DAI CULTI PRESTORICI ALLA VENERAZIONE CRISTIANA A GENGA

Il Festival “Lo spirito e la Terra” ogni anno è promotore di eventi che riguardano la relazione tra il mondo dell’uomo e la natura. Dal 2014 i fabrianesi, e non solo, conoscono e amano questo Festival che si fa sempre più ricco di iniziative basate sulla ricerca e sulla conoscenza delle nostre radici e del nostro territorio che da millenni è culla di cultura e spiritualità. “Ogni anno il Festival si allarga, aumentano sempre di più le collaborazioni con nuove associazioni e sempre di più sono le manifestazioni organizzate nei bellissimi posti del nostro territorio profondamente legato al mondo della spiritualità”. Anna Massinissa, una delle organizzatrici del Festival, pronuncia queste parole, sempre più fiduciosa e orgogliosa del lavoro svolto. Si dichiara soddisfatta del successo che c’è stato nelle due passate edizioni (2014-2015) e che sta accrescendo con questa terza edizione in corso. Il Festival ogni anno ha delle novità, non finisce di stupire e di farci conoscere davvero ogni angolo dei nostri luoghi. Uno dei nuovi eventi di questa edizione 2016 è il Premio di arte contemporanea: dalla Venere alle Veneri con scadenza di partecipazione il 18 luglio. Lo Spirito e La Terra insieme con il Comune di Genga, l’associazione culturale La Genga, il Museo di Genga Arte Storia Territorio in collaborazione anche con il Consorzio Frasassi ha indetto questo concorso a premi per artisti con lo scopo di valorizzare l’immagine della Venere Paleolitica rinvenuta a Frasassi nella grotta della Beata Vergine. Quattro le categorie in concorso: Pittura, scultura, Grafica, Fotografia. L’assegnazione dei premi ai vincitori di ogni sezione si svolgerà a Genga sempre presso il Museo Arte Storia Territorio il 23 ottobre 2016. In quell’occasione ci sarà un convegno a cura della dottoressa Mara Silvestrini e della dottoressa Gaia Pignocchi dal titolo la Venere di Frasassi e le Veneri nell’arte paleolitica. La Venere di Frasassi è attualmente esposta al Museo Archeologico di Ancona, ma il 30 luglio, grazie sempre al Festival, sarà donata al Museo di Genga una copia- scultura di questa statuetta realizzata dall’artista Gabriele Mazzara e sarà collocata nella Sala Frasassi. Gabriele Mazzara è un artista fabrianese di fama internazionale e da una lunga carriera: tra i suoi lavori ci sono le creazioni di altre Veneri che sono state esposte a Roma nelle mostre personali Idoli e Tribù senza terra. La giuria del Premio di arte contemporanea dalla Venere alle Veneri 2016 è composta da studiosi, archeologi e artisti di grande importanza: Giuseppe Capriotti, ideatore del premio, Mara Cerquetti, Nicoletta Frapiccini, Anna Massinissa, Gabriele Mazzara, Angelo Rosetti, Mara Silvestrini, Francesca Serpentini. Sergio Mustica ideatore del “Lo spirito e la Terra” spiega chiaramente come è nata l’idea del Festival: “ Da oltre 20- 25 mila anni il nostro territorio è luogo di spiritualità: la religiosità è legata al rapporto dell’uomo con la natura, ed è per questo che si è pensato ad un evento che vuole essere una risposta creativa a disposizione di viaggiatori, viandanti e residenti; uno strumento di conoscenza di un territorio segnato, nel profondo, dalla relazione tra spiritualità e natura. C’è una straordinaria continuità tra culti preistorici e venerazione cristiana. Si intrecciano nel nostro territorio i percorsi mistici ed esistenziali di santi come Romualdo, Francesco e Silvestro, richiamati in queste terre da una natura divina”. La collaborazione tra Lo Spirito e la Terra e il Museo di Genga è data dal “percorso spirituale” che si fa durante la visita del Museo. “Il Museo di Genga Arte Storia Territorio, inaugurato il 24 ottobre 2015 ha un sottotitolo, Dalla Venere Paleolitica alla Madonna con il Bambino perché il percorso del Museo si apre con la statuetta della Venere paleolitica, rinvenuta nella grotta della Beata Vergine di Frasassi e si chiude con l’immagine marmorea della Vergine col Bambino, uscita dalla bottega di Antonio Canova, la quale si trovava originariamente all’interno del tempietto fatto erigere da Leone XII nella medesima grotta, rimarcando l’importanza e la sacralità che, sin dalla preistoria, gli uomini del territorio hanno attribuito a tale luogo.” Queste sono le parole di Francesca Serpentini referente del Museo di Genga e guida turistica freelance. Ha curato la realizzazione del Premio Dalla Venere alle Veneri 2016 insieme al professor Capriotti ed è socia dell’associazione culturale La Genga insieme con Costantina Battistoni. Francesca Serpentini spiega che: “Il percorso espositivo inizia con la Sala del Territorio che vuole presentare il territorio di Genga e la sua valenza storica, artistica e naturalistica. Prosegue poi con due sezioni distinte: la sezione preistorica e quella storico-artistica. La Sala Frasassi è dedicata alle grotte della Gola di Frasassi e alla sacralità che questi luoghi hanno avuto fin dalla preistoria fino alla nascita, intorno al secolo XI, del santuario di Santa Maria infra Saxa, nella Grotta della Beata Vergine.

La seconda sezione è costituita dal vero e proprio percorso storico-artistico: inizia con la Galleria della Memoria e prosegue con opere e manufatti che vanno dal XV al XIX secolo. Recentemente nel Museo di Genga è stato allestito un nuovo apparato tecnologico realizzato dal gruppo di ricerca Distori Heritage guidato dal professor Paolo Clini, con lo scopo di riprodurre, ad altissima definizione, la Venere paleolitica di Frasassi, ma anche con lo scopo di fornire vari livelli di informazioni, in un approccio non solo scenografico ma anche divulgativo e di approfondimento. Uno schermo 3D attraverso il quale è possibile scoprire nei dettagli una delle straordinarie testimonianze archeologiche di Frasassi, la statuina della Venere. Partendo da questo reperto e utilizzando le nuove tecnologie è possibile inoltre creare interazioni con altri reperti, contesti e musei, con il più ampio coinvolgimento conoscitivo ed emotivo tra uomo e ambiente.” L’uomo è un animale politico, come ci dice Aristotele, perché sente il bisogno di aggregarsi in comunità, ma possiamo anche aggiungere che ha in sé un motore spirituale che gli permette di credere in una qualsiasi forma divina che può essere un’entità esterna e superiore o anche un luogo del proprio mondo dove rifugiarsi. Ci sono paesaggi della natura del nostro territorio che sono in stretto contatto (forse inspiegabilmente) con la parte più profonda degli uomini, con l’anima del nostro corpo; Lo Spirito e la Terra ha proprio l’obbiettivo di ri-scoprire questi luoghi e valorizzarli con la dovuta attenzione.

PER SAPERNE DI PIU’

La Venere di Frasassi è una statuetta femminile realizzata oltre 20.000 anni fa su un frammento di stalattite e ritrovata casualmente nel 2008 nella Grotta della Beata Vergine di Frasassi, a Genga. E’ alta meno di 9 cm e pesa poco più di 60 grammi. Questa piccola statua deve essere motivo di orgoglio da parte di tutto il territorio marchigiano ed è fondamentale che le informazioni vengano diffuse a tutti anche e soprattutto tramite conferenze pubbliche affinchè ogni cittadino sia consapevole di vivere in un territorio intriso di arte e cultura e si assuma la responsabilità di diffondere, trasmettere e condividere il sapere. Anche la rivista National Geographic pubblicata in moltissimi paesi del mondo ha dedicato attenzione alla “Venere di Frasassi”; in un’edizione del 1 dicembre 2011 si trova infatti un articolo in cui si legge: “La statuetta ritrovata nella Grotta di Frasassi è una delle più antiche testimonianze artistiche del territorio italiano.” La Venere di Frasassi ha coinvolto molti studiosi delle Università di Roma, Siena e Ferrara. Il significato di questa statuetta non è del tutto chiaro, probabilmente veniva utilizzata come amuleto o idolo in rituali magico-religiosi collegati al culto della fecondità. La gola di Frasassi ha rivestito nella più remota antichità un punto di riferimento culturale e simbolico non solo per le comunità locali, ma in periodi come l’età del bronzo, (2.000 a.C.)anche per le popolazioni transappenniniche. L’area di Genga ha un significato quasi magico per le culture del tempo: pensiamo al valore universale che nell’antichità avevano le acque, tanto più quelle risorgive come quelle prossime a San Vittore. La fertilità umana non era automaticamente messa in relazione con il rapporto fisico uomo-donna e dunque la figura femminile veniva idealizzata, divinizzata perchè in grado di procreare da sola; tale considerazione spiega l’assenza di statuette, amuleti che rappresentano figure maschili. Non si deve inoltre pensare che la vita quotidiana di ogni persona si svolgeva dentro le grotte; gli uomini vivevano fuori di esse: dentro le grotte avvenivano i riti religiosi.

Francesca Agostinelli