gli autori dei reati che dai cittadini. Io credo che l’effetto sia esattamente il contrario: i crimini aumenterebbero a dismisura. Si vuole essere progressisti, finendo col tornare al Far west, dove vige la legge del più forte. In una società che tale possa esser definita, non si possono permettere proposte cosi folli. Saremmo all’anarchia più totale. E’ questo il rischio che si vuole correre, per non tagliare fuori dalla società, un detenuto che magari ha ucciso, ridotto in fin di vita o storpiato permanentemente una persona? Che ha stuprato una donna o abusato di un minore? Chi è più meritevole di tutela, la vittima o il suo aguzzino? Sono queste le domande che dovremmo chiederci e alle quali dare risposta. Secondo voi, con queste proposte, i cittadini come si sentiranno?
L’appuntamento è per il 29 settembre, alle ore 16, all’Oratorio della Carità di Fabriano.
Jacopo del Pio