ROBERTO MOSCHINI E L’ATRIO DEI GIGANTI DI FABRIANO

Torniamo a parlare dell’affresco che arricchisce il nostro Atrio dei Giganti nei pressi del Teatro Gentile e lo facciamo ascoltando la voce del suo autore, il Maestro Roberto Moschini: artista a tutto tondo dall’indiscusso talento, premiato ed apprezzato anche oltreoceano, tanto da essere citato perfino nel Bénézit, il dizionario per eccellenza degli artisti tra i più meritevoli al mondo.

“Nel lontano ‘94, a coronamento del cammino intrapreso a Fabriano nel ‘92 con lo Stage Internazionale sull’affresco, mi fu proposto dall’Ente di Promozione Turistica l’incarico di impreziosire l’Atrio con dei maestosi affreschi ed io, onoratissimo di potermi cimentare in un simile lavoro per la mia Città, accettai. Personalmente ottenni tutte le autorizzazioni per iniziare a dipingere ed addirittura, per eliminare le mie perplessità a seguito delle analisi chimiche eseguite sul muro, risultato di un materiale che non permette la pittura ad affresco, il Comune decise di intervenire a sue spese bonificando il muro con della diathonite. Il tutto per permettermi di cominciare a dipingere senza problemi”, racconta il Maestro.

“Per ultimare l’opera ho impiegato circa 3, 4 mesi di lavoro, resisi necessari anche per lo studio dell’inversione prospettica su tutte le 8 vele della struttura a ricreare l’illusione ottica della mezza calotta sferica”, ci spiega, specificando che i soggetti rappresentati sono due figure ciclopiche ad anticipare l’ingresso teatrale, che uniscono il reale al metafisico nel perfetto stile del Maestro Roberto Moschini.

Fu solo ad opera compiuta che cominciarono le prime polemiche: la Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici in primis reclamava il fatto che non fosse stata presentata da parte del Comune alcuna richiesta per procedere a tale esecuzione, dimenticanza poi appurata essere anche veritiera; in aggiunta divampavano le contestazioni sull’opera definita stilisticamente impropria rispetto al contesto di un edificio “di stile”, nonostante il teatro sia in realtà una riproduzione della seconda metà del 1800 “in stile” del vecchio Teatro Aurora del 1686 andato in fiamme, oltretutto con l’unica geniale alternativa di ricoprirla con una squallida mano di bianco: “Qualcuno la definì addirittura una mera esercitazione narcisistica”, racconta il Maestro Roberto Moschini con un sorriso amaro: “Nel corso della mia carriera ho potuto assaporare in mille salse come un artista può essere rispettato, ma anche come può essere ripudiato”.

Purtroppo, quindi, in una diffusa sinfonia di rispetto creatasi intorno all’artista, l’unica nota stonata arriva proprio da Fabriano, dove invece di ammirare, valorizzare e proteggere il suo operato, siamo riusciti a permettere che i Giganti venissero prima messi in discussione, poi sfregiati e lasciati così, per anni in balia di scarabocchi puerili, perdendo tempo a discutere se fosse opportuno o meno lasciare lì quest’opera unica fortemente richiesta e soprattutto tanto amata dai più.

“A seguito anche di una petizione passante per la raccolta di una valanga di firme in difesa dei miei dipinti, mi sono affidato all’avvocato Enrico Carmenati e con il Comune di Fabriano abbiamo presentato un ricorso al Tar delle Marche i cui sviluppi sono durati anni, per poi arrivare però, con mia grandissima soddisfazione, alla vittoria nel 2014, la quale ha stabilito una volta per tutte che la mia opera rimarrà al suo posto”, dichiara il Maestro ed aggiunge: “A questo punto direi che sarebbe finalmente giunta l’ora di mettere le mani all’affresco per il restauro, al fine anche di una pulizia da quei graffiti che da troppi anni vi stanziano offensivi”.

“Fabriano è la mia città e per questo la amo profondamente, ma anni addietro la definii ironicamente “la Città del fabbro nano”, perché sotto troppi aspetti non ce la fa a crescere: vorrei tanto che qualcuno mi sorprendesse smentendomi”: conclude così il Maestro Roberto Moschini, che di certo non si stancherà mai di attendere che all’Arco dei Giganti sia riconosciuto il rispetto che merita. D’altronde quando si è dalla parte dell’Arte non si teme nulla, nemmeno il tempo, figuriamoci l’ignoranza.

Paola Rotolo