QUANTE BESTIE ZIO TOBIA – di Laura Trappetti
Nessuno è esente, più vado avanti nella vita e più me ne rendo conto, parlo di quella propensione tipicamente umana e molto amplificata in questi tempi, di fare distinzioni fra un presunto “noi” e “loro”. Mi guardo intorno e faccio fatica a trovare gruppi, conventicole varie, associazioni, categorie, che prima o poi non cadano in questo micidiale tranello, una sorta di settarismo, di imprimatur identitario che alza barriere assurde fra le persone. Va da sé che all’interno del “noi” alberghino valori positivi, rapporti civili, azione costruttiva, mentre nel “loro” ci sia il nemico, l’agente contaminatore. Quando dico che nessuno è esente intendo dire proprio nessuno, neanche chi nella sua ragione d’essere mette al centro principi di solidarietà, accoglienza, emancipazione. Esempi potrei farne molti, ma lascio al lettore la libertà di riconoscere intorno a sé questo genere di comportamento: la tutela di chi è dentro il cerchio e tutti gli altri chissenefrega. Varrebbe la pena di ricordare che nessuna organizzazione che proclami i suddetti valori, ha molto senso se poi quei valori non si trasformano in scelte quotidiane di vita. Chi opera nel sociale che sia attraverso la cultura, la militanza politica o simile, la fede religiosa o l’associazionismo in genere, dovrebbe sottoporsi almeno una volta al giorno a un test di tolleranza per capire quanto sia disponibile sul serio nei confronti di quella società per cui pensa di impegnarsi tanto. Diciamolo chiaro: la società non è un’entità astratta, ma l’insieme di tutte le persone che ci circondano, alcune gradevoli, altre pessime. Se continuiamo a vedere nell’altro una fonte di disturbo, una possibile ingerenza, qualcuno che se non appartiene al mio gruppo, o opera in maniera diversa, è da guardare con sospetto, probabilmente ci siamo costruiti un quadretto di buoni sentimenti con noi stessi al centro, che ha la stessa credibilità del fornaio con le galline all’Antonio Banderas. Lo ammetto: per me non ci sono “animali più uguali degli altri” per dirla con Orwell. Penso che dovrebbe venire prima essere, che appartenere e alle molte finte anime belle suggerisco di rileggersi “La fattoria degli animali”, un buon libro da portarsi sotto l’ombrellone per affrontare meglio la prova costume.

